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Tradizione al colle S. Antonio: il sindaco Gianni Speranza offre il cero votivo per l'undicesima volta, l'ultima della sua Amministrazione

Paolo Emanuele · 9 anni fa

“Io Gianni Speranza, prostrato dinanzi alla Tua Immagine (nda, la statua di S. Antonio di Padova), a nome mio e di tutto il popolo, vengo ad offrire questo cero, in segno di ossequioso tributo e grata venerazione. Con esso, intendo offrire anche il mio cuore e quello di tutti e singoli i miei cittadini, come figli affettuosi e servi fedelissimi. In Te, caro Santo, riponiamo la nostra piena fiducia, per ottenere da Dio l’aiuto costante nelle tempeste della vita. E poiché sei Tu il nostro inclito Protettore, degnati di accettare la cura e il governo di questa popolazione, da Te sempre amata e prediletta…Amen”.

Così nella mattinata di venerdì 12 giugno 2015 si è compiuto l’ultimo atto di offerta del cero votivo a S. Antonio da parte del sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza, che a giorni concluderà il suo secondo e ultimo mandato amministrativo.

Per il Primo cittadino di Lamezia è stata l’undicesima volta che dinanzi a S. Antonio ha dapprima letto la Preghiera e poi acceso il cero votivo, giunto processionalmente da Palazzo di Città, portato dai dipendenti comunali e preceduto dalla banda musicale cittadina, dal gonfalone del Comune con gli agenti della Polizia Municipale, dal sindaco Gianni Speranza e dalla Civica Amministrazione, con al seguito altre autorità civili e militari. Il cero è stato accolto all’ingresso del Santuario dal M.R.P. Giovanni Battista Urso, Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Calabria, che ha poi presieduto l’Eucaristia. Si è rinnovata così nella mattinata del 12 giugno, durante la S. Messa nella chiesa di S. Antonio, sempre gremita di fedeli, la tradizionale offerta del cero votivo al Sacerdote e Dottore della Chiesa, Antonio da Padova.

“…Noi accettiamo cordialmente la sua devota offerta –è stata la risposta del Guardiano del convento, Padre Bruno Macrì-, quale sincero omaggio verso il suo celeste Patrono. E poiché non invano vi siete da secoli affidati a Lui, come figli amorosi e servi fedeli, noi vi ringraziamo per il dono che annualmente ci presentate in suo nome; in cambio, invochiamo da Lui l’assistenza più costante sopra di Lei, Signor Sindaco e sopra l’intera popolazione. Scenda, perciò… la benedizione di Dio, e rimanga copiosa su tutti adesso e per sempre. Amen”. Quindi, Gianni Speranza ha acceso per l’undicesima volta il cero votivo, tra l’applauso dei fedeli. Avvicinatosi il microfono, ha detto soltanto: "Grazie e Auguri".

All’omelia il Ministro Provinciale ha sottolineato i due motivi legati alla Celebrazione Eucaristica della giornata: “per il Signor Sindaco questo è l’ultimo atto della sua Amministrazione… E nel momento in cui portate questo cero, confermate la vostra devozione a S. Antonio; e oggi (nda, 12 giugno) la Chiesa ricorda il Sacratissimo Cuore di Gesù”. Urso soffermandosi in particolare sulla solennità del Sacro cuore ha rimarcato che “la Chiesa, ricordando l’amore di Gesù, parla di un Dio che non fa distinzioni. Noi come uomini (e donne) –ha aggiunto- abbiamo un cuore, abbiamo bisogno di essere amati e di amare”. Padre Urso ha poi posto l’accento su quanto attestano le Scienze Umane, che “ci dicono che l’uomo o soffre nella carenza affettiva o gioisce per le gioie della vita”.

Il Ministro Provinciale ha poi parlato di un Dio, che “non è distante da noi; è il Dio Amore. Come è bello sentire –ha proseguito- che c’è un Dio che come Padre e come Madre ci accoglie; un Dio che ci ha creati per Lui, <>”. Nel prosieguo della sua omelia, Urso ha posto l’accento sul fatto che “se si è falsi nell’amore, anche le relazioni non funzionano. Per cui se vuoi essere veramente felice, ama”. Ed ha concluso citando S. Francesco d’Assisi: <>.

Prima della benedizione finale, ancora il Ministro Provinciale dei Frati Cappuccini di Calabria Giovanni Battista Urso ha pregato per i governanti, “con la benedizione che scenda su tutti voi fedeli, che scenda su di lei Sindaco e su tutta l’Amministrazione, che si conclude, come tutte le cose, ma che continua con altre persone”.

Si è conclusa così la mattinata del 12 giugno; anche in nottata, dopo la Rievocazione della morte del Santo -ore 23:00-, la S. Messa di mezzanotte è stata officiata dal M.R.P. Giovanni Battista Urso.

Nella giornata successiva, “Solennità di S. Antonio di Padova” (sabato 13 giugno) alle 11:00 la S. Messa presieduta da S.E. mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo diocesano, con la presenza delle Forze dell’Ordine, delle Associazioni e dei gruppi di volontariato della città.

“Antonio non si è mai discostato dalla Parola”, insegnandoci “che è necessario evangelizzare in modo opportuno: a 360°… Egli è rimasto fedele alla Parola di Dio e al suo destinatario, l’uomo concreto”.

Sono alcuni dei passaggi dell’omelia che il Vescovo di Lamezia Terme Mons. Luigi Cantafora ha pronunciato, presiedendo al Colle la celebrazione eucaristica nella mattinata del 13 giugno, giorno della festa di Sant’Antonio da Padova, alla presenza delle Forze dell’Ordine, dei volontari della Croce Rossa e di diverse associazioni di volontariato, che hanno reso omaggio al Protettore della Città, “testimone di giustizia e di amore per il bene comune”.

Dal presule anche un appello alla comunità civile lametina perché “venerare il nostro Santo faccia nascere in noi e in tutta la città un rinnovato desiderio e impegno a operare il bene affinché a prevalere non siano le calunnie e le menzogne, ma la comune stima che il Battesimo esige. Si spalanchi per noi e per la città un tempo di vera corresponsabilità tra cittadini e istituzioni perché si affermi la <> e sia rispettato il diritto nella giustizia”.

Monsignor Cantafora ancora nel corso dell’omelia ha sottolineato come “in Sant’Antonio due anime vanno tenute sempre unite: il suo essere un insigne predicatore e il suo essere un amante dei poveri. Egli ha come vissuto e incarnato un passaggio <>”.

Il Pastore della Chiesa lametina, nel prosieguo dell’omelia, ha rimarcato che “Antonio non si è mai discostato dalla Parola, anche se esigente e non si è mai allontanato dall’uomo anche se sfigurato dai peccati. Non è per questo motivo un esempio validissimo per noi che cerchiamo di annunciare il Vangelo? Quante volte, o carissimi, chi annuncia il Vangelo ha paura della Parola che pronuncia e cerca di attenuarla e ridurne la radicalità, facendo indebiti sconti a quanto richiesto dal Signore? O ancora, quante volte chi annuncia, invece, ha paura dell’uomo provato e sfigurato e se ne allontana, offendendo la carne di Cristo”.

In conclusione ha detto il vescovo “l’esempio di Sant’Antonio sia da sprone a tutta la Chiesa diocesana. Diventi appassionata testimone di un Vangelo annunciato e vissuto interamente e intensamente, a 360°”.

Nel pomeriggio del 13 giugno, per via del turno di ballottaggio (14 giugno) delle elezioni per il sindaco della Città, si è svolta la processione (anticipata, quindi, a sabato 13 giugno –e non come da tradizione- il 14 giugno), sempre dalle 17:00 e sempre secondo l’itinerario tradizionale.

La processione della sacra effigie di S. Antonio (risalente al 1685, il simulacro del santo è stato realizzato a Napoli su commissione dell’allora parroco del convento nicastrese), portata a spalla dagli statuari, coordinati da Franco Caruso, e presidiata ai lati da un nugolo di Forze dell’Ordine, dopo aver costeggiato la Cattedrale, si è snodata in un primo tratto tutto in salita, quello di via Garibaldi, passando per S. Lucia. In località Calìa, nei pressi dell’antica chiesetta di San Nicola, la statua è stata incensata. La processione ha poi attraversato corso Nicotera, all’altezza della scuola “M. Perri”, sotto il luccichio della luminarie e poi via via per un altro tratto in salita, fino al “Vico San Giovanni”; quindi, in Piazza Mercato Vecchio, da quest'anno la nuova location scelta per incoronare la statua (incoronazione che prima avveniva al "Vico San Giovanni", la cui strettoia però non consentiva alla popolazione di assistere a tale cerimoniale). Da qui per corso Numistrano, dove c’è stato l’inserimento ufficiale delle autorità cittadine, col gonfalone del Comune in testa, il sindaco Speranza e la Civica Amministrazione; mentre, da questo momento la processione è stata presieduta dal vescovo diocesano, mons. Cantafora, col Rev.mo Capitolo della Cattedrale. Dopo il tratto iniziale di corso Nicotera, ha avuto inizio la salita verso il Santuario, sostando per la tradizionale entrata della sacra effigie nello spiazzo della “Casa di riposo Tamburrelli” e via nel piazzale del Colle, dove la statua si è soffermata per il momento della Benedizione, cui ha fatto seguito un tripudio di fuochi d’artificio di mille colori. Poi, il rientro nel sacro tempio e il posizionamento della statua sotto l’altare del santo, per il rito del saluto da parte dei fedeli. Quasi 6 ore, la durata della processione: dalle 17 alle 23 circa. Poi, i fedeli man mano sono andati via, contenti di un altro anno vissuto accanto al Santo di Padova, al quale ci si affida, certi che non ci abbandonerà… mai!

Ultimo atto che ha concluso al Colle i festeggiamenti in onore del “Sacerdote e Dottore della Chiesa”, a cura dei Frati Minori Cappuccini della locale Parrocchia “S. Maria degli Angeli”, la benedizione dei bambini, alle ore 18:00 di domenica 14 giugno (e non sabato 13, sempre per il motivo del ballottaggio elettorale) nello stesso piazzale del Santuario.

Il 20 giugno, nell’Ottava di S. Antonio, alle 20:00 ci sarà la S. Messa di ringraziamento e la benedizione della Città con la Reliquia di S. Antonio.

Ovviamente non è mancato un programma civile, con la fiera nei giorni 11, 12 e 13 giugno (e non 12, 13 e 14), le serate di fraternità per tutti i gusti musicali il 31 maggio, il 1° giugno; ancora il 7, il 9, il 14 e il 21 giugno; e le serate sul palco di corso Numistrano nei giorni 11 e 13 giugno.

Antonio Cataudo