La realtà della morte ci pone subito davanti alle grandi domande della vita. L’autore sacro conclude: «la vita dei giusti è nelle mani di Dio», perciò «è preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi fedeli». La memoria dei defunti, nella vita cristiana, non è allora un semplice dovere, un sentimento di rispetto, una preghiera di suffragio, ma è molto di più. Il ricordo orante permette al cristiano di approfondire il senso della sua vita e l’orientamento, il fine verso cui va dopo la morte. Dinanzi alla boria, alla pretesa di grandezza dell’uomo, la morte ci mette tutti nella verità. E la verità è la nostra debolezza, la finitudine, la nostra precarietà. La morte ci mette in guardia dalla seduzione della cultura del nostro tempo: l’onnipotenza, l’eterna giovinezza. Invece c’è un passaggio da attraversare, per tutti! è la morte, ma questa non è l’ultima parola. Questo ci dice la fede in Gesù morto e risorto per noi. Con la morte non finisce tutto, anzi tutto ha un nuovo inizio! E se è vera la consapevolezza che siamo un soffio, che la nostra carne è debole, è anche vero che Dio ha chiamato l’uomo ad essere a sua immagine, ad entrare nel suo segreto di vita! Per questo l’uomo, dalla sua condizione di vita mortale, è chiamato ad elevare gli occhi in alto e a guardare alla nuova Gerusalemme, alla città non costruita da mani d’uomo, ma donata da Dio, una città dove non ci sarà più né il lutto, né il pianto né l’affanno, né il lamento. Il cielo e la terra di prima sono scomparsi e la luce di questa città non sarà più il sole ma l’Agnello immolato. Capiamo bene che questa visione dell’Apocalisse ci introduce nel Paradiso. Così si compie la Parola: «Dio dimorerà in mezzo a loro ed essi saranno il suo popolo ed Egli sarà il Dio con loro», in un abbraccio senza fine e un’alleanza eterna! Questo messaggio che ci viene dalla parola di Dio ci infonde una grande speranza, proprio in un’epoca dove la violenza, i soprusi, le ingiustizie sembrano invadere l’esistenza in ogni luogo. La Chiesa e l’umanità sofferente, martire, attende lo svelamento del mistero. La fine non è la distruzione ma la trasformazione, la trasfigurazione del nostro misero corpo mortale. Questo è il mondo nuovo che attendiamo. Questo nuovo mondo è già iniziato. Ci viene incontro come un dono e non come una conquista nostra! Gesù proclama le beatitudini che sono un capovolgimento dei criteri mondani. Sì siamo beati, felici anche nella prova, già ora perché è giunto a noi il Regno dei cieli. Siamo beati con Gesù, il primo beato, se ci conformiamo come Lui alla volontà del Padre. Contemplando il volto umano del Cristo contempleremo anche in noi le beatitudini perché non solo saremo accanto a Lui ma lo vedremo così come Egli è. E questa, o carissimi, è la felicità che tutti attendiamo e speriamo con piena fiducia. Amen (Omelia messa in suffragio dei defunti celebrata nel cimitero di Sant'Eufemia Lamezia)
La parola del Vescovo
Con la morte non finisce tutto, anzi tutto ha un nuovo inizio!
Salvatore D'Elia · 8 anni fa