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Il Vangelo della domenica

Lasciarsi amare e portare da Gesù, solo allora saremo davvero noi stessi!

Gigliotti Saveria Maria · 8 anni fa

Siamo nei giorni dopo la risurrezione e Gesù si manifesta per la terza volta. Ci focalizziamo sull’esperienza di Pietro: Pietro ha da poco rinnegato Gesù e nonostante già l’abbia visto risorto, forse è ancora in preda alla sconforto: infatti si rimette a pescare, cioè torna a fare quello che faceva prima di incontrare Gesù: “sì, Gesù è risorto, ma io l’ho rinnegato… mi son vergognato di Lui… non sono degno della missione che mi ha affidato”. La soluzione alla tristezza è la fuga, il ritorno alla sua vecchia vita: quante volte ci capita lo stesso; nei momenti di sconforto, magari dopo aver sba-gliato, anziché aprirci alla misericordia di Dio, ci rinchiudiamo in noi stessi; “non ci riesco.. faccio proprio pena.. non sono all’altezza della chiamata del Signore…” e così, vinti dall’inganno del Nemico, cerchiamo vane consolazioni nelle nostre vecchie abitudini… Ma quella notte non presero nulla. Questa è la realtà: quando mi lascio vincere dallo scoraggiamento e non getto le reti, cioè le mie capacità e la mia vita sulla Pa-rola di Gesù, rimango vuoto, triste, senza frutto, anzi, “senza pesci”; posso fare mille cose, ma mi mancherà sempre qualcosa…Il punto è che Pietro per crescere ed essere pronto per la sua missione di primo papa della Chiesa deve passare da questo vuoto, dall’esperienza non solo del suo limite ma soprattutto dell’infinita misericordia del Signore: vi ricordate Pietro prima della passione? Pensava di essere forte, di poter decidere e fare tutto da solo: “Signore non ti accada che devi soffrire..” cioè ti dico io cosa bisogna fare; “Signore, io ti seguirò sino alla morte”: tranquillo, non ne sbaglio una, conta su di me!... ma alla fine lo ha rinnegato 3 volte... Ed e proprio qui Gesù gli va incontro: cerca Pietro nel suo limite e soprattutto lo ama nel suo limite: attenti, Gesù non ci ama “nonostante i nostri limiti”, ma ci ama con tutti i nostri limiti, anzi, potremmo dire, ci ama specialmente per quelli! Sono le nostre fragilità che ci attirano la tenerezza di Dio, la sua compassione; nel mondo tanti passano la vita cercando di mostrarsi ciò che non sono, mascherando le proprie fragilità; con Dio possiamo essere davvero diventare noi stessi perché ci riscopriamo amati fino in fondo! E così Gesù prima reinvita Pietro a gettare le reti sulla sua parola, esattamente come nel momento del loro primo incontro, facendogli pescare tantissimo: è sempre da lì che bisogna partire per ritrovare gioia e senso: dal “buttarci” sulla Parola di Gesù, vivendo il Vangelo. Poi l’incontro meraviglioso, dove la miseria di Pietro incontra la misericordia di Gesù che con tenerezza per 3 volte gli chie-de: “Pietro, mi ami tu? Mi ami più degli altri? mi ami più delle tue abitudini, delle tue cose?” è quello che Dio ci chiede quotidianamente, dopo ogni peccato, davanti a ogni decisione da prendere: “Mi ami tu?” Fa tenerezza: Dio non ci chiede: sei forte? Ce la fai? Sicuro che non mi ferisci? No, l’Amore chiede solo amore: “Mi ami tu?”. Chiedendoglielo per 3 volte, Gesù porta Pietro a una santa tri-stezza, a un vero senso del proprio limite: nel testo greco le domande di Gesù seguono una parabola discendente: “Pietro mi ami più di tutto… mi ami… mi vuoi bene…”. Pietro capisce quando sia grande l’amore del Signore rispetto al suo: comprende che Gesù sapeva che l’avrebbe tradito, conosceva i sui limiti, eppure l’aveva scelto; l’aveva chiamato non perché bravo, ma perchè amato, amato di un amore gratuito, a priori, di un amore capace di dare la vita per lui, di un amo-re che una volta ravveduto, sa dimenticare i suoi errori e riscommette su di lui, di un amore capace di trasformarlo: “Pietro, pasci i miei agnelli, per questo ti ho chiamato. Dimostrami il tuo amore spendendoti per gli altri, guidando quelli che ti ho affidato!”. è questa esperienza che cambia Pietro e lo fa crescere, lo rende capace di donarsi per gli altri, di guidarli e di averne cura. Pietro così imparerà a fidarsi del Signore, a confidare in Lui e non nelle sue forze, a vivere la fede come relazione d’amore, a farsi portare da Gesù, lasciandogli “il volante della vita”: “Pietro, quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi”. E’qui il passaggio dall’infantilismo alla maturità: dal pensare di spaccare il mondo e di poter fare tutto da soli, al farsi portare; dal confidare nelle proprie deboli forze al confidare nell’Onnipotenza di Dio; dal difendersi dai propri limiti al riscoprirli punti di forza, dal pretendere che sia fatta la propria volontà, dicendo persino a Dio “seguimi”, all’abbandonarsi fiduciosi ad una volontà d’amore illimitata, lasciandoci dire da Lui chi siamo e a quale vocazione ci chiama, sapendo entrare nelle situazioni come la vita ce le presenta, sapendo amare e accettare gli altri come sono. Ecco cosa significa incontrare e aprire il cuore al Signore Risorto: lasciarsi amare e portare da Gesù, solo allora saremo davvero noi stessi!