·

Cultura e Società

Da Icica a Si dicia continua il viaggio in versi del vernacoliere Ciccio Scalise

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Un uomo, una storia, l’identità di un paese che egli racconta nelle sue poesie, scritte di getto; fatti, personaggi e immagini che si sono tramandati di generazione in generazione, fino ai giorni nostri.

Questa la “Sambiase” descritta nei versi di Francesco (per tutti Ciccio) Scalise, vernacoliere lametino, che ha bissato il successo di pubblico presentando “Sambiase e dintorni: <>”, la sua seconda raccolta di poesie in vernacolo.

La presentazione della prima raccolta, dal titolo “Icica”, risalente al 21 novembre 2013, venne presentata al Teatro Politeama nel corso di una manifestazione, sempre organizzata dall’associazione culturale “InOper@”. Da “Icica”, cioè tutto quello che si sente dire dalla gente al mercato, al bar, nel salone del barbiere, in piazza etc, a “Si dicìa” il passo è stato breve. Ed ecco la seconda raccolta, presentata -nella serata di sabato 10 gennaio in un’affollata sala teatro dell’Istituto Comprensivo Nicotera-Costabile (Via Gramsci)- nel corso di una iniziativa organizzata dall’associazione culturale InOper@ con la collaborazione dell’associazione culturale San Nicola (il sodalizio guidato da Pino Morabito, di cui Scalise è socio onorario dal 19 dicembre 2013) e della Rivista “Storicittà”.

All’inizio della manifestazione, dopo la declamazione di “Lamezia bella, Lamezia amata”, hanno porto i saluti il sindaco di Lamezia Terme Gianni Speranza e il neopresidente del Consiglio Regionale della Calabria Tonino Scalzo. “La poesia in vernacolo –ha detto il Primo cittadino di Lamezia- ci dà un senso di come eravamo; la poesia di Scalise –ha aggiunto Speranza- non è solo fantasia e identità, ma esprime la bellezza del suo animo e di un popolo”.

Per Tonino Scalzo l’opera di Ciccio Scalise “è la sua passione”, facendo notare come alcune delle sue poesie parlano di fede e di pietà popolare. “Scalise, oltre ad essere un devoto di San Francesco di Paola, “è un devoto della Madonna di Visora di Conflenti –ha aggiunto il presidente del Consiglio Regionale-, che è il Comune capofila di 17 santuari mariani che rientreranno in un circuito internazionale con la possibilità di accedere a fondi importanti”.

A seguire, gli interventi dei relatori, moderati da Elena De Fazio, dell’associazione culturale InOper@ (che ha anche voluto rivolgere un breve pensiero sui fatti di Parigi, ripetendo quello che è ormai diventato un motto: “Je Suis Charlie”) e preceduti dalle performance musicali di Francesco Sinopoli al pianoforte e Gennarino Mendicino all’organetto. Tra un intervento e l’altro -mentre scorrevano in video-proiezione immagini della Sambiase di un tempo-, alcune delle poesie di Ciccio Scalise sono state declamate da padre Vincenzo Arzente, Pino Mete, Gaetano Montalto e dallo stesso Scalise, alla fine.

“Questa iniziativa –ha sottolineato Massimo Iannicelli, editore del testo- si coniuga perfettamente con lo spirito della rivista ” (di cui lo stesso Iannicelli è direttore e della quale quest’anno ricorre il 24° anniversario di pubblicazione). Per poi porre l’accento sul fatto che Ciccio Scalise “prima di essere un poeta, ha un grande spirito di osservazione”.

L’intervento di Padre Vincenzo Arzente, dei Padri Minimi del locale convento, che ha curato la prefazione del volume di Ciccio Scalise, ha offerto spunti storici sul dialetto, “in crisi dal 1861, ma che poi nella metà del Novecento alcuni scrittori hanno fatto sì che tornasse di nuovo in auge”. Entrando poi nello specifico del libro di Scalise, Arzente ha fatto notare che in “si parte da alcune affermazioni di fatto”, legandosi a quel “dato storico che unito alla poesia dà la completezza di una storia; al contrario della prima raccolta , dove ci si basava sui della gente”.

A seguire, l’intervento del critico letterario Tommaso Cozzitorto, che –dopo aver ringraziato Massimo Iannicelli per aver voluto affiancare questo progetto, pubblicando il libro- ha inteso evidenziare come “da a non è da trascurare il termine , dove si parte dal territorio per esplorare altri momenti”, definendo il libro di Scalise “un monumento storico”. Cozzitorto ha quindi proposto all’attenzione dei presenti un’accurata analisi di alcune poesie di Scalise, “che si sente sambiasino dal punto di vista della cultura e lametino come cittadino. Ciccio Scalise –ancora Cozzitorto- riesce a trasmettere il messaggio in anima; un messaggio che riesce a permeare ovunque”.

Dopo altri brevi interventi di saluto, le conclusioni dell’autore. Ciccio Scalise, dopo una sfilza di ringraziamenti (compresi quelli ai propri nipoti, presenti assieme ai tanti familiari), a proposito della poesia d’apertura manifestazione “Lamezia bella, Lamezia amata” declamata da padre Arzente, ha voluto riprendere il messaggio veicolato all’inizio, quello di “far decollare Lamezia, che ha tante potenzialità. A Lamezia non si deve solo dire, ma soprattutto bisogna agire, fare”. E ad effetto sorpresa, con un’apposita poesia in vernacolo sambiasino, ha spiegato la nascita di questo suo secondo libro, facendo trapelare a chiare note che “tra un annetto ci vedremo con un altro volume, il terzo libro”.

Di seguito una breve biografia di Scalise, riportata dall’ultima di copertina del suo secondo testo. Francesco Maria Scalise (Ciccio per tutti) nasce a Sambiase (ora Lamezia Terme) il 5 dicembre 1944 da “mastro” Antonio, originario da Quinzi (Serrastretta) e mamma Teresa Maria Cristaudo da Sambiase.

I suoi studi si fermano alla licenza di scuola media, conseguita nel periodo del servizio volontario da lui prestato nell’Arma dei Carabinieri. Conosce in giovane età l’impegno al lavoro e nel 1967 sposa Mimma Cerra, che gli dà cinque figli.

Compone versi da offrire come omaggio o intrattenimento negli eventi che frequentemente gli si presentano.

Inizia così la sua “produzione poetica” che lo vede soffermarsi su eventi, fatti, ricordi, detti antichi, spaccati di vita sociale, politica, religiosa, e tante altre emozioni e ricordi, cristallizzati nel suo “vernacolo”, tanto da essere ormai considerato dai suoi concittadini una originale ed autentica “memoria storica”.

Antonio Cataudo