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Il Vangelo della domenica

Riflessione sulla II Domenica del tempo ordinario

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Avendo da poco vissuto il periodo di Natale, celebrazione di quel compimento delle profezie messianiche nella notte di Betlemme, tempo perciò di gioia e di festa per la nascita del Salvatore, la Liturgia di questa seconda domenica del tempo ordinario ci mostra il graduale inizio della missione salvifica di Gesù attraverso i racconti semplici ed immediati della vocazione degli Apostoli.

Il tema della vocazione è presentato anche e innanzitutto nella prima Lettura, tratta dal rimo Libro di Samuele.

La vocazione è sempre opera del Signore! Egli chiama perché vuole salvare l'uomo per mezzo dell'uomo. Chiama uno solo perché molti raggiungano la vita eterna in Cristo Gesù. Nell'Antico testamento la vocazione era profetica; sacerdoti si era per nascita, dalla tribù di Levi, ed anche la regalità era per dinastia.

Nella Nuova Alleanza la vocazione è sacerdotale: un uomo è scelto tra i suoi fratelli per edificare la Chiesa di Dio nel mondo, per annunziare il suo regno, nella giustizia e nella pace. La chiamata, dunque, è sempre opera di Dio, ma il mezzo e la via sono anche dell'uomo.

Il suggestivo racconto della vocazione del profeta, che Dio chiama per nome, destandolo dal sonno, ne è la conferma. In un primo momento il giovane Samuele non sa da dove provenga questa voce misteriosa. Soltanto in seguito e gradualmente, grazie alla spiegazione dell’anziano sacerdote Eli, scopre che quella da lui udita è la voce stessa di Dio. Allora egli risponde subito: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta” (1Sam 3,10).

Si può dire che la chiamata di Samuele abbia un significato paradigmatico, poiché è la realizzazione di un processo che si ripete in tutte le vocazioni. La voce di Dio, infatti, si fa sentire con sempre maggiore chiarezza e il soggetto acquista progressivamente la consapevolezza della sua provenienza divina. La persona chiamata da Dio impara col tempo ad aprirsi sempre di più alla Parola di Dio, disponendosi ad ascoltare ed a realizzare nella propria vita la sua volontà.

Il racconto della vocazione di Samuele nel contesto dell’Antico Testamento s’incontra, in un certo senso, con quanto scrive san Giovanni sulla vocazione degli Apostoli.

Il primo ad essere chiamato fu Andrea, fratello di Simon Pietro. Fu proprio lui a condurre a Cristo il proprio fratello annunciandogli: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). Quando Gesù vide Simone, gli disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)” (Gv 1,42).

Ma la chiamata di questi primi discepoli ha avuto il suo inizio dalla predicazione di Giovanni il Battista. è avvenuta, cioè, nel contesto del compimento delle profezie dell’Antico Testamento: Israele e tutti i suoi figli attendevano e cercavano il Messia promesso, specialmente da quando Giovanni Battista aveva iniziato a predicare sulle rive del Giordano. Il Battista non annunciò soltanto la prossima venuta del Messia, ma lo indicò presente nella persona di Gesù di Nazaret, venuto al Giordano per farsi battezzare. La chiamata dei primi discepoli perciò nasce dalla fede del Battista nel Messia ormai presente in mezzo al Popolo di Dio.

Giovanni Battista additò Gesù e disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. I discepoli di Giovanni Battista seguono Gesù. è da questo seguire Gesù che potrà essere assicurata la continuità della Sua opera: potrà così continuare nella storia la Sua missione per tutti i secoli. Per mezzo di questi e di altri uomini che vi si dedicheranno, come i sacerdoti che, per il dono dello Spirito Santo, doneranno la salvezza attraverso i sacramenti e la conoscenza della verità, che essi proclameranno inalterata, Gesù continuerà ad operare nella storia umana di ognitempo. Per il dono dello Spirito Santo Cristo vive in nei suoi discepoli e opera per mezzo di loro. E non solo! Ritornando al Vangelo, ai discepoli che chiedono a Gesù dove abita: “Rabbì, dove abiti?”. Egli rispose: “Venite e vedete”. La vera scoperta del luogo dove abita Gesù la vivranno dopo la sua Risurrezione, dopo che riceveranno lo Spirito Santo! Grazie allo Spirito Santo Cristo abita in loro, abita nel povero, nell'ammalato, nel nudo, nell'assetato, nel reietto degli uomini. è nei sacramenti della Chiesa. è con il suo Corpo ed il suo Sangue nell'Eucaristia. è nella Parola del Vangelo.

è in chi pratica la giustizia, vive con mani innocenti e cuore puro, non pronunzia calunnie e non sparge menzogne. è qui che Lui abita e lì lo dovrà cercare chiunque lo desidera. è nei testimoni della fede e in tutti coloro che ascoltano la Sua voce.

Il Cristo abita nel corpo dell'uomo, che è tempio dello Spirito Santo, così come ci insegna san Poalo nella seconda lettura. L'uomo è il santuario di Dio. In lui Dio abita di una presenza di grazia, di santificazione, di una presenza di Padre.

Ma perché Dio sia in lui, nell'uomo, è necessario che l'uomo sia in Dio, nella sua grazia, nella sua legge, nella sua santità. Il Dio tre volte santo non può abitare in un tempio che non è santo. è necessario quindi mantenerlo puro, allontanando da esso ogni sorta di impurità, ogni fornicazione, ogni abominio, ogni licenza che lo contamina e fa allontanare Dio da esso. Oggi i peccati contro il corpo sono molti, tanti: relazioni prematrimoniali, adulteri, concubinaggi, divorzi, promiscuità, omosessualità fanno i cristiani dei profanatori e del tempio dello Spirito Santo una spelonca di peccato che offende la santità di Dio.

Glorificate dunque Dio nel vostro corpo, ammonisce Paolo. Santificatevi ed il Dio Santo abiterà in voi.