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Una vita che invita

Don Giovanni Bosco

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Nasce da genitori contadini, Francesco e Margherita a Castelnuovo d’Asti (ora Castelnuovo Don Bosco) il 16 agosto 1815. Il padre muore quando lui ha due anni. A nove anni dimostra una intelligenza non comune; fa un sogno che gli svela la missione cui lo chiama il Signore: si trova in mezzo a ragazzi che bestemmiano e litigano e lui si avventa contro con pugni e calci per farli desistere; vede un uomo dal volto luminoso che gli dice: «Non con le percosse ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici». Tutte le domeniche Giovanni riunisce i coetanei e li intrattiene con giochi e acrobazie imparate alle fiere; ripete loro tutta la predica ascoltata in chiesa. Dopo la prima comunione, nel marzo 1826, lavora come garzone e nel 1829 conosce il cappellano don Calosso che lo aiuta negli studi; Giovanni è studioso ed intelligente e concluderà in soli quattro anni il ginnasio pagandosi la scuola lavorando da sarto, barista, falegname, calzolaio, fabbro. A vent’anni, entra in seminario e nel 1841 diviene sacerdote. Su consiglio di don Giuseppe Cafasso, oggi Santo, si iscrive al Convitto ecclesiastico e studia teologia morale. Nella chiesa di san Francesco d’Assisi nel 1841 comincia il suo apostolato facendo amicizia con un giovane muratore, Bartolomeo Garelli, maltrattato dal sacrista perché non sa servire messa. Con lui recita un’Ave Maria e gli chiede di tornare con i suoi amici. Nasce l’Oratorio. Aiutato da benefattori trova la sua sede a Valdocco e crea un internato per studenti e artigiani vicino la chiesa di San Francesco di Sales. Nasce la Congregazione Salesiana per la gioventù che oggi è molto cresciuta in Italia e all’Estero. Svolge un grande apostolato educativo e scrive numerosi libri per la gioventù. Nel 1877 inizia la pubblicazione del Bollettino Salesiano oggi diffuso in 135 paesi nel mondo in 56 edizioni e in 26 lingue. Fonda una tipografia/scuola grafica. La fama che si guadagna per l’opera educativa gli consente di mediare nei contrasti tra Stato Italiano e Santa Sede e segnala al governo nomi di possibili Vescovi per le chiese vacanti. Partecipa alla Conciliazione fra Stato e Chiesa. Nel 1868 consacra la Basilica di Maria Ausiliatrice e fonda l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice per l’educazione della gioventù femminile con suor Maria Mazzarello, oggi Santa. Nel 1876 organizza la prima spedizione missionaria in Argentina. Nel 1880 Leone XIII gli affida la costruzione del tempio del Sacro Cuore a Roma; don Bosco suscita ammirazione per miracoli e grazie eccezionali tra Italia, Francia e Spagna. Inaugurata la Basilica si ammala gravemente. Muore il 31 gennaio 1888. E’beatificato da Pio XI nel 1929 e canonizzato nel 1934. Giovanni Paolo II lo definirà «Padre e maestro della gioventù» per la sua pedagogia e il suo “sistema preventivo” che si basa su tre pilastri: religione, ragione e amorevolezza, formare buoni cristiani e onesti cittadini. Suo allievo è San Domenico Savio. Don Bosco, tanto amato in vita, oggi è tra i Santi più invocati per le grazie che si ottengono per sua intercessione. Molte le sue frasi celebri nell’educazione dei ragazzi: “Fare bene quanto possiamo aspettandoci il premio da Dio solo”; “la gioia è la più bella creatura uscita dalle mani di Dio dopo l'amore”; “dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società”; “la prima felicità di un fanciullo è sapersi amato”. Invita i giovani alla “frequente confessione, comunione e messa quotidiana,colonne dell’educazione”. Afferma: “Le opere di carità ci chiudono le porte dell'inferno e aprono il paradiso; chi prega si occupa della cosa più importante di tutte. Vede in tutti i ragazzi un punto accessibile al bene. Per farsi buono consiglia allegria, studio e pietà. Bella la frase: “Crucci e melanconie via da casa mia” e “il diavolo ha paura della gente allegra” ; “Carità, pazienza, dolcezza, mai rimproveri, mai castighi. Fate del bene a chi si può, del male a nessuno”. Don Bosco e i salesiani si dedicano all'istruzione e all'educazione della gioventù in scuole, oratori, centri di formazione, nell’apostolato, nella stampa e nelle missioni. Con don Cafasso conosce la drammatica realtà delle carceri giovanili e inizia l’opera educativa dei giovani insegnando catechismo. I ragazzi sono quasi duecento; a loro applica “Il sistema preventivo nell'educazione della gioventù”. Don Bosco respinge i metodi repressivi e propone il "metodo preventivo": invita gli educatori a vigilare con amore e impedire ai giovani di commettere mancanze; per lui non esistono i castighi, molte volte esistono solo premi. L'anima della pedagogia salesiana è la "carità pastorale": gli educatori sono invitati ad agire con amore, cordialità e affetto per far comprendere ai giovani di essere amati perchè chi sa di essere amato ama a sua volta. Lo scopo dei salesiani è quello di "essere nella Chiesa segni e portatori dell'amore di Dio ai giovani, specie i più poveri".