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Cultura e Società

Il rispetto, la prima condizione per costruire inclusione e partecipazione del popolo rom

Cesare Natale Cesareo · 8 anni fa

“Vorrei che anche per il vostro popolo si desse inizio a una nuova storia, a una rinnovata storia. Che si volti pagina! E’arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo, della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato, nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri”. Sono le parole che il 26 ottobre scorso papa Francesco pronunciava davanti a oltre settemila rom giunti a Roma per ricordare il cinquantesimo anniversario dello storico incontro di Paolo VI con i rom, a Pomezia, il 26 settembre del 1965. Un appello, quello di Papa Francesco, di “grande attualità” nella Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti che celebriamo quest’anno, ricorda monsignor Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “Purtroppo in questi mesi seguenti all’appello del Papa abbiamo assistito ancora a troppa retorica politica e comunicativa razzista, xenofoba e antiziganista, con azioni conseguenti che portano a creare conflittualità e reazioni sociali, annullando gli aspetti positivi di percorsi di inclusione e partecipazione sociale. Manca troppo spesso il rispetto per il popolo rom, che vive nelle nostre periferie. La Giornata internazionale dei Rom e dei Sinti – ricorda Perego - ogni anno ci porta a non dimenticare chi tra noi vive troppe discriminazioni, una minoranza non riconosciuta, quale è il popolo rom. E’una giornata per conoscere la storia, la cultura, l’arte e la religiosità di questo popolo in Italia e in Europa, creando nelle nostre città occasioni di incontro che aiutino a costruire rispetto e nuovi cammini insieme”.