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Vita diocesana

Con l’ottava di S. Antonio, si è conclusa al Colle la festa 2012 in onore del santo

Alfredo Saladini · 12 anni fa

Con una Messa per tutti i devoti di S. Antonio, celebrata nel piazzale della chiesa del Colle nell’ottava del santo di Padova (martedì 19 giugno) e come giornata di ringraziamento, si sono conclusi i festeggiamenti2012 in onore del “Sacerdote e Dottore della Chiesa”. La benedizione alla Città con la Reliquia del santo –e con la statua che portata all’esterno, nel consueto giro del piazzale, è stata rivolta verso la Città- ha chiuso i tanti appuntamenti iniziati il 31 maggio con il primo giorno della Tredicina, che ha visto la chiesa di Santa Maria degli Angeli e il piazzale esterno, a qualsiasi ora del giorno e della sera, sempre affollato di devoti, che hanno partecipato alle Sante Messe, sfidando il caldo. Le prediche nel corso della Tredicina sono state tenute da fr. Rocco Timpano, dell’OFM Cappuccini della Calabria e da fr. Emiliano Antenucci, della provincia dei Cappuccini dell’Abruzzo.

Il clou della festa, come sempre, nei giorni 12, 13 e 14 giugno. Ripercorriamo gli appuntamenti salienti della “tre giorni”.

12 giugno, ore 10:30, Messa con offerta del cero votivo, da parte del Sindaco

“Io Gianni Speranza, prostrato dinanzi alla Tua Immagine (ndr, la statua di S. Antonio di Padova), a nome mio e di tutto il popolo, vengo ad offrire questo cero, in segno di ossequioso tributo e grata venerazione. Con esso, intendo offrire anche il mio cuore e quello di tutti e singoli i miei cittadini, come figli affettuosi e servi fedelissimi. In Te, caro Santo, riponiamo la nostra piena fiducia, per ottenere da Dio l’aiuto costante nelle tempeste della vita. E poiché sei Tu il nostro inclito Protettore, degnati di accettare la cura e il governo di questa popolazione, da Te sempre amata e prediletta… E Ti chiediamo di aiutarci a difendere il Tribunale della nostra città. Amen”.

Nella lettura dell’atto di offerta del cero votivo a S. Antonio, il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza, procedendo a braccio, ha chiesto l’intercessione del santo di Padova per risolvere positivamente la questione del Tribunale, che sta tenendo desta in questi giorni l’attenzione dei cittadini.

Si è rinnovata così, durante la S. Messa nella chiesa di S. Antonio, sempre gremita di fedeli, la tradizionale offerta del cero votivo al Sacerdote e Dottore della Chiesa, Antonio da Padova, da parte del sindaco Speranza, alla presenza di numerose autorità civili –tra cui il presidente del Consiglio Regionale della Calabria, on. Francesco Talarico- e militari, che P. Amedeo Gareri, Guardiano del locale convento, ha ringraziato per la presenza (il cero, portato a spalla dai dipendenti comunali, era partito poco dopo le 10 dal Palazzo di Città, preceduto dalla banda musicale cittadina e con le autorità al seguito).

“… Noi accettiamo cordialmente la sua devota offerta –è stata la risposta del padre Guardiano-, quale sincero omaggio verso il suo celeste Patrono. E poiché non invano vi siete da secoli affidati a Lui, come figli amorosi e servi fedeli, noi vi ringraziamo per il dono che annualmente ci presentate in suo nome; in cambio, invochiamo da Lui l’assistenza più costante sopra di Lei, Gianni Speranza e sopra l’intera popolazione. Scenda, perciò… la benedizione di Dio, e rimanga copiosa su tutti adesso e per sempre. Amen”. Quindi, il sindaco ha acceso il cero votivo, tra l’applauso dei fedeli.

“Lamezia è una ruvida stoffa che nasconde un volto di velluto”. Il padre Guardiano ha iniziato con queste parole la sua omelia, a significare di “affidarci a Cristo Gesù, che è venuto a mostrarci il volto umano di Dio e ci chiama a far parte del suo progetto d’Amore… Grazie signor Sindaco di essere qui: è un’antichissima tradizione che la vigilia del santo, il Primo cittadino si rechi al Colle per accendere il cero. Oggi, ferite ne abbiamo tante –ha proseguito padre Gareri-. Diamo il meglio per costruire una città più giusta e più umana: lo possiamo fare, non pensiamo solo a noi. C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Ancora il padre Guardiano ha sottolineato che “con quest’offerta, il sindaco e la giunta si impegnano a dare un segno anche di novità per questa Città”, per poi soffermarsi sulla Tredicina, “che ha visto al Colle dalle 3000 alle 4000 persone al giorno; e abbiamo visto quanta gente si è aggrappata alla propria fede… Sant’Antonio non è più tredici giorni all’anno, è ogni giorno. E grazie, perché attraverso voi si coglie la presenza e la bellezza dell’amore di Dio”.

Il padre Guardiano rivolgendosi ai nostri amministratori, “che sono eletti per il bene di tutta la comunità”, non ha mancato di sottolineare che “quelli che viviamo non sono tempi facili per nessuno, ma insieme ce la possiamo fare. E speriamo di poter realizzare qualcosa di bello per la Città”.

Padre Gareri –ormai lo si è capito- è dotato di un carisma particolare, quello di infondere pace e serenità a tutti e di farsi capire da tutti, attraverso esempi di vita. Come quando ha citato Madre Teresa: <>.

Siamo fatti per volerci bene, per camminare insieme… Siamo tutti nella stessa barca: o remiamo o affondiamo insieme. Davanti a Dio, abbiamo tutti un cuore, per cui dobbiamo sentirci amati da Dio… Dobbiamo essere piccoli semi di vita, di amore, di speranza… e andare avanti, perché dietro le nuvole c’è sempre il sole”. E ha concluso: “la parrocchia è la fontana del villaggio, dove tutti vengono a dissetarsi. Noi passiamo, ma la fontana resta!”.

12 giugno, chiusura della tredicina con S. Messa presieduta dal cardinale Amato

La Messa conclusiva della Tredicina è stata presieduta da S. Eminenza il Signor Cardinale Angelo Amato, Prefetto per la Congregazione per le Cause dei Santi Amato, alla presenza del vescovo diocesano S.E. mons. Luigi Cantafora, del ministro provinciale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini di Calabria, Giovanni Battista Urso, del Guardiano del convento del Colle P. Amedeo Gareri e di altri frati confratelli. All’omelia il cardinale ha dimostrato di conoscere per bene le tradizioni locali legate a S. Antonio, facendo dei riferimenti al S. Antonio di marzo, per lo scampato pericolo del devastante sisma del 27 marzo 1638, “calamità dove il santo non fece mancare il suo aiuto”; come anche della devozione dei lametini, “che in questi giorni accendono il quadro luminoso all’esterno delle case, donando alla città un aspetto festoso”; e poi l’aspetto della carità, “che si manifesta con e i ”, richiamandosi per queste espressioni dialettali l’applauso dei fedeli; ancora, del transito di S. Antonio (che ha avuto come cronista Orazio Coclite, il vaticanista RAI) e della veglia notturna, che si tiene in chiesa nella notte tra la vigilia e la solennità; “e so che i padri –ha fatto notare il cardinale Amato- durante questa notte permettono alle famiglie di consumare uno spuntino e bere caffé per rifocillarsi un po’. Mi raccomando, solo caffé, non portate altro”. Altro applauso dei fedeli. Un’ultima sottolineatura: il cardinale pensava che la processione fosse il 13 giugno, nel giorno della solennità, e quando è stato corretto dai fedeli sulla data esatta del14, haesclamato: “come diceva il Papa, se sbaglio>”. Applauso, mentre si è levato un W S. Antonio!

13 giugno, solennità di S. Antonio, Messa presieduta dal cardinale Amato

Anche nella mattinata del 13 giugno, solennità di S. Antonio, a presiedere la Concelebrazione Eucaristica è stato S. Eminenza il Cardinale Angelo Amato, alla presenza di S.E. mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo diocesano, del Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Calabria, Giovanni Battista Urso con la partecipazione del Clero cittadino, presenti le Forze dell’Ordine coi loro vertici (tra cui il prefetto di Catanzaro Reppucci, il questore Marino, il capitano dei Carabinieri Bove, il sindaco di Lamezia Speranza, il presidente del consiglio provinciale Ruberto) e le associazioni di volontariato.

Nel rivolgere il saluto al cardinale, mons. Cantafora ha sottolineato la devozione del popolo lametino a S. Antonio, rimarcando che “la festa e la Tredicina al santo sono momenti forti per accostarsi al sacramento della Confessione” e che attraverso il santo “tutti siamo chiamati a configurarci a Cristo in ogni ambiente di lavoro”.

Il cardinale Amato ha prontamente risposto, rivolgendosi ai fedeli che gremivano il sacro tempio in ogni ordine di posto: “Porterò al Santo Padre il vostro saluto e la vostra preghiera con un’intenzione: pregare per le vostre famiglie… E auguri a quelli che portano il nome di Antonio e anche al vostro vescovo, che lo ha come secondo nome”.

Ad inizio d’omelia il cardinale Amato ha tracciato una breve biografia del santo, ricordando alcuni miracoli, tra cui: il miracolo della mula, tenuta chiusa da un eretico indurito (che aveva osato sfidare il santo) nella stalla per tre giorni, per fargli provare i tormenti della fame e con l’animale che poi tra la biada e il corpo di Cristo, la mula piega le ginocchia, in segno di adorazione, davanti al vivificante sacramento del corpo di Cristo; il miracolo della bilocazione, che ha visto Antonio predicare in una chiesa di Limoges, a nord di Tolosa e contemporaneamente essere coi frati del suo convento nel coro, a leggere una lezione dell’Ufficio; e quello del bicchiere rimasto intatto, dopo che un cavaliere eretico, sfidando S. Antonio, lo aveva scaraventato sul selciato.

Poi, il cardinale Amato si è soffermato sulla scienza di S. Antonio, “veramente evangelica, perché derivava dalle Sacre Scritture. Egli sedeva davanti alla Bibbia come noi sediamo d’inverno accanto al camino. Questa sua scienza sacra fu la radice del suo straordinario apostolato, che lo vide un grande operatore sociale a favore dei bisognosi”. La Messa è terminata con la consegna delle targhe ai rappresentanti di tutte le categorie delle forze dell’ordine territoriali e ai rappresentanti delle associazioni di volontariato. Un momento, questo, come sempre organizzato dalla locale Associazione Nazionale Polizia di Stato, che vede, sotto l’egida di Emilio Verrengia, col prezioso aiuto di Gennaro Pileggi, un impegno continuo e costante di tutti i soci, nella pianificazione completa della festa –prima, durante e dopo lo svolgimento-, interessandosi del decoro e di quanto occorre per tutto il periodo della programmazione e dell’attuazione dei festeggiamenti al Colle.

13 giugno, ore 18:30 benedizione dei bambini nel piazzale del Colle S. Antonio

Sempre nella solennità di S. Antonio di Padova, migliaia i bambini, che assieme ai loro genitori hanno ricevuto -nel piazzale del Santuario- la Benedizione dal padre superiore di San Giovanni Rotondo, fr. Carlos Maria Laborde, con successiva consegna ai bambini –su prenotazione- di medaglia e croce.

13 giugno, ore 19:30 Concelebrazione presieduta dal vescovo, mons. Cantafora

Nella Concelebrazione presieduta dal vescovo di Lamezia, mons. Luigi Cantafora, nella solennità del santo, alle ore 19:30, lo stesso presule all’omelia, soffermandosi sulla figura di S. Antonio, al quale Gregorio IX attribuì l’epiteto di , ha evidenziato la conoscenza del santo per l’arte dell’oratoria, poiché “la predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. E i suoi discorsi infuocati –sovente S. Antonio predicava contro gli usurai- smuovevano le coscienze”. Mons. Cantafora ha poi posto l’accento sulla necessità di “chiedere al Signore il coraggio di vivere da cristiani e come cristiani, perché l’uomo di oggi ha bisogno di essere destinatario dell’annuncio di salvezza”, riportando un passo di S. Agostino, là dove dice che . E ha concluso con le parole di Paolo VI: “il cristiano è chiamato a fare sintesi tra la Parola e la vita, tra l’Evangelo e la vita”.

14 giugno,Processione della statua di S. Antonio,secondo l’itinerario tradizionale

Una processione di quasi 6 ore, dalle 17 alle 23, quella della con la statua di S. Antonio, che da tempo memorabile si svolge nella data del 14 giugno. Per 6 ore, la sacra effigie di S. Antonio (risalente al 1685, il simulacro del santo è stato realizzato a Napoli su commissione dell’allora parroco del convento nicastrese), è stata portata a spalla dagli statuari, coordinati da Franco Caruso, e presidiata ai lati da un nugolo di Forze dell’Ordine.

La processione di S. Antonio, animata dal coro parrocchiale e sotto l’egida di padre Amedeo Gareri, Guardiano del convento dei padri Cappuccini, dopo aver costeggiato la chiesa Cattedrale, si è snodata nella salita di via Garibaldi, passando per la chiesa di S. Lucia. Da qui, in direzione località Calìa, si è giunti all’antica chiesetta di San Nicola, nei pressi della quale la statua è stata incensata. Si prosegue percorrendo il retro di piazza Mazzini, interessata da lavori di rifacimento, per giungere all’incrocio di via Capitano Manfredi. E qui, ad attendere i passaggio della processione e la statua del santo, il gruppo delle toghe da diversi giorni in agitazione al Palazzo di Giustizia di piazza della Repubblica contro la soppressione dello stesso Tribunale. In pratica, gli avvocati hanno lasciato per qualche minuto la loro postazione, portando lo striscione . Al passaggio della sacra effigie, hanno ricevuto la solidarietà di padre Amedeo Gareri, Guardiano del convento del Colle e del sindaco Speranza, al seguito della processione, con alcuni assessori.

La processione è poi proseguita attraversando l’ultimo tratto di corso Nicotera, all’altezza della scuola “M. Perri e poi via via per un altro tratto in salita, fino al “Vico San Giovanni”, dove la statua è stata incoronata, mentre una batteria di giochi pirici ha illuminato il cielo sovrastante.

Quindi, la lunga processione ha raggiunto corso Numistrano, dove nei pressi della Cattedrale c’è stato l’inserimento ufficiale delle autorità cittadine, col gonfalone del Comune in testa; mentre, da questo momento la processione è stata presieduta dal vescovo diocesano, mons. Luigi Antonio Cantafora, col Rev.mo Capitolo della Cattedrale.

Dopo il tratto iniziale di corso Nicotera, ha avuto inizio la salita verso il Santuario del Colle, entrando per un attimo la sacra effigie nello spiazzo della “Casa di riposo Tamburrelli”, per poi dirigersi nel piazzale del Colle, dove la statua si è soffermata all’ingresso della chiesa. “Il miracolo più bello è quando apriamo la porta del nostro cuore a Dio”, ha detto padre Amedeo Gareri, per poi cedere la parola al vescovo, il quale ha subito evidenziato come “da S. Antonio abbiamo tanto da imparare. I santi solitamente ci indicano la rotta da seguire. E S. Antonio ci dà una vera terapia, una cura efficace per tornare ad uno stile esistenziale, sobrio, lontani dal consumismo sfrenato e dalla voglia di apparire ad ogni costo. Dinanzi al santo –ha aggiunto mons. Cantafora-, diciamo no alla cultura dell’illegalità, no alla cultura che cerca il benessere materiale; e dinanzi a questa cultura di morte diciamo , sforzandoci sempre di ricercare il bene comune, perché anche i poveri e gli ultimi gioiscano con questo nostro impegno”.

Poi, mons. Cantafora ha impartito ai presenti la Benedizione. E prima del rientro della statua nel sacro tempio, un tripudio di fuochi d’artificio di mille colori ha illuminato il cielo sopra il Colle. Il posizionamento dell’effigie sotto l’altare del santo è stato l’ultimo atto, prima del rito di saluto dei fedeli, conclusosi col bacio della reliquia. Poi, man mano la folla è scemata; tutti sono andati via contenti di un altro anno vissuto accanto a Sant’Antonio, al quale ci si affida, certi che non ci abbandonerà… mai, perché come dice una strofa del canto : “… per Te l’oceano si rasserena, riprende il naufrago novella lena”.