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Il Vangelo della domenica

Cosa significa essere discepoli di Gesù

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Il Vangelo di oggi ci aiuta a capire cosa significa essere discepoli di Gesù, e ci pone due atteggiamenti totalmente diversi di due sorelle: Marta e Maria. Marta sembra essere la primogenita, la responsabile, la padrona di casa che accoglie Gesù. Il suo stesso nome deriva dall’ebraico mar, che significa appunto signore, padrone. Maria, la sorella minore, le lascia tutte le responsabilità della casa e si mette ai piedi di Gesù per ascoltarlo. Immaginiamo la scena: c’è Gesù in casa; Maria sta con Lui, ne ascolta la Parola, gli fa compagnia, cosa che in genere face-vano gli uomini, mentre invece le donne erano dedite ai servizi; e così Marta “spignatta” in cucina, unicamente preoccupata del pranzo da preparare! La sua unica preoccupazione è il da fare, è il fare bella figura davanti a Gesù! D’altronde, avere in casa un Maestro conosciuto come Lui, non era cosa da poco e si sa, in un piccolo paese, le voci girano… Dunque bisogna tirar fuori le cose migliori, preparare tante pietanze… cose tutte che richiedono molti servizi. Ma quasi dimentica di aver accolto in casa una persona, e che persona! Quante volte anche noi facciamo così, dando priorità alle cose da fare e non al fare attenzione alle persone che ci stanno vicino? E così l’avere Gesù in casa diventa una sorta di esame da superare, con tanto di valutazione annessa… Spesso è anche così nella nostra vita: viviamo tutto con ansia come se ogni cosa fosse un esame da superare, nel cui esito c’è in gioco il nostro valore. Facciamo tantissime cose, ma non sempre per amore: molte volte alla sottile ricerca dell’autogratificazione. E guai se quella piccola cosa va male o non è accolta: viene meno persino la nostra autostima! E sovente anche nei confronti del Signore, siamo più preoccupati di cosa fare per Lui, che non di accogliere ciò che Lui dice e fa per noi, come invece ci insegna a fare Maria. Basti pensare quanti la domenica dicono: ma sì, il Signore lo sa che devo fare tante cose, poi a Messa ci vado un’altra volta… Marta è arrabbiata: ce l’ha con Gesù, perché non si accorge della sua fatica, e ce l’ha anche con la sorella, perché non fa quello che fa lei: “com’è possibile? Io mi sto facendo in quattro e Gesù non mi dice nulla, e quella lì invece, anziché darmi una mano se ne sta li ad ascoltarlo, e Lui se ne compiace pure!”. Anche noi a volte “facciamo pagare agli altri il conto” di quello che facciamo per loro. Se uno non fa una cosa col cuore retto, offre magari tanti servizi, ma appena può li rinfaccia, puntando il dito su quelli che (secondo lui) non fanno lo stesso. Questo però non è amore gratuito: è attivismo egoista, velato di superbia! Gesù allora risponde a Marta dicendole: guarda che tu ti affanni per molte cose, ma una è quella importante, la parte migliore: quella che ha scelto Maria. Chissà la faccia di Marta! E chissà: forse in fondo in fondo lei lo sapeva che si stava perdendo qualcosa di importante, ma non aveva il coraggio di lasciare ciò che lei riteneva importante e fermarsi per ascoltare Gesù: ha preferito il suo fare all’ascoltare, le sue idee a quelle del Signore, ha preferito le cose meno utili alla sola veramente utile. Questo non è un invito a non fare nulla nella vita: ma ci insegna chi è il vero discepolo, non è colui che riempie la sua vita di attività, magari anche belle e fatte per gli altri, ma colui che parte dall’ascolto della Parola, che si ritaglia dei momenti per stare con il Signore e attingere al Suo amore per poi fare con impegno ciò che Lui vuole, il proprio dovere quotidiano, mettendo in pratica quella parola che ha da Lui udito. Marta ha fatto un mare di cose, ma è stata una fatica inutile. Qui il punto non è fare o non fare, impegnarsi o meno; il punto è quale parte prendersi nella vita. C’è una parte migliore, che è il rapporto con Dio; le cose si possono fare, l’importante è stare nella Sua volontà, ascoltando Cristo. Ascoltare significa poi fare con gioia delle cose per Lui, togliendosi dalle spalle il peso del dover fare per essere ritenuti bravi, lasciandoci inondare dalla tenerezza del Suo amore.