Eccoci all’inizio di un nuovo anno liturgico, l’anno A. Con oggi inizia un tempo prezioso, quello dell’avvento, che significa “venuta-attesa”. Ha una doppia caratteristica: ci prepara alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio, ed è un tempo che ci guida soprattutto nell’attesa della seconda venuta di Gesù alla fine dei tempi e della storia, invitandoci a riconoscere nell’oggi la sua presenza nascosta nei sacramenti, nella parola e negli altri (specialmente nei poveri e nei soli). In questo Vangelo, Gesù ci parla della sua venuta finale: come sarà? Come ai giorni di Noè dice, quando stava per avvenire un cambiamento, ma ognuno, incurante, pensava solo alla sua routine quotidiana: a mangiare, a bere, a prendere moglie e marito. Cose in sé certamente buone, ma che qui diventano il fine e il centro di tutto. C’è chi vive pensando di non finire mai, alla continua ricerca di saziare i propri appetiti, alla strenua degli animali! C’è poi chi assolutizzando ansie e problemi, come se davanti a una difficoltà tutto fosse ormai finito, finisce per gettarsi tra le braccia della depressione. Ma non è così: tutto né finisce qui, né è in sola funzione dell’oggi terreno, ma tutto è in funzione del Signore. Stiamo andando incontro al Signore: in quel giorno uno verrà preso e l’altro lasciato, nonostante stessero facendo le stesse cose (chi al lavoro, chi in casa). In che senso? E in base a cosa? A seconda di come ha vissuto, all’adesione o meno a Cristo, dunque all’amore e alla verità, adesione questa che avviene nel cuore, nell’interiorità e che un giorno sarà chiara e palese davanti a Dio. Le decisioni dell’oggi, pesano sulla nostra storia e su quella degli altri, così come sul nostro domani. Essere cristiani non significa fuggire dal mondo rifugiandosi in un ipotetico futuro, ma vivere in pienezza il nostro oggi! Dunque Gesù ci chiama ad essere uomini e donne mature, che sanno di aspettare qualcuno, consapevoli che della loro vita e delle loro azioni dovranno renderne conto. Questo non è per metterci in ansia, ma è la pura e semplice verità. Sappiamo di andare incontro a Dio, padre misericordioso e giusto, che prende sul serio la nostra preziosa vita. Ricordarcelo significa riscoprire ciò che conta realmente nella vita, per non dissiparci in mille cose inutili ed essere attenti a ciò che vale; in una parola, essere vigilanti! Perciò questo testo ci dice come vivere meglio: vivere per l’ultimo giorno, non assolutizzando le cose che finiranno, pensando a ciò di cui non mi dovrò pentire, vergognare. Quante volte ci troviamo davanti a scelte difficili: come decidere? Io devo decidere scegliendo di stare dalla parte del bene, dalla parte di Dio, perché solo nel bene mi realizzo veramente e sono libero. Pregare, discernere e fare solo ciò che vale, chiedendoci prima di ogni azione: ma quest’atto, questo pensiero, dove mi porta? A ciò di cui mi potrei vergognare o al bene? E di conseguenza, mettercela tutta vivere ciò che mi realizza veramente. Ecco un bel programma per questo tempo di avvento! Impariamo a vivere nell’attesa della venuta del Signore, certi che, se lo amiamo, la sua venuta non sarà come quella di un ladro che viene a rubare qualcosa, ma come la venuta dell’Amante tra le braccia del quale non vediamo l’ora di andare!
Il Vangelo della domenica
Essere cristiani non significa fuggire dal mondo
Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa