“Eccomi”. è tutto racchiuso in queste sei lettere il senso della completa consegna alla Chiesa. è in questa parola, con cui Luca, Andrea, Giuseppe ed Antonio hanno risposto alla chiamata durante la loro ordinazione di accoliti in cattedrale, che è riassunto il senso della donazione totale a Dio, dell’abbandono completo al Cristo che, fattosi uomo, ha vissuto tra gli uomini e come gli uomini, condividendone ogni aspetto della propria vita. “Eccomi”, quindi, come risposta ad una chiamata allo stesso modo di quando Dio chiama Abramo chiedendogli di sacrificare suo figlio Isacco. “Eccomi”, come la risposta di una sedicenne, Maria, ad una chiamata che, forse, in quel momento poteva apparirle incomprensibile e che lei accoglie senza porre domande affidandosi totalmente al Padre. “Figli carissimi – ha detto il vescovo Luigi Antonio Cantafora, durante l’omelia - , con questo ministero vi avvicinate all’altare e all’Eucarestia. Servite l’altare come si serve Cristo. Apprendete i riti con l’amore che si deve alla cosa più preziosa che la Chiesa custodisce. L’Eucarestia – ha aggiunto - è il nutrimento per voi e per il popolo che il Signore si è radunato. Come non dovete trascurare di nutrirvene voi, così dovete adoperarvi perché tutti lo ricevano e ne gustino la dolcezza. Siete chiamati a mostrare e a distribuire il Signore, non a far mostra di voi stessi. Del resto – ha rimarcato Cantafora - Gesù stesso è venuto non per essere servito ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti. Con l’accolitato siete chiamati a crescere sempre più nell’imitazione di Gesù. Voi sapete che Egli non è presente in qualsiasi modo nell’Eucarestia, ma come pane spezzato e come sangue versato. Gesù si è spezzato per tutti, si è fatto cibo per tutti. Questo mistero viene affidato nelle vostre mani. Abbiate perciò amore per l’Eucaristia. Sia oggetto di contemplazione e di dialogo con Lui – ha concluso - , un dialogo fatto di sguardo intimo e amoroso. è il tesoro della Chiesa. E Maria, la prima che ha mostrato Gesù agli uomini vi aiuti a stare accanto all’altare e a curare il corpo di Gesù come lei le stava vicino e come lei lo curava”. Un momento importante, quindi, non solo per la comunità ecclesiale lametina, ma soprattutto per Luca, Andrea, Giuseppe ed Antonio che, con il loro sorriso ed il loro “eccomi” hanno emozionato anche chi, spesso, non riesce a comprendere una scelta così forte e, per certi aspetti, “coraggiosa” e "rivoluzionaria". Coraggiosa perché in un mondo in cui l’uomo si allontana sempre più da Dio ed accoglie nella sua vita come obiettivo principale il potere in tutte le sue sfaccettature, vedere giovani che con il loro sorriso disarmante rispondono alla loro chiamata, che significa intraprendere un cammino, non solo di fede, ma anche e soprattutto di testimonianza, non può che lasciare stupiti ed ammirati. Rivoluzionaria perché, in un mondo in cui si stanno sempre più facendo avanti teorie che tendono ad allontanare l’uomo da quelli che sono i reali valori della vita, e non solo cristiani, invitando a rispondere alla domanda “C’è Dio?” con “Si, ci sei” in quanto “ognuno è dio”, l’abbandono totale al Cristo diventa la più bella testimonianza di vita e di fede che le nuove generazioni possono offrire. Testimonianza di fede alla quale, non è solo chiamato chi decide di vivere la sua vita da religioso, ma anche chi, quotidianamente, con la propria vita la testimonia rispondendo con il suo “eccomi” alla domanda di Dio con i gesti e le parole.
Vita diocesana
L'Eccomi una risposta "coraggiosa" e "rivoluzionaria"
Gigliotti Saveria Maria · 9 anni fa