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Cultura e Società

La testimonianza di John Mpaliza il camminatore della pace

Paolo Emanuele · 8 anni fa

Un messaggio di pace contro ogni forma di guerra e sfruttamento, per una pace che accolga tutta l’umanità, dando felicità non a poche persone, ma a tutti, dove il più forte aiuti il più debole senza sfruttarlo. Questo il pensiero che da anni porta in giro per il mondo John Mpaliza, conosciuto da molti come PeaceWalking Man, camminatore per la pace, e che ha portato a Lamezia Terme, nel salone della Chiesa del Rosario. Una vita fatta di gioie e dolori, di amicizie ma anche di sfruttamento, di guerre e perdite di persone care, ha raccontato ai presenti tutto questo con una maturità che ha coinvolto i presenti. Lasciato il Congo quando era un ragazzo per motivi politici, si ritrova in Italia per turismo dove resterà per motivi economici. Da qui anni di sfruttamento nei terreni come bracciante agricolo, finché non trova lavoro in Emilia Romagna dove diventa ingegnere informatico trovando lavoro come programmatore, ma qualcosa dentro di lui non lo rende del tutto felice. Nel 2009 torna in Congo per far visita ai suoi famigliari e amici e quello che trova lo segnerà per sempre: tra morti e dispersi, si ritrova solo in una terra dimenticata, segnata da una guerra silenziosa, come l’ha definita John. Nel 2010, dopo aver percorso il Cammino di Santiago, la svolta: comincia a marciare per la pace per raccontare l'orrore che vive il suo Paese per colpa delle guerre che hanno come guida proprio gli Stati cosiddetti “sviluppati” «che se da un lato non vivono da anni guerre, le fanno vivere in Stati come la Siria, lo Yemen, l’Iraq, il Congo, ma proprio il Congo vive una guerra silenziosa che a nessuno interessa, perché schiavi del progresso». Lascia il lavoro e si mette in marcia, tra i suoi cammini, un percorso da Reggio Emilia a Reggio Calabria nel 2014; un altro da Reggio Emilia a Helsinki. Diamanti, oro, tante le ricchezze presenti in Congo ma «siamo poveri da morire» ha dichiarato, una ricchezza alla quale proprio i congolesi non accedono, perché sfruttati dalle multinazionali. Una delle ultime ricchezze presenti in Congo che sta facendo vittime tra i civili per la continua esposizione, è il coltan, la columbite-tantalite, fondamentale per la creazione di tutti gli apparecchi elettronici poiché permette una riduzione nel consumo di corrente elettrica. Ad estrarre il coltan anche i bambini, oltre che le donne che sono anche vittime di violenze inaudite e mutilazioni, motivo per cui John sta portando in giro durante i suoi cammini tra interrogativi e storia del suo Paese: la richiesta di far riconoscere come crimine di guerra tale barbarie alle donne e la tracciabilità delle materie prime per far sì che ad essere utilizzati siano solo minerali estratti legalmente. Presto si muoverà da Reggio Emilia verso l’Africa. Il suo quindi un messaggio che vuole andare oltre la pace tra gli uomini, perché quella non riuscirà a muovere il mondo se prima non parte un cambiamento nelle menti degli uomini, preda di sprechi e di una comunicazione ormai sempre più virtuale.