La comunità di Amato ha ricordato il suo figlio illustre con una giornata di incontro e riflessione “Tra i padri del movimento del Rinnovamento dello Spirito c’è sicuramente don Serafino. Egli spese tutta la sua esistenza per attualizzare la Pentecostenella sua vita e per guidare le anime verso Dio. E’stato un vero ‘talent scout’dello Spirito in tutto il mondo, ben comprendendo che la madre di tutte le crisi è quella spirituale e che ritornare allo Spirito significa ridare dignità all’uomo, all’etica, alla politica”. Una riflessione molto profonda, un ricordo molto appassionato che Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento dello Spirito, ha dedicato a don Serafino Falvo, sacerdote calabrese originario di Amato tra i primi in Italia a fondare il movimento RnS.
Per ricordare la straordinaria figura sacerdotale di don Serafino, la comunità di Amato guidata dal parroco don Pasquale De Fazio, ha organizzato una intensa giornata articolata in diversi momenti: dalla preghiera al proficuo confronto, alla festosa condivisione. Nella chiesa dell’Immacolata del piccolo centro del catanzarese sono arrivati migliaia di convegnisti da ogni parte d’Italia. La mattinata è stata un vero happening che ha visto protagonisti tantissimi giovani, i quali con canti e preghiere hanno reso omaggio al prete calabrese: un pioniere come pochi che ha dato vita al movimento nel nostro Paese e anche in molte nazioni straniere. Da una parte all’altra del pianeta don Serafino ha portato il vento del rinnovamento, il vento dello Spirito rappresentato in maniera emblematica dall’ardore della Chiesa apostolica delle origini. La festa dei giovani ha poi lasciato posto al convegno, tenutosi nel pomeriggio, sul tema “Don Serafino: mosso dallo Spirito, interprete dei tempi nuovi”. Nel corso del dibattito è stata approfondita la figura del sacerdote calabrese divenuto ‘parroco del mondo’. A ripercorrere le fasi più importanti del ministero sacerdotale del presbitero calabrese lo stesso Martinez, il quale ha anche ricordato la sofferenza provata da don Serafino che, da vero antesignano, dovette sopportare l’ostracismo e la diffidenza di molti, tra cui anche l’atteggiamento avverso di molti confratelli. Il presidente nazionale del movimento ha sottolineato l’attualità degli scritti del prete amatese, il quale già molti anni fa parlava “della libertà che ci sta facendo edificare altari al Dio oro e al Dio sesso. Quando la libertà è libertinaggio – rimarcava don Falvo – allora gli uomini sono sempre più infelici”. Ecco allora che serve la cultura delle Pentecoste “che è la cultura degli uomini semplici – ha asserito Martinez – E’necessaria una cultura del soprannaturale perché la stessa testimonianza di don Serafino ci insegna che la nostra esistenza può divenire un prodigio d’amore. Egli diceva che per renderci utili al mondo non bisogna fare nulla perchè la vita cristiana non è un fare, ma un lasciarsi fare”. Al convegno ha partecipato anche il vescovo della Diocesi di Lamezia, Mons. Luigi Cantafora, il quale ha plaudito all’iniziativa della comunità amatese che ha voluto onorare la memoria “ di un sacerdote singolare, fuori dagli schemi, fatto ‘fuoco’dallo Spirito. Un uomo aperto, cosmopolita – ha dichiarato Cantafora riferendosi a don Serafino – che ha superato gli stretti confini calabresi per portare a tutti l’amore di Dio. Ci auguriamo che il suo esempio – ha concluso il presule – infonda nella comunità di oggi la speranza e la passione per superare la ‘tiepidezza’della routine quotidiana”. Don Pasquale De Fazio, ha ringraziato gli ospiti e tutti coloro che hanno collaborato fattivamente alla realizzazione dell’evento ed ha auspicato che, proprio sull’esempio di don Serafino, “la comunità di Amato si faccia sempre guidare dal fuoco dello Spirito portatore di grazia e pienezza”. Tante le autorità istituzionali presenti all’incontro tra cui il sindaco di Amato Giuseppe Masi che ha donato una targa ricordo a Salvatore Martinez. Il primo cittadino amatese ha espresso la soddisfazione dell’amministrazione comunale per l’iniziativa che ha riportato l’attenzione su Amato “cittadina ospitale, laboriosa e dal grande cuore”. E’intervenuto, inoltre, il presidente della Comunità montana Gregorio Guzzo, il quale ha parlato della dedizione di don Serafino per i giovani e i suoi propositi sull’impegno dei cattolici in politica. Un concetto, quest’ultimo, ripreso anche da Pasqualino Ruberto, presidente della Fondazione “Calabria Etica” , che ha ribadito: “La politica non deve penalizzare le fasce deboli, come invece sta avvenendo in questo periodo storico che stiamo vivendo. Bisogna collaborare col mondo del sociale e accoglierne le istanze”. Molto forte anche il messaggio lanciato dal prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci. Il funzionario di governo ha affermato che l’iniziativa voluta dalla comunità di Amato “ è stata orientata proprio nella direzione della coesione sociale. “In Calabria – ha detto Reppucci – c’è poco da celebrare e molto da riflettere. Bisogna prendere atto delle negatività prodotte da quarant’anni di regionalismo. Le criticità e i problemi evidenti non lasciano spazio all’autoreferenzialità o alle autoassoluzioni. Lo Stato è fatto da tutti e ognuno di noi deve fare la sua parte”.