La presenza della Calabria al 37/mo posto nella lista delle località da visitare nel 2017 pubblicata dal New York Times stimola a fare di più per il risanamento e valorizzazione del nostro patrimonio di risorse naturali e, in particolare delle acque sia di quelle oligominerali e minerali fredde e calde sia di quelle marine. E bisogna agire nei prossimi mesi per mettere in salute le acque marine e per non arrivare impreparati all’apertura della stagione balneare 2017. Si può e si deve favorire l’immediato avvio di concreti interventi necessari per rimuovere le cause del degrado e migliorare la qualità delle acque marine. Interventi concreti e necessari sia da parte del comune di Lamezia Terme che da tutti gli altri Enti preposti al controllo, alla gestione e tutela del territorio e delle risorse naturali esistenti. Per un reale e duraturo miglioramento delle acque marine nel Golfo di Sant’Eufemia, è evidente che non basta la volontà e azione di un solo comune. Non basta, neanche se il comune è quello più esteso e più popolato dello stesso Golfo com’è Lamezia Terme. Così come non basta la necessaria crescita del senso civico dei bagnanti nel pretendere e favorire il mantenimento delle spiagge pulite. D’altra parte, non va ignorato che il divieto di balneazione rappresenta spesso “l’ultimo” effetto in senso spazio-temporale delle varie conseguenze dell’inquinamento dell’entroterra e dei corsi d’acqua, essenzialmente legato a discariche di rifiuti e acque reflue. Il problema delle acque marine, in pratica, non è separabile dalla condizione dei corsi d’acqua e delle falde idriche delle fasce costiere. E, quindi, dalla condizione dei canali e corsi d’acqua che attraversano i 162 km chilometri del territorio comunale di Lamezia Terme, come il Bagni e l’Amato nei quali confluiscono il Cantagalli, il Piazza, il Canne, il S. Ippolito che alimentano importanti falde idriche e sorgenti. Molti degli interventi necessari sono indicati nelle due specifiche relazioni della Corte dei Conti della Regione Calabria, aventi per oggetto: “la gestione delle risorse pubbliche finalizzata a prevenire l’inquinamento delle coste, a risanare le stesse, a migliorare la qualità delle acque destinate alla balneazione e a tutelare la salute pubblica”. E nelle quali, tra l’altro, si sottolinea“ che le amministrazioni hanno mostrato una insufficiente consapevolezza delle proprie funzioni e competenze”. La protezione dell’ambiente e della salute pubblica impongono alle amministrazioni pubbliche di ridurre l’inquinamento delle acque di balneazione e di preservare queste ultime da un deterioramento ulteriore, attraverso una serie di politiche pubbliche finalizzate al raggiungimento di obiettivi immediati quali il miglioramento della qualità misurato attraverso prelievi, ma anche attraverso obiettivi di programmazione e d interventi infrastrutturali più articolati e complessi (costruzione di reti fognarie e impianti di depurazione, programmazione della gestione dei rifiuti e del ciclo delle acque, previsione di divieti e prescrizioni amministrative. Nel settore dell’ambiente vi è una assenza pressoché totale di quelle di quelle forme di cooperazione e collaborazione tre le amministrazioni diverse, che consentirebbero una più incisiva politica di salvaguardia delle coste e dei mari e, più in generale della salute pubblica. Anche sotto il profilo della repressione dei fenomeni inquinanti e delle cause dell’inquinamento del mare e del degrado delle coste, appare evidentela mancanza di una seria volontà tanto di individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, di perseguire i trasgressori". Numerosi sono gli scarichi non censiti da parte dei comuni e delle province, mentre pericolosi liquami, sia di origine organica che industriale, continuano ad essere riversati nei fiumi ed a confluire nel mare: ne sono prova i risultati delle analisi effettuate alle foci dei fiumi con valori parecchie decine di misure al di sopra della soglia della tollerabilità umana. Nelle relazione si sottolinea “che il mare non è stato sinora considerato una risorsa, ma una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati”. Su conseguenze e danni per le popolazioni che vivono nel Golfo di Sant'Eufemia va considerata, ad esempio, l’entità della ricchezza prodotta dal turismo balneare in tutta la regione Veneto che dispone della stessa quantità di spiagge. E che i 34 chilometri di spiaggia del lametino con i 68 Km di costa del vibonese formano la stessa lunghezza e disponibilità di tutte le spiagge balneabili della regione Emilia Romagna dove arrivano più di 5 milioni di turisti balneari all’anno (più della metà degli otto milioni che visitano la regione). Sulla rilevanza e potenzialità delle ricchezze dello stesso patrimonio costiero disponibile nel Golfo di S. Eufemia è da aggiungere le specificità degli assetti idro-geomorfologici favorevoli allo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre. E un microclima favorevolissimo per la più lunga durata della stagione balneare del Mediterraneo; con tratti di costa caratterizzati da una ventilazione particolarmente favorevole anche per pratiche sportive come Kit surf. Sulla ricchissima biodiversità è da evidenziare la rilevanza delle recenti scoperte delle due specie megabentoniche, Topsentia calabrisellae e Halicona fimbriata, che vivono nelle acque del mare lametino tra i 70 ed 90 metri di profondità. E in un contesto idrogeomorfologico unico che rende possibile in una superficie di pochi chilometri quadrati del Golfo di Sant’Eufemia la presenza, tra l’altro, di varie oasi di Coralli finora non rilevata in nessun altra area dell’intero Mediterraneo. Una specificità oggetto d’interesse anche dell’Università di Cambridge. Sulla geodiversità e grande varietà di spiagge che caratterizzano il Golfo di Sant’Eufemia va ribadito che le stesse, formate da frammenti di rocce di tutte le ere geologiche, documentano la nascita ed evoluzione sia del paesaggio terrestre sia degli insediamenti umani dell’intero Belpaese. Con specificità rare nelle coste della Penisola come gli ammassi granitici di Capo Vaticano generati dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna e dai quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre iniziati milioni di anni fa e ancora in atto nel Tirreno. Oltre ad una grande varietà di preziosi aspetti naturalistici, paesaggistici ed ambientali sui litorali del Golfo di Sant' Eufemia esiste un rilevante e unico patrimonio archeologico a partire dai manufatti in pietra risalenti al Paleolitico Inferiore di Casella di Maida. Non a caso in corrispondenza dei 34 chilometri di costa del Tirreno lametino e dei 68 chilometri del Vibonese, ad esempio, tra VIII e V secolo a.C. sorgevano importanti centri abitati della Magna Grecia come: Hipponion, Temesa e Terina. Il prezioso patrimonio costiero disponibile, con le ricche specificità alle quali si è fatto cenno, può e deve essere valorizzato attraverso interventi concreti. Interventi urgenti e coordinati dall’insieme della classe dirigente per impedire di considerare il mare “una discarica che tutti possono utilizzare pur di risparmiare soldi pubblici e privati” come evidenziato nella relazione della Corte dei Conti. E per favorire un futuro ai giovani che desiderano continuare a vivere nel territorio più favorito dalla natura e che ha dato il nome all’intero BelPaese.
Georischi, georisorse e il bene comune
Specificità del patrimonio costiero e necessità di urgenti interventi per la sua valorizzazione
Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa