Due a sinistra e una a destra, colpi di scena nel segreto dell’urna e nella “nostra” provincia di Catanzaro, proprio per non farci mancare niente, anche qualche scappellotto tra il sindaco del capoluogo e il suo ex assessore. Si può riassumere così il bilancio delle consultazioni di domenica scorsa in Calabria per il rinnovo dei consigli provinciali e dei presidenti di provincia, le prime dopo il via libera alla legge Delrio che ha ridefinito confini e competenze dell’amministrazione locale. Tra le modifiche sostanziali della riforma c’è la modalità di elezione delle varie cariche: il presidente, i rappresentanti delle assemblee e del consiglio sono votati dai sindaci e dai consiglieri comunali della provincia stessa. Gli eletti (sempre sindaci e consiglieri) non percepiranno alcuna indennità per l’incarico ricoperto. La prima provincia calabrese a rinnovare i suoi organi di governo con la nuova legge è stata quella di Vibo Valentia, dove si è votato il 28 settembre scorso. A vincere nella provincia più piccola, è stato il Sindaco di Briatico Andrea Niglia, appoggiato da una lista formata da indipendenti vicini al centro destra ed esponenti renziani del Partito democratico. Le polemiche e gli strappi interni ai partiti visti nelle elezioni vibonesi avevano già dato un’idea di ciò che si sarebbe verificato negli altri territori: a Vibo, infatti, Niglia (appoggiato dall’ala renziana del Pd) si era scontrato con il Sindaco di Maierato Sergio Rizzo, sostenuto dalla lista "PD Amministratori Vibonesi Indipendenti" che aveva nel proprio simbolo il logo del Pd ma “disconosciuta” dallo stesso braccio destro di Renzi Lorenzo Guerini, e con Giuseppe Raffele, consigliere comunale di Serra San Bruno, appoggiato da Ncd e Udc. Tornando alle consultazioni di domenica scorsa, partiamo dalla provincia di Catanzaro dove a vincere è stato Enzo Bruno, segretario provinciale del Pd, che ha ottenuto il 41% dei voti, battendo Tommaso Brutto, candidato del centrodestra, che ha conquistato il 30 % dei suffragi, e Leo Procopio, sindaco di Montauro, sostenuto da una coalizione civica, fermo al 19,7%. I sospetti di trasversalismi e tradimenti compiuti nel segreto dell’urna hanno avuto nel capoluogo la sua manifestazione più vivace, visto che il Sindaco Sergio Abramo e il suo ex assessore Massimo Lomonaco sono arrivati alle mani e addirittura finiti entrambi in ospedale. E a rafforzare il sospetto che qualche consigliere non abbia proprio seguito le direttive di partito nel voto, la composizione del nuovo consiglio provinciale in cui la maggioranza dei consiglieri appartiene alla lista del centrodestra mentre il presidente dell’amministrazione provinciale è espressione del Partito Democratica. Lotta intestina al centrodestra, invece, nella provincia di Cosenza dove il successore di Mario Oliverio è il Sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, sostenuto da Forza Italia, con il 39,81 % dei voti. Dietro di lui è arrivato il sindaco di Rende, Marcello Manna, vicino al Nuovo centrodestra e sostenuto da un'aggregazione civica, il quale ha ottenuto il 34,28 % dei voti. Terzo il candidato del centrosinistra, Gianni Papasso, sindaco di Cassano allo Jonio, fermo al 25,91%. Anche qui, subito dopo il risultato, sono volati gli stracci tra il deputato Roberto Occhiuto, fratello del nuovo presidente della provincia e passato dall’Udc a Forza Italia, e gli esponenti del Ncd che hanno lanciato accuse contro “il gruppo dirigente ristretto che gestisce il partito in Calabria e che sembra percorrere una pericolosa deriva di autoreferenzialita”. Accuse che certamente saranno una brutta grana per Wanda Ferro, alle prese con una coalizione da ricomporre in vista delle regionali di novembre. E infine la provincia di Crotone, dove il sindaco pitagorico Peppino Vallone ha vinto per un soffio, conquistando il 48,6% dei voti contro il sindaco di Cirò Marina, Roberto Siciliani, fermo al 46,6%. Una vittoria sul filo del rasoio che, come dichiarato dallo stesso neopresidente, è segnale che più di qualche elettore è stato “folgorato” sulla via di Damasco: almeno 4 consiglieri del Pd che appoggiano l’amministrazione comunale guidata da Vallone, secondo quanto riporta il sito del Corriere della Calabria, hanno votato per l’avversario del loro sindaco. Tirando le somme, dalle prime consultazioni per il rinnovo degli organi delle Province, emergono alcuni dati di fatto. Le Province non sono state abolite, esistono ancora e a scegliere chi le guida non sono più i cittadini in via diretta ma i loro rappresentanti, scatenando così tutto ciò che più separa la politica dalla vita reale: accordi sottobanco, trasversalismi, consultazioni elettorali che diventano occasione per sistemare i conti tra avversari all’interno degli stessi partiti. E dalle elezioni provinciali di domenica scorsa, viene fuori uno spaccato tutt’altro che positivo del quadro politico calabrese che si appresta a rinnovare i massimi organi della regione. Cresce il sospetto di un confronto democratico infettato dal vizio secolare del trasversalismo, di uno scontro tutto di facciata che nasconde la volontà di mettersi d’accordo non nell’interesse dei calabresi, ma di “poche” persone e “pochi” gruppi di potere. Lo scontro corpo a corpo tra due esponenti politici di rilievo della provincia di Catanzaro, con le denunce seguite, non è che la punta dell’iceberg di un sistema politico che non va e non è solo un danno per l’immagine della regione, ripreso dagli organi di informazione nazionali. Se questa è stata la prima performance delle “nuove” Province, viene il sospetto che l’unica novità sia stata l’impossibilità dei cittadini di eleggere direttamente i propri rappresentanti. Il resto è tutto un film già visto.
Cultura e Società
Tra sospetti di inciuci e qualche scappellotto, la Calabria rinnova le amministrazioni provinciali
Paolo Emanuele · 10 anni fa