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La parola del Vescovo

Il Mantello di San Francesco in visita al Comune di Lamezia Terme

Redazione · 7 anni fa

La peregrinatio del Mantello di San Francesco da Paola in città fa tappa oggi presso il Comune di Lamezia Terme. Presente anche il Vescovo Monsignor Cantafora che ha pronunciato parole di incoraggiamento per la cittadinanza.

Di seguito il testo.

Aver avuto in città il mantello di San Francesco, significa aver riacceso la speranza che noi non siamo soli, percorrendo le strade di tutti i giorni e i luoghi, dove viviamo la quotidiana fatica di portare avanti la nostra vita, il nostro lavoro! Pochi sanno che il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, porta il 2 aprile, memoria di San Francesco di Paola, come data di approvazione e pubblicazione. Con questa scelta, la Chiesa ha voluto affidare l’impegno sociale e civile dei cristiani al nostro Santo che ha avuto il coraggio di gridare al re di Napoli: “Guai a chi regge e guai a chi mal regge!”. Sono parole queste che avrebbero mandato a morte chiunque. Ma il re aveva di fronte un uomo di Dio, un santo dedito al vangelo della carità, che si era fatto coscienza critica e dolente di un popolo impoverito. San Francesco è stata la voce di tutti gli ultimi, rimasti senza voce, senza storia e senza libertà. San Francesco ha legato la sua vita e la sua spiritualità a questa parola alta e grande: Charitas, la carità, l’amore senza limiti, dono di Dio e dono per il fratello. Dalla carità di San Francesco, Lamezia può scoprire l’accoglienza, la stima, il rispetto, il servizio, il perdono, la riconciliazione, non autoreferenzialità e nessun individualismo. Mi permetto di fare eco alle parole di Papa Francesco a Pietralcina: “Un paese che litiga non cresce”. Penso che possano valere anche perfettamente per noi!San Francesco ci insegni a cercare il bene comune, vera medicina per le piaghe sociali del nostro territorio. Con le parole di San Francesco vi benedico: “vi accompagni sempre la Grazia di Gesù Cristo Benedetto che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni”.