In Quaresima,un martire ricorda I venerdì di marzo passeranno anche quest’anno con la preghiera della Via Crucis. Nelle parrocchie, nei santuari e nei gruppi, i fedeli si riuniscono e seguono la Croce. Fin dai primissimi anni, dopo la vicenda di Gesù, i cristiani usavano ripercorrere il tratto di strada dal Getsemani al Golgota, passando per il pretorio di Pilato. Il percorso non era fatto per suscitare sentimenti disperati, come fosse un funerale, ma per risvegliare la coscienza che Dio Padre rivela il suo amore attraverso la Pasqua di Gesù, perché “La Passione di Gesù è la nostra Risurrezione”. (S. Ignazio di Antiochia). Dal 19 Aprile al 24 giugno, a Torino, sarà possibile partecipare all’Ostensione della Sindone, “provocazione dell’intelligenza e specchio del Vangelo”, come si espresse il Beato Paolo VI
. Ma, possiamo dire che ogni preghiera e memoria Passione è sempre una provocazione dell’intelligenza e uno specchio del Vangelo. Benedetto XVI, pellegrino nell’Ostensione del 2010, lasciò delle parole che possono essere ricordate in questi giorni. “Come parla la Sindone? Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, fatta di sangue ed acqua usciti copiosamente da una grande ferita procurata da un colpo di lancia romana, quel sangue e quell’acqua parlano di vita. E’come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo”. Certo, oggigiorno alle nostre orecchie parla il sangue di Cristo che è quello dei cristiani nel mondo. Non è il sangue di morti, ma il sangue di vivi. Infatti nei martiri risalta la Passione del Signore. Pensare a un martire vuol dire per tutti noi, pensare alle richieste del nostro Battesimo, all’insidia e ai tradimenti a cui siamo di continuo esposti, all’impegno di vita evangelica, alla via della croce che siamo chiamati a percorrere per avere il coraggio di liberare la nostra vita dall’egoismo. Tutto questo ricorda un martire. In queste circostanze, il Vangelo è davvero ridotto all’essenziale: vita non morte; perdono non vendetta; rinascita non eliminazione; pietà non disprezzo; amore non odio. Tutto questo ricorda un martire. Nel sabato santo della storia, per le Chiese in Medio Oriente e nel nord Africa, resta ancora una sorgente che mormora nel silenzio e interroga ogni cristiano: Chi è Cristo? Chi sono i cristiani? Chi è la Chiesa? “Non si può restare in disparte o ai margini” – diceva San Giovanni Paolo II. Forse anche le notizie dei giornali, le immagini, gli appelli dell’ennesima strage cristiana, sono un seme nel deserto quotidiano dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre convinzioni. Infatti: “Proprio di là, dal buio della morte del Figlio di Dio, è spuntata la luce di una speranza nuova: la luce della Risurrezione” (Benedetto XVI).