Risuona un eco incessante ed estenuante che percorre le vie delle nostre case e i sentieri d’ogni giorno battuti e si leva fortemente con la stessa intensità di quel grido con cui un tempo l’oracolo preparava la sentinella a nuovi compiti. Risuonava in quel tempo da Seir ed oggi dalle nostre chiese e deciso appare il timbro vocale e spirituale con cui ora il Sigillo divino decide di improntare di sé il mondo; un mondo che non vuole più indossare per la Festa il solito abito quotidiano ma sceglie volutamente l’abito più bello, quello che un tempo fu, delle proprie nozze. Ed è così, da questa Chiamata dalle sembianze di un grido e con una risposta altrettanto accorata e vivida che ha inizio il nuovo cammino pastorale e catechistico della nostra parrocchia. Il Signore quest’anno chiama ognuno di noi a vestire i panni della sentinella, l’unica che con gli orecchi e il cuore dello Spirito Santo riesce a percepire le grida che provengono da una terra in cui regna ormai l’illegalità e laddove nuovi idoli da tempo hanno fatto ingresso nelle loro case: l’ambizione, la millanteria, l’indifferenza, la mediocrità e l’egoismo, la corruzione e l’orgoglio. Ed è per questo che il Signore ci invita oggi più che mai a tenere desta l’attenzione, a stare attenti !, perché non c’è più tempo da perdere, non possiamo più lasciare spazio a quella notte che ci ottenebra le menti e ci oscura i cuori, dobbiamo correre in fretta, seguir-Lo nella via tracciata, precorrere il senso della nostra esistenza qui su questa terra che non è di sicuro il tempo e il senso delle vacue chiacchiere che agitano i valloni della Scammacca così come i vicoli Fruntari e non è neanche più il tempo e l’ora di Anania che preferisce la menzogna soltanto perché non conosce la verità, non l’ha mai incontrata! Piuttosto il nostro, è il tempo di Geremia che ha la “stessa bocca” del Signore e gli orecchi desti all’ascolto di chi parla “la voce del silenzio sottile”, una Voce che ci richiama al nostro compito di sentinelle, di avere « la bocca quale spada affilata nascosta all’ombra »¹ per essere riposta nel turcasso e ?s-frecciata' al momento giusto . Non è neanche chiedendo alla sentinella « a che punto è la notte ? »² o di-svelando la nostra ansia per il sopraggiungere del mattino, che faremo la sua volontà, bensì è in un sincero ¹ Is 49,2-3 ² Is 21,11. ritorno, rinnovato e puro alla coscienza, a quel fondo originario in cui alberga la nostra vera essenza e i nostri più intimi pensieri, che troveremo la ’Via-Crucis’della salvezza eterna, della Verità e della Vita. Ed è sulla mite figura di Abele che possiamo allungare il nostro sguardo, su quel pastore errante che ci insegna ad andare oltre i cippi di confine e a guardare alla terra non come ad una proprietà ?confinata' e portatrice di sola ricchezza materiale, bensì come luogo di pellegrinaggio transitorio pronto per essere lasciato senza rimpianti, allorché “la voce sottile” griderà di seguirlo, perché Lui è lì, ad attenderci oltre quel muro. Non ci rimarrà altro da fare allora che scavalcare quel muro che appartiene al tempo di una notte troppo oscura, perché solo così potremo godere della visione di quella Luce aurorale che precede un nuovo mattino, l’unica luce alla quale dovremmo anelare. Questa aurora traluce in ogni cosa della terra, dal volto di un bambino ai campi ricoperti dai meravigliosi nonché rari fiori del croco, dove il giallo non è meno bello o importante di quello azzurro o più prezioso della sua varietà bianca e così, allo stesso modo Matteo, Paolo, Maria, Nazzareno, Benedetta e i loro compagni, consapevoli di essere dei fiori non meno rari e profumati degli altri, ma tutti uguali, pur nella loro diversità, davanti a Dio, rispondono felici all’invito del nostro sacerdote di partecipare al banchetto di inizio del nuovo cammino insieme. E di quel giorno mi sovviene l’immagine dei nostri bambini che attendono impazienti davanti all’altare il momento in cui verrà pronunciato il loro nome per la consegna dei vangeli e dinanzi a loro una veste bianca ed un banchetto di “grasse vivande” mai viste o notate prima. E infine la risposta a quella chiamata che aveva sia l’inconsapevolezza tipica di un bambino ma anche la certezza radicata dell’adulto che è sul Monte degli Ulivi e non sui nostri monti che troveremo il senso più profondo della vita, un senso che dista da noi, soltanto « il cammino di un sabato! » ³. E allora non mi rimane altro che auspicare l’inizio di un cammino ?tutti insieme' all’insegna della Risposta; una risposta che va cercata non solo in una volontà di conversione ferma e decisa e nella libera assunzione del singolo delle proprie responsabilità verso una scelta, un pensiero o un’azione ma anche nella responsabilità per “l’Altro da me e da noi” che è “prossimità” prima ancora che il Prossimo quel prossimo tanto amato da Dio, come se stesso. Perché è solo nella prossimità, nella vicinanza che assisteremo alla riconciliazione della Parola col Silenzio dal loro eterno alterco, dell’uomo con la donna oggi più che mai votati alla separatezza di genere prima ancora che di pensiero dimenticando che Eva ha origine da un osso della costola di Adamo e che ?Adamo' nascerà dal grembo di una donna e ancora, la sentinella semanticamente votata al femminile, per tradizione è incarnata invece al maschile. E dinanzi all’immagine di un mondo che annega sotto i colpi del diluvio delle incertezze e delle divisioni non ci resta altro dunque che cercare il collante della diversità in questa originaria Unità ,che si riflette nel prossimo così come in uno specchio la propria anima. E’proprio qui, in colui che ci siede accanto, che ci sta di fronte, della cui presenza talvolta non ci si è mai accorti, che troveremo l’impronta del Signore, una delle tante risposte alla Sua volontà, attendiamo allora con pazienza e solerzia le altre, perché non tarderanno ad arrivare se sapremo coglierne i luminosi segni!
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La risposta è nel prossimo!!
Antonio Cataudo · 10 anni fa