·

Favola

Il felicista

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Era un periodo triste, forse il più triste, per la storia dell’umanità. Dominava il “terrorismo”. Questa parola non indicava più, come un tempo, la lotta di chi voleva cambiare la società con la violenza, ma un male forse ancora peggiore: era infatti diventato normale che tutti avessero paura di tutto e che perfino fra i membri di una famiglia ci si trattasse con diffidenza. Nelle città, dove gli uomini se ne stavano rintanati come durante un assedio, assieme alla gioia gli stessi colori sembravano spariti sia dagli oggetti di uso comune (vestiario, ecc.) che dagli edifici, sostituiti da un uniforme grigiore. E questa paura stava contagiando anche gli animali, compresi quelli delle campagne e dei luoghi più isolati: non s’erano visti forse dei lupi, stranamente ammansiti, cercar rifugio in mezzo alle loro tradizionali vittime, le pecore? Per fortuna c’è sempre qualcuno, a questo mondo, che va controcorrente ed è disposto a ogni sacrificio, per il bene degli altri. Una di queste rare persone aveva appunto deciso di spendere le sue immense ricchezze per guarire l’umanità dal terrore. Odiato da tutti i governi, “Il Felicista” (così si faceva chiamare questo misterioso personaggio) poteva contare su una rete, sparsa sull’intero pianeta, di gente pronta a collaborare alla sua missione di ridare il sorriso al mondo. Per la sua prima impresa, che lo avrebbe rivelato in maniera clamorosa, scelse i giorni precedenti il Natale, che anche quell’anno rischiava di essere deprimente e malinconico. Volete sapere come andò? Quella notte un enorme dirigibile telecomandato (ma nessuno era al corrente di questo particolare) violava gli spazi aerei sopra la Casa Grigia sede del governo. Sulla superficie affusolata recava la scritta luminosa: “Il Felicista”. Cosa poteva essere? Una nuova trovata pubblicitaria? Temendo qualche attentato, la reazione dell’esercito non si fece aspettare: venne lanciato un missile e... paf! centrato in pieno, il dirigibile esplose con un grande botto. Nessuno però poteva immaginare che l’esplosione avrebbe liberato dall’involucro una enorme quantità di vernice. Essa cadde come pioggia sulla Casa Grigia... che ridivenne Bianca. «è un’aggressione: gliela faremo pagare! Fu la protesta generale, amplificata da giornali e tv. Solo a qualcuno, guardando il palazzo presidenziale trasformato, venne da commentare: «Mica male però...». Giorni dopo, tra lo stupore e la gioia di certi negozianti che da tempo vendevano poco o nulla, nelle più importanti città vennero recapitati a migliaia di donne e bambini mazzi di fiori e scatole di cioccolatini accompagnati da un semplice biglietto: “Buon Natale! Omaggio del Felicista”. Ci fu chi respinse il dono, per paura che servisse a diffondere qualche pericoloso bacillo, e chi invece lo apprezzò e si sentì scaldare il cuore come da tempo non avveniva. E poi quei colori e quei sapori erano così gradevoli... L’intera popolazione era in agitazione. A cosa miravano quelle iniziative “antiterroristiche” che sfruttavano una festa d’altri tempi? Le polemiche si calmarono solo quando qualcuno di buon senso fece notare che, in fondo, le stranezze del Felicista erano completamente innocue. Ma il nostro personaggio doveva dare un’altra prova di sé, ancora più sconvolgente. Fu durante una diretta televisiva di “Deprimiamoci insieme”, il programma più seguito. Dopo aver illustrato le più terrificanti profezie di Vostramanus, l’animatore (o per meglio dire: il demoralizzatore) stava invitando gli ospiti della puntata a raccontare le loro esperienze di terrore quotidiano, quando cominciò a cambiare tono di voce ed espressione. Non c’erano dubbi: si trattava di scandalosa allegria. E il peggio era che anche gli altri compresi i cameramen, i costumisti, gli elettricisti, ecc. cominciarono a ridere e a pronunziare frasi senza senso! Ora, si sa, assieme alla musoneria, non c’è nulla di più contagioso del riso. E l’inevitabile avvenne: gli stessi telespettatori furono travolti da quell’onda di riso irrefrenabile, ritrovandosi poi con i muscoli facciali tutti indolenziti. Cos’era successo? Non ci volle molto a scoprirlo. Attraverso l’impianto d’aerazione della sede televisiva, era stato immesso negli studi del gas esilarante, con i risultati che sappiamo. Invano i servizi segreti cercarono di stanare il Felicista dal suo nascondiglio. Nuovi episodi si ripetettero, e questa volta nei cinema, nelle metropolitane, perfino durante le sedute del parlamento, condizionando l’intera vita sociale. Niente era più come prima; qualcosa stava cambiando. La gente scopriva che si viveva meglio, che si era più contenti andando incontro agli altri, scambiandosi doni, interessandosi ai bisogni dei più deboli ed emarginati. E il contagio della paura diminuì in maniera impressionante. Uno dei segnali che stava ormai iniziando una nuova era fu quando i lupi ripresero a creare problemi alle pecore... E il Felicista, che di volta in volta era stato considerato criminale ed eroe? Scomparve come per incanto, e di lui non si seppe più nulla: la sua missione poteva considerarsi conclusa.