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Il Vangelo della domenica

Essere luce e sale non è un dato acquisito di diritto, ma frutto di un cammino

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Oggi Gesù, nel famoso “discorso della montagna”, ci dice chi sono i suoi discepoli, ossia coloro che ascoltano e vivono la sua Parola, specialmente le beatitudini: sono luce del mondo e sale della terra! Ma attenzione: essere luce e sale non è un dato acquisito di diritto, ma frutto di un cammino; tant’è che addirittura il sale può di-ventare insipido e la luce offuscarsi. Gesù dice a ciascuno di noi: voi siete il sale della terra. Il sale principalmente serviva a conservare gli alimenti e a dare gusto; ne basta poco per dare sapore. «Quest'immagine ci ricorda che, mediante il batte-simo, tutto il nostro essere è stato profondamente trasformato, perché "condito" con la vita nuova che viene da Cristo (cfr Rm 6,4)». Dunque il Signore ci dice: “Tu caro discepolo, sei sale. Esisti per dare gusto, per portare bontà, bellezza. Ma se perdi questo sapore che viene dall’essere in relazione con Me, a che servi?”. Scusate, il sale che non sala, a che serve? A niente. Conseguenza: vieni buttato via e calpestato dagli uomini, cioè criticato, preso in giro: della serie: “Guarda quello, predica bene ma razzola male!”. Se dunque un cristiano, giovane o adulto che sia, laico o consacrato, perde il contatto con Gesù, con la sua Parola, e inizia a parlare non sapientemente ma mondanamente, ad agire in modo non evangelico, a darsi alla mediocrità, al benessere, duro ed egoista nei confronti degli altri, finirà per essere calpestato. Dietro la critica sbagliata (perché fa “di tutta l’erba un fascio”): “A che serve a quelli andare in Chiesa e poi fare il male … meglio io che non ci vado”, c’è il desiderio di tanti di vedere autenticità e bellezza dalla nostra condotta di vita. Un filosofo ateo, Nietzsche diceva: “Se la buona novella della Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si creda all’autorità di questo libro: le vostre opere, le vostre azioni, le vostre scelte dovrebbero rendere quasi inutile la Bibbia, perché voi stessi sareste la Bibbia vivente!”. Fa riflettere, no? Voi siete la luce del mondo. Pensate che dignità abbiamo! Chi si lascia illuminare da Gesù, viene alla luce e fa luce; altro che vergognarsi della fede! Ora, una città su un monte non può restare nascosta; la vedi e basta. Così è la Chiesa: è una città posta sul monte. Deve solo preoccuparsi di vivere la fede e la carità, di essere ciò che è, comunità viva di Gesù. Così come una lampada non la accendi per nasconderla sotto un mobile o sotto il letto. Dunque senza vergognarsi, senza nascondersi, senza impigrirsi ognuno di noi è chiamato a vivere la sua fede, non preoccupandosi di mettersi in mostra, ma di essere autentico. Noi non dobbiamo cercare l’apparenza, ma l’identità. La candela non si preoccupa di illuminare: semplicemente brucia, e bruciando, illumina. Il problema non è salare o illuminare, ma essere “sale gustoso e luce luminosa!”. Gli eventi della nostra vita, i luoghi dove viviamo (casa, scuola, lavoro, ospedale, comunità…) sono i tanti “candelabri” sui quali siamo chiamati a splendere, vivendo il Vangelo, perché gli uomini possano vedere le nostre opere buone e dare gloria a Dio. In genere facciamo una cosa e le persone ci dicono: “bravo!”. Qual è invece l’opera cristiana? Quella che la fai e gli altri dicono: che bravo Dio! La gloria va a Lui! Perché sono opere belle in cui è ti sei fidato di Dio, e Lui ha compiuto in Te la sua opera, non ti ha deluso! Per esempio quando ti vedono splendere per pazienza e ottimismo, magari in mezzo alla prova o alla malattia, per misericordia nei confronti degli altri, oppure nell’adempiere fedelmente il tuo lavoro, o nello spenderti e nello spendere i tuoi beni per i poveri senza alcun interesse… ecco che gliuomini possono giungere a glorificare Dio attraverso la tua testimonianza.