La morte è la fine naturale della vita? La rivelazione illumina anche questo mistero: la morte non fu creata da Dio, poiché Dio ha fatto l'uomo per la vita, lo ha fatto ad immagine della propria natura, l'ha creato per l'immortalità. Sì, “Dio ha creato l’uomo per la immortalità” (Sap 2,23), questa gioiosa professione di fede contenuta nel libro della Sapienza, che la prima lettura di questa tredicesima domenica del tempo ordinario ci fa ascoltare, è la risposta agli interrogativi fondamentali dell’uomo, che oggi si ripresentano con particolare forza. Il Concilio Vaticano II li ha così formulati: Cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male e della morte che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste ottenute a così caro prezzo? Cosa ci sarà dopo questa vita? (cf. Gaudium et Spes, 10). La Parola di Dio così risponde: “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità”, perché questo era il disegno e la volontà di Dio sull'uomo. Ma la morte entrò nel mondo per una volontà di male, per l'invidia del serpente antico, che ingannò l'uomo, facendogli trasgredire il comandamento della vita e della benedizione. Dio, Sommo bene e Bontà infinita, ha creato ogni cosa buona, sana, nella giustizia e nella santità. L'uomo non è stato creato come è stato creato un cane, un gatto, un volatile del cielo o una belva della foresta. Non così parla la Scrittura. Essa lo definisce creato da Dio. Da Lui impastato e fatto. Da Lui ricevette il soffio della vita che lo costituì a sua immagine, ad immagine della sua immortalità. Il male è sempre da ascrivere alla volontà libera e razionale della creatura. Difatti, l'uomo conobbe il peccato e con esso la morte. Per invidia, certo, del diavolo la morte entrò nel mondo. Essa è entrata e ogni uomo ne fa l'esperienza. Ma Dio, che ama la creatura fatta a sua immagine, per ricondurla nel suo regno di vita e di benessere ha mandato nel mondo il Suo Figlio Unigenito, Gesù Signore. è Lui, con la sua morte e la sua resurrezione, la risposta piena di Dio al dramma della morte dell’uomo.
L'Antico Testamento aveva svelato il mistero della morte. L’uomo muore per il suo peccato. Il Nuovo Testamento rivela il mistero del ritorno in vita di ogni uomo: l'obbedienza di Cristo. Come ci ricorda la seconda lettura tratta dalla lettera ai Corinzi, il Signore, per obbedienza al Padre, si è fatto “povero” fino alla totale spoliazione sulla croce. Egli si è fatto povero per rendere ogni uomo ricco, facendogli dono della vita eterna. Cosicché, Cristo ha inserito nella storia dell’uomo che è mortale, come vuole la legge della morte, la risposta di vita, della sua vita divina. D’ora in poi la sua resurrezione è presente ed agisce nella storia del mondo per una vita rinnovata ed eterna. La risurrezione è già in questa vita, poiché già in questo tempo inizia la ricomposizione dell'uomo. Essa resta per sempre una fonte inesauribile di speranza. Ma la risurrezione per ogni uomo avviene al momento del battesimo, lì nasce la vita nuova, da quell'istante comincia nell'uomo il processo della vita eterna, che si concluderà nell'ultimo giorno, quando anche il corpo, risuscitato, glorioso, spirituale, incorruttibile e immortale, seguirà la sorte dell'anima nella vita eterna. Questo processo di vita si vive nella fede, attraverso la ferma adesione della mente e del cuore, dello spirito e dell'anima, della volontà e della razionalità, della sottomissione della passionalità e dei sensi alla santa volontà del Signore.
Cristo, venuto per vincere il peccato e con il peccato la morte, nel corso della sua vita terrena, aveva dimostrato tale vittoria attraverso dei segni premonitori. Il Vangelo di questa domenica ne riporta due: la guarigione dell’emorroissa e della risurrezione della figlia di Giairo. "Fanciulla, io ti dico, alzati", e la bambina si svegliò dal suo sonno di morte. Ella è tornata alla vita di prima. Ella è morta un'altra volta. Ella è ora in attesa della risurrezione dell'ultimo giorno. Ma già in lei si è consumata la vittoria sulla morte. Cristo la fece tornare in vita. Ella è segno e modello di ciò che avverrà per ogni uomo alla fine del mondo.
tutti risusciteranno. Si compirà così la volontà del Signore che ha creato l’uomo per l'immortalità. L'animale non risorge. Esso non è immortale. Per l'uomo la vita continua dopo la morte. Continua in eterno. Ma la risurrezione non sarà per tutti uguale. Per gli uni, che hanno osservato la legge di Dio, ci sarà la risurrezione per la vita; per gli altri, che non hanno riconosciuto il Cristo, ci sarà la risurrezione di condanna eterna.
è questa la vera morte, entrata nel mondo per invidia del diavolo. è questa la morte eterna che bisogna temere, non la separazione dell'anima dal corpo! Questa separazione sarà ricomposta nella risurrezione dai morti. Per la Scrittura questa morte non è morte, è un addormentarsi nel Signore.
Quella eterna è la vera morte, perché tremenda, dolorosa, di buio, di tenebre, di odio, di tormento, di fuoco, di verme che non muore. La brevità di questa vita e l'eternità dell'altra vogliono che si rinunzi anche alla vita del corpo pur di avere la vita eterna secondo Dio, senza corpo fino alla risurrezione, ma con il corpo glorioso per tutta l'eternità.
Il Vangelo della domenica
Riflessione sul Vangelo della XIII Domenica del tempo ortdinario
Paolo Emanuele · 9 anni fa