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La parola del Vescovo

Saluto al termine della processione di San Francesco a S. Eufemia

Redazione · 6 anni fa

Anche quest’anno non è venuta meno la devozione e l’affetto che la nostra gente esprime a San Francesco da Paola; un santo a noi vicino, “col quale è possibile esprimersi nella lingua materna e dialettale, che infonde coraggio e speranza” come diceva San Giovanni Paolo II in visita a Paola.

La sua statura di uomo e di santo è espressa dalla parola chiave che ha illuminato il suo cuore e la sua strada: Charitas! è la carità che proviene da Dio Padre, il Signore buono con tutti.

Questa carità, come la tratteggia Paolo nella lettera ai Corinzi, è paziente, è benigna, non si gonfia, non si adira, non si vanta, tutto crede, tutto sopporta, tutto spera. La carità non avrà mai fine!

Più amore siamo capaci di vivere e di esprimere nella vita, più noi credenti possiamo essere trasparenza di Dio che sappiamo essere carità senza limiti.

Più è l’amore a determinare le nostre scelte e i nostri comportamenti, più ci riscopriamo umani, somiglianti con il Padre che ci ha creati con fiducia e amore. Egli è il Padre di Tutti! Il sentirci orfani ci porta a non sentirci fratelli. Da qui le guerre, i massacri, la morte.

Più è l’amore a farci avvicinare al prossimo, più la nostra comunità umana può crescere nel dialogo abbandonando la competizione e l’indifferenza, collaborando e non intralciandosi, costruendo città e prosperità a vantaggio non di pochi ma di tutti. Solo così ci sentiamo operatori del bene comune.

Che cosa può fare l’amore? E che cosa ha prodotto in Francesco da Paola, l’amore per Dio e per il prossimo? Una spiritualità profonda, radicata in Dio, che si irradia verso il prossimo.

Se l’amore ha una forza è proprio quella di “proiettarci, di spingerci verso l’altro”. San Paolo infatti dice: “Charitas Christi urget nos” l’amore di Cristo ci spinge, ci sospinge!

L’amore ci sospinge, mentre la paura ci paralizza! E la paura si materializza in diverse forme: paura dell’altro vicino, paura dello straniero, ma anche paura di gridare e denunciare le grandi ingiustizie di cui possiamo essere vittime noi o gli altri, che paralizzano la nostra città e il nostro territorio, impoverendole sempre di più.

Scegliere l’amore significa sconfiggere e mettere da parte ogni paura, ogni odio e ogni egoismo che non ci fa riconoscere i nostri fratelli e le nostre sorelle, vicini e lontani. Sono contento di vedere come la Parrocchia sia in grado di entrare in dialogo con il territorio e si stia facendo interprete del bisogno diffuso di non far piombare Sant’Eufemia in un degrado sociale e umano.

Siamo in questa parrocchia attraversata senza sosta da “altri da noi”, sia calabresi, che italiani e stranieri, alcuni dei quali bisognosi di una parola, di un orientamento, di pane. Questa porzione di città non va trascurata, ma attenzionata, curata e promossa! è la devozione ai santi che ci fa interessare degli uomini e delle donne del nostro tempo; questi irrompono nel nostro territorio bisognosi di sguardi di amore. E dove c’è amore lì c’è il Dio dei miracoli.

E la vita del nostro santo è piena di miracoli, fatti e incontri in cui Francesco da Paola, spinto dall’amore, ha fatto della cura dell’altro lo stile della sua testimonianza. In questi tempi è bene ricordare che San Francesco è patrono della gente di mare. è stato Pio XII a volerlo tale, ricordando quel fatto prodigioso avvenuto sullo stretto di Messina. Non avendo avuto chi lo potesse trasportare all’altra riva, usò il suo mantello per arrivare in Sicilia.Potrebbe essere un’immagine appropriata per questi nostri giorni in cui abbiamo tanta paura della gente del mare?Quantomeno dobbiamo riconoscere che San Francesco protegge anche loro! E questo patronato così alto, non gli può essere tolto! E ora, carissimi fratelli e sorelle, vi benedico, con le parole stesse di San Francesco: “vi accompagni sempre la Grazia di Gesù Cristo Benedetto che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni”.