“Calabria Terra di Passaggio” (Leonida Edizioni), l’ultima opera di Domenico Pujia nell’ambito della seconda edizione del premio letterario “Amarganta” ha ottenuto il “Premio speciale tra fiction e realtà”. L’icona in copertina, testa di leone, è emblematica della narrazione trapuntata di situazioni imprevedibili, enigmatiche e aggressive, che si traducono, in termini visibili, emozionanti e, talvolta, sconcertanti, nelle vicende e nelle azioni di cui tutto il racconto si compone. La narrazione, a carattere socio-politico, prende spunto da un avvenimento tragico consumatosi nel 1994 a Mogadiscio: una giornalista italiana e l’operatore che l’accompagna vengono uccisi; un “mercenario”, presente alla scena, si impadronisce di un taccuino che la giornalista portava nel taschino. Gli appunti segnati, e una fotografia contenuta in quel taccuino, sono di una importanza straordinaria, tale da interessare i servizi segreti di mezzo mondo. Oltre dieci anni dopo l’omicidio, un nutrito gruppo di migranti clandestini, presenti al Centro di prima accoglienza di Sant’Anna (Crotone), scavalcando la recinsione, evade, sparpagliandosi per le campagne circostanti di Isola Capo Rizzuto. Nel gruppo degli evasi vi sono due uomini, Faquir e Abdel (detto il ragazzo), interessati a portare a termine un’importante missione, con l’aiuto di un certo Crith. Inizia così la ricerca spasmodica di questo personaggio, che, intercettato, si unisce ai due. Insieme, spostandosi prevalentemente nelle ore notturne, si trovano in località impensate di tutta la Calabria: Catanzaro, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Tropea, Ioppolo, Serre Calabresi ecc., occorre, a tutti i costi, raggiungere l’obiettivo: La fuga dal Cpa di Sant’Anna mette in allarme i servizi segreti italiani, Israeliani e di altre nazioni. Le prefetture vengono allertate, si attivano riunioni straordinarie alla presenza delle più alte cariche dello Stato: ministri, generali dei vari corpi, uomini dell’intelligence ecc., tutti concordi stabiliscono che occorre essere operativi con la massima urgenza. Il delicato incarico di dipanare l’intrigata matassa viene dato alla giovane vice questore Emma Sidoti, di Lamezia Terme. L’operazione “Stranger”, così è denominata l’attività investigativa, inizia mettendo subito in evidenza le grandi doti intuitive, di coraggio e di determinazione di Emma. Con gli uomini e i mezzi, messi a sua disposizione, si muove con fiuto e intelligenza, riuscendo a focalizzare, fin dalle prime battute, la complessità e la delicatezza della missione. Effettua repentini spostamenti, scopre fatti accaduti dagli anni novanta fino al 2004: sbarchi sospetti nel porto di Gioia Tauro, affondamento di navi lungo il litorale ionico e tirrenico cariche di rifiuti tossici, di armi, di droga, di esseri umani ecc.; tutto ciò; mette a dura prova l’investigatrice, la quale si accorge, fra l’altro, di essere spiata da parte di agenti segreti e, perfino, da qualche suo collaboratore: sospetti veramente allarmanti la turbano ulteriormente. Il compito di continuare nell’impresa diviene sempre più arduo, tuttavia, non si dà per vinta, superando ogni ostacolo, servendosi anche di personaggi ricercati dalla giustizia “Nicu ù tagghiatu” raccoglie informazioni, utili per comporre i tasselli che la porteranno a scoprire una verità inaspettata e sconvolgente. Domenico Pujia, in tutta la narrazione, mostra di essere grande e sottile conoscitore del territorio calabrese, teatro della fuga dei clandestini; soffermandosi alla descrizione dei luoghi, delle abitudini, delle usanze e delle tradizioni, anche religiose e folcloristiche, riesce ad offrire al lettore un ampio mix culturale reale e verosimile ai fatti realmente accaduti nella terra di Calabria, dove, ormai dagli anni novanta, sbarcano ogni giorno centina e, spesso, miglia di migranti provenienti dalle regioni africane e dall’est europeo. La narrazione, a sfondo politico-sociale, è, quindi, di tragica attualità, in quanto mette in evidenza una realtà che la Calabria e i suoi cittadini vivono quotidianamente. L’autore in tutto il racconto delle vicende che coinvolgono l’azione investigativa, nella descrizione dei fatti e nella rappresentazione dei luoghi, si esprime con linguaggio semplice, lessicalmente perfetto, piacevole e accattivante, e, in ogni passaggio, dimostra di avere una sicura conoscenza dei canoni letterari appropriati, così come della tecnica investigativa necessaria per suscitare emozioni e suspense nel lettore, al fine di tenerlo in tensione fino alla conclusione della vicenda. Ecco perché il libro “Calabria Terra di Passaggio” può essere inserito nella migliore letteratura del giallo che fa capo ad Edgar Allan Poe, ad Arthur Canan Doyle, ad Auguste Dupin, ad Agata Christie ad Andrea Camilleri e ad altri.
La recensione
La Calabria di Domenico Pujia tra fiction e realtà
Antonio Pittella · 8 anni fa