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La parola del Vescovo

Papa ai giovani: gridate la gioia di Cristo che il mondo ha perso

Redazione · 7 anni fa

Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme dal monte degli Ulivi tra la folla che lo acclama: è il preludio festoso della Pasqua, compimento del mistero della morte e della Risurrezione di Cristo. Questo vive oggi la Chiesa con una liturgia solenne aperta dalla processione e dalla benedizione delle palme e degli ulivi. Il Papa la presiede prima ai piedi dell’Obelisco poi sul Sagrato della Basilica in una Piazza San Pietro assolata e gremita di fedeli di tutto il mondo e soprattutto di giovani, che celebrano la 33.ma Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano.

Partendo proprio dal trionfale ingresso di Gesù, Francesco - che oggi indossa paramenti donati dai rifugiati del Pakistan- invita nell’omelia a riflettere sulla Liturgia di questa domenica che unisce “gioia e festa” di popolo, al “sapore amaro e doloroso” del racconto della Passione. In questa narrazione, fa notare, si mettono a nudo “sentimenti e contraddizioni” che spesso appartengono a “uomini e donne di oggi”:

Capaci di amare molto… e anche di odiare – e molto –; capaci di sacrifici valorosi e anche di saper “lavarcene le mani” al momento opportuno; capaci di fedeltà ma anche di grandi abbandoni e tradimenti. E si vede chiaramente in tutta la narrazione evangelica che la gioia suscitata da Gesù è per alcuni motivo di fastidio e di irritazione.

Coloro che gioiscono intorno a Gesù, spiega Francesco, sono quelli che hanno ritrovato in Lui "fiducia", “dignità”, “perdono”, “speranza”; che hanno sperimentato la Sua “compassione” e possono quindi gridare: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Eppure non per tutti è così:

Questa gioia osannante risulta scomoda e diventa assurda e scandalosa per quelli che si considerano giusti e “fedeli” alla legge e ai precetti rituali. Gioia insopportabile per quanti hanno bloccato la sensibilità davanti al dolore, alla sofferenza e alla miseria. Ma tanti di questi pensano: “Ma, guarda, che popolo maleducato!”. Gioia intollerabile per quanti hanno perso la memoria e si sono dimenticati di tante opportunità ricevute. Com’è difficile comprendere la gioia e la festa della misericordia di Dio per chi cerca di giustificare sé stesso e sistemarsi! Com’è difficile poter condividere questa gioia per coloro che confidano solo nelle proprie forze e si sentono superiori agli altri.

E’così, afferma il Papa, che “nasce il grido”: “Crocifiggilo!”, che non è “spontaneo” , ma è “costruito” col “disprezzo, con la calunnia, col provocare testimonianze false”: è “la voce di chi manipola" e "trucca la realtà”, di chi “incastra” gli altri per cavarsela, “per rafforzare sé stesso” e “mettere a tacere le voci dissonanti”. “Crocifiggilo!” è il grido "fabbricato dagli intrighi dell’autosufficienza, dell’orgoglio e della superbia” :

E così alla fine si fa tacere la festa del popolo, si demolisce la speranza, si uccidono i sogni, si sopprime la gioia; così alla fine si blinda il cuore, si raffredda la carità. E’il grido del “salva te stesso” che vuole addormentare la solidarietà, spegnere gli ideali, rendere insensibile lo sguardo… Il grido che vuole cancellare la compassione. Quel “patire con”: la compassione, che è la debolezza di Dio.

Unico “antidoto” di fronte a tutte “queste voci urlate”, indica il Pontefice all’inizio della Settimana Santa, è “guardare la croce di Cristo” e lasciarsi “interpellare” dal suo “ultimo grido”,un grido di amore per ognuno di noi, “santi e peccatori”, “giovani e anziani”; grido salvifico affinchè “nessuno spenga la gioia del Vangelo”, nessuno resti "lontano" dalla misericordia del Padre:

Guardare la croce significa lasciarsi interpellare nelle nostre priorità, scelte e azioni. Significa lasciar porre in discussione la nostra sensibilità verso chi sta passando o vivendo un momento di difficoltà. Fratelli e sorelle, che cosa vede il nostro cuore? Gesù continua a essere motivo di gioia e lode nel nostro cuore oppure ci vergogniamo delle sue priorità verso i peccatori, gli ultimi, e i dimenticati?

Ed è ai giovani nella 33.ma Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano, che il Papa rivolge l’ultima parte della sua riflessione. E’la loro gioia cristiana, sottolinea Francesco, che dà fastidio perchè li rende non manipolabili. Per questo spesso il mondo, in modi diversi, cerca di mettere a tacere i ragazzi, “anestetizzandoli”, “rendendoli invisibili” perché non facciano ”rumore” e il loro sogni diventino “fantasticherie rasoterra, meschine e tristi”. Da qui l’appello forte del Papa proprio ai giovani a cui rilancia l'invito di Gesù nel Vangelo:

Cari giovani, sta a voi la decisione di gridare, sta a voi decidervi per l’Osanna della domenica così da non cadere nel “crocifiggilo!” del venerdì… E sta a voi non restare zitti. Se gli altri tacciono, se noi anziani e responsabili, tante volte corrotti, stiamo zitti, se il mondo tace e perde la gioia, vi domando: voi griderete?Per favore, per favore,decidetevi prima che gridino le pietre.