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La parola del Vescovo

Tenere per mano i giovani significa tenere in mano la storia! L'omelia del Vescovo ai cooperatori salesiani

Redazione · 7 anni fa

"Rimanete in me e io in voi, dice il Signore. Chi rimane in me porta molto frutto». Un caro benvenuto a tutti voi cooperatori salesiani convenuti da tutta Italia per questo evento nazionale di formazione. Il convenire è già in se stesso un evento di grazia. Chiediamo allora allo spirito di Dio che possa confermare questo vostro impegno con tanta pace. Possiamo leggere il tema di questo convegno alla luce della Parola di oggi che profeticamente la Chiesa ci consegna: “Solo per amore discernere e agire nello Spirito”. Amore, discernimento e azione nello Spirito sono i tre punti che ricaviamo anche dalla liturgia. Amore. Il cooperatore salesiano è una persona innamorata. Si tratta certamente di un amore appassionato per il Vangelo e per i giovani. Sappiamo che la parola amore rischia oggi di essere travisata. L’amore si realizza così: «Fratelli non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» ci ha detto l’apostolo nella seconda lettura. Solo un grande amore per il Signore può suscitare una grande dedizione ai giovani. «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia» (Benedetto XVI). L’associazione dei cooperatori salesiani è una realtà voluta dallo Spirito di Dio per animare i giovani alla fede, alla bellezza della vita, suscitare in loro il desiderio e la gioia di servire il Signore. Questo mandato di animazione si radica nell’unione col Signore. Il vangelo di oggi ci rivela il segreto: rimanere uniti a Lui come i tralci alla vita, in un legame indissolubile. «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto». L’amore per i giovani nasce non da una generica filantropia ma dall’amore per il Signore radicato, suscitato nutrito dall’ascolto della Sua Parola. «Senza l’amore, la Chiesa non respira. Non va avanti, non cresce, si trasforma in una istituzione vuota, di apparenze, di gesti senza fecondità». (Papa Francesco, 26 aprile 2018) La seconda parola è discernimento. Il vangelo odierno ce lo spiega attraverso la metafora della potatura e del taglio. I rami che portano frutto vengono potati perché portino più frutto; i rami che non portano frutto vengono tagliati e gettati via. Il discernimento del nostro agire è in relazione al bene, secondo il Vangelo, non secondo la logica del “si è fatto sempre così” o del mantenere lo status quo. Il taglio e la potatura non sono un male in sé, sono un bene per la vita della pianta. Il discernimento dunque è necessario per la vita, per saper distinguere ciò che è diventato zavorra da ciò che esprime il soffio dello Spirito. Il cambiamento fa sempre paura, la novità spesso ci preoccupa, ma occorre rinnovarsi “mantenendo l’antica strada e facendo vita nuova” (S. Angela Merici), quindi occorre pregare molto per non correre il rischio di tagliare ciò che è vivo e trascinarci in un abitudine mortifera. Il terzo punto è l’azione dello Spirito. Mi sembra che la prima lettura sia un bell’esempio dell’azione dello Spirito. Ciò che è accaduto all’apostolo Paolo può accadere ancora oggi. Lo spirito sa suscitare discepoli da persone lontane. S. Giovanni Bosco ha sempre creduto nell’opera positiva dell’educazione, nel sistema preventivo, ma oggi è difficile prevenire, spesso bisogna risanare, guarire, redimere e questo lo fa lo Spirito. Così si cammina nella Chiesa e nella vita, con Amore, discernimento e azione nello Spirito. Il mio augurio per voi è allora racchiuso nelle parole del salmo: «Ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!».