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La parola del Vescovo

Omelia del Vescovo in occasione della festa di S. Antonio da Padova

Redazione · 6 anni fa

«Io pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza».Carissimi, abbiamo ascoltato nella prima lettura questa implorazione attribuita a Salomone. Il più ricco dei re diventò famoso non tanto per la sua ricchezza ma per il dono della sapienza che egli ricercò fortemente chiedendola a Dio.In questa tredicina di preparazione alla festa so che il filo conduttore è stato la santità, tema che Papa Francesco ha scelto per la sua recente esortazione apostolica Gaudete et exultate..Il santo Padre subito chiarisce che la chiamata alla santità non riguarda “spiritualismi” di persone singole, persone che si distinguono per particolari virtù, ma riguarda piuttosto la vita individuale concreta all’interno di un popolo concreto. Siamo tutti e tutte componenti dell’unica grande famiglia di Dio. Non ci salviamo da soli, non diventiamo santi da soli ma vivendo relazioni umane di amore gli uni con gli altri.Noi celebriamo un santo a cui sentiamo di rivolgere la nostra preghiera, la nostra devozione, perché interceda presso Dio per noi, ma noi non presentiamo solo noi stessi - come se cercassimo favori personali – noi portiamo il nostro mondo, le relazioni familiari, la nostra città, il bene comune.Tutti siamo chiamati ad essere santi portando nel mondo la Buona notizia, il vangelo di Gesù. Questo è il mandato del Risorto. Abbiamo ascoltato nel Vangelo: Andate in tutto il mondo…La santità è per tutti, è tutto il popolo chiamato a santificarsi, ciascuno nella vita che conduce rispetto al Signore, a sé stesso e agli altri. La vita ordinaria, il quotidiano si presenta per ciascuno di noi come un’occasione straordinaria di santità: a volte occorre parlare, altre volte, tacere; molte volte bisogna esercitare la pazienza, altre volte bisogna essere tempestivi. Per la santità non ci sono ricette precostituite, ma c’è una vita originale da vivere nel discernimento della volontà di Dio e compiendola di volta in volta. Questa è la bellezza del vivere umano e cristiano. Possiamo chiedere al Signore di renderci capaci di compierla con gioia.Allora potremo vivere il presente, l’ordinario, in modo straordinario, mettendoci tutto l’amore possibile.La santità non è solo una meta da raggiungere, è una vita e tante vite da riempire, un infinito oggi da vivere, se lo vogliamo; la realtà a cui siamo chiamati come battezzati singoli e insieme, è il dono che Dio ci fa. Egli vuole la santità del suo popolo, vuole cioè che gli rassomigliamo sempre più nell’amore.Per questo noi ci affidiamo ai santi come a coloro che ci hanno preceduto in questo cammino. Con l’aiuto della grazia di Dio anche noi possiamo costruire quella santità che Dio vuole da noi. Così, se è grande la nostra debolezza e fragilità, siamo sicuri e certi che più grande è la misericordia e la bontà di Dio per noi.Descrivendo ad esempio la tentazione dello gnosticismo attuale, Papa Francesco ricorda che «Quando san Francesco d’Assisi vedeva che alcuni dei suoi discepoli insegnavano la dottrina, volle evitare la tentazione del gnosticismo. Quindi scrisse così a Sant’Antonio di Padova: “Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché, in tale occupazione, tu non estingua lo spirito di orazione e di devozione”» (n.46).Frate Francesco aveva il timore che si potesse confondere il vivere il Vangelo con fantasie o costruzioni mentali che finiscono per allontanarci dalla freschezza del Vangelo. Per questo invita il grande Antonio a vigilare sui discorsi e a tenere sempre viva la preghiera.Un altro santo francescano, S. Bonaventura, diceva che la saggezza non deve separarsi dalla misericordia verso il prossimo. La misericordia non è pietismo, non è un atteggiamento devoto. Tutt’altro! è il livello alto della nostra “immagine e somiglianza” con Dio.è il più bel comandamento lasciatoci da Gesù: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso». (Lc 6, 36)La misericordia è il tuo cuore che si spezza davanti al bisogno dell’altro, è condivisione di vita, è ricerca sincera del bene comune, è mettere l’altro davanti a te, considerandolo superiore a te stesso.La misericordia allora è quell’atteggiamento che mi porta a valorizzare ogni persona, ma anche avere cura per la città, per il bene comune, per la crescita del nostro territorio che è la nostra casa comune. La nostra città ha bisogno di ciascuno di noi. Sentiamoci chiamati a fare ognuno la nostra parte, e ad agire insieme per costruire in essa pace e non guerre di interessi di parte o di clan di mafie. Facciamo quello che farebbe una grande famiglia quando i suoi componenti si aiutano vicendevolmente per raggiungere la felicità vera di tutti e di ciascuno. Sforziamoci anche di riottenerla in pienezza di istituzioni libere, di democrazia, di concordia. Regaliamoci fiducia, esercitiamoci a dialogare, sosteniamoci a vicenda. Nessuno si salva davvero da solo, ma solo insieme, anche in questa vita terrena!Ciascuno faccia scelte sagge non dettate da egoismo, né da paure e nemmeno da grossolane superficialità. Rifuggiamo tutto ciò che esiste di negativo nel nostro piccolo mondo e poi in ambito più ampio.Carissimi, S. Antonio ha avuto una tale passione per l’uomo da non aver timore di mettere a repentaglio la sua vita per il vangelo e per il bene di tanti fratelli e sorelle. La sua parola infuocata risuoni ancora oggi nel cuore di ciascuno come un invito al cambiamento, alla conversione del cuore, a uscire dai ristretti interessi personali e di parte per avere cura del bene di molti.Chi vive così ha un cuore misericordioso, un cuore in cammino verso la santità. «Non avere paura della santità. Non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai a essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere» (n. 32). Ecco che allora in Antonio noi vediamo un esempio chiarissimo di santità. Egli ha dato se stesso a servizio del prossimo. La cultura a servizio della fede, la sapienza espressa con la misericordia, cioè con l’attenzione concreta al bene di ogni persona che gli stava di fronte: poveri o ricchi, usurai o persone oneste e generose. Per tutti la sua parola era un annuncio efficace, vero, profondo che spingeva alla conversione.Se ancora oggi dopo tanti secoli nutriamo tanta devozione per S. Antonio è segno che la santità è una chiamata che ci attira.Così diventiamo tutti più fecondi per noi stessi e per il mondo.Vi invito oggi ad assumere con coraggio – ciascuno per la sua parte – questo cammino di santificazione per il bene del nostro popolo.Non abbiate paura di essere sale e luce in questa nostra amata città!