«La vita consacrata è sguardo che vede Dio presente nel mondo, anche se tanti non se ne accorgono; è voce che dice: ‘Dio basta, il resto passa’» afferma Papa Francesco nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica Vaticana nel giorno della Presentazione di Gesù al Tempio che ha visto riuniti tutti i consacrati della diocesi di Roma.
Anche nella nostra diocesi, domenica 3 febbraio 2019, religiosi e religiose si sono ritrovati nella Cattedrale insieme al Vescovo Mons Luigi Cantafora per rinnovare il loro sì a quel Dio che, con una Parola forte ed efficace, li ha chiamati a consacrare tutta la loro esistenza a Lui, donando loro la grazia di continuare l’incarnazione di Gesù nella sua stessa forma di vita.
Uomini e donne che incontriamo per strada, a scuola, negli ospedali, al lavoro, nelle chiese, gente che vive le cose di tutti giorni, come se vivesse un lungo giorno che troverà la sua sera, la sua notte e la sua eterna alba là dove la vita non finisce mai. Sono tracce che Dio lascia nella storia, perché tutti possano avvertire il Suo fascino e non seppellire quella nostalgia di vera bellezza di cui “il bello del vivere quotidiano” è anticipazione.
In effetti è quello che i giovani nel Sinodo hanno chiesto alla Vita Consacrata è la fedeltà alla propria chiamata, alla testimonianza, alla credibilità di fraternità, dove si superano competizioni e individualismi affinchè la Chiesa tutta sia profezia di fraternità.
È «visione profetica che rivela quello che conta» e «quand’è così fiorisce e diventa richiamo per tutti contro la mediocrità: contro i cali di quota nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro il lamento, l’insoddisfazione. La vita consacrata non è sopravvivenza, è vita nuova» sottolinea ripetutamente il Pontefice, che ci indica una chiesa in uscita: fraternità religiose che sanno uscire fuori dai loro schemi tradizionali capaci di custodire la fede in un momento di enorme sbandamento e di perdita di identità.
Il Vangelo della quarta domenica del tempo ordinario (Lc. 4,21-30) ci mostra Gesù nella sinagoga di Nazaret dove tutti si stupirono di Lui e lo ammirarono, ma in quanto a seguirlo e a compromettersi per Lui e per la sua missione nessuno si rese disponibile perché si presentava come un profeta scomodo. Essere profeti scomodi è la vocazione della Chiesa e nella Chiesa anche delle religiose e dei religiosi. La vita Consacrata è accoglienza, è apertura all’altro per questo i consacrati non possono voltare la testa dall’altra parte, perché l’accoglienza appartiene all’intima natura di ogni creatura, è vocazione e missione di ogni uomo, di ogni cittadino e di ogni religioso sebbene possa realizzarsi con modalità e sensibilità carismatiche differenti e così diventare quei profeti scomodi simili al Maestro.
Proprio per questo, è stato ribadito nel ringraziamento rivolto al Vescovo durante la celebrazione Eucaristica, che la Vita Consacrata lametina riafferma la propria comunione con il Santo Padre Francesco , al suo magistero e alla sua persona perché il profeta lotta per cambiare il mondo ed è disposto a pagare il prezzo della solitudine e della incomprensione.
Signore, vedo che in questo mondo i giusti sono perseguitati,
quanti operano il bene trovano derisione incomprensione,
chi si dedica alla cura degli ultimi viene considerato illuso.
Fammi essere, Signore, profeta che non si stanca di vivere secondo la tua Parola,
praticando la giustizia e cercando la verità, sempre e comunque.
Chiesa
La vita consacrata: “Tracce che Dio lascia nella storia ”
Suor Elisabetta Torini · 6 anni fa