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La parola del Vescovo

Omelia Festa San Francesco

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Omelia Festa San Francesco

“In che misura Dio è tutto per noi? Lo è davvero? Siamo pronti ad amare Dio con tutto il nostro cuore, la nostra mente e le nostre forze?”. Sono queste alcune delle domande che il Presule della Diocesi Lametina ha voluto porre nell’omelia a tutti i presenti presso il Convento di Sant’Antonio in Lamezia, retto dai Padri Cappuccini, nell’occasione della festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia. Di seguito il testo

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Un saluto affettuoso al Padre Provinciale e alla comunità dei Padri Cappuccini. Colgo l’occasione della Festa di San Francesco per incoraggiare e sostenere con affetto e stima, il nuovo Parroco Padre Bruno Macrì, che ritorna a Lamezia. Sono certo che si farà garante di una collaborazione proficua per il bene della nostra comunità lametina, favorendo quella naturale vicinanza tra la fraternità dei Cappuccini e la Chiesa diocesana. «Francesco uomo di Dio, lasciò la sua casa e la sua eredità, si fece piccolo e povero: e il Signore lo prese al suo servizio». Carissimi, l’antifona d’ingresso di questa liturgia sintetizza in poche righe la figura altissima di Francesco, piccolo e povero, ma grande in santità. Siamo qui per ringraziare il Signore di questo grande santo, patrono d’Italia, fondatore dell’ordine francescano, uomo talmente simile al Signore Gesù da ricevere così tanto amore fino al dono delle stimmate. Il senso delle stimmate di Francesco è da ricercare proprio nella Sacra Scrittura. San Paolo ci ricorda che per lui il mondo è stato crocifisso e lui per il mondo. Questa espressione rivela una profondità mistica straordinaria. Il mondo è crocifisso nel senso che Paolo rifiuta, rinuncia, si allontana da tutto ciò che è mondano, pagano, non secondo il Vangelo. Occorre crocifiggere nella propria carne quella tendenza egocentrica, egoistica, paludosa, che ci imbriglia sempre nel tentativo di emergere, farci notare, esser apprezzati. Viviamo talvolta di apparenza e di ricerca della stima. Infatti pur di vivere, alcune volte cancelliamo gli altri. Chi può guarirci da tutto questo? L’annuncio di Cristo morto e risorto che vince in noi la paura della morte e ci dà la capacità del dono all’altro, perché la vita viene dal dono agli altri. Non c’è più spazio per la mondanità, per pretese di vanagloria. E Francesco ha vissuto proprio così. Questo atteggiamento di distacco non è fondato sul disprezzo del mondo ma sull’amore per Dio. è questo amore è così grande per Paolo, per Francesco da essere considerato la norma, la perla preziosa trovata, chiave per giungere alla felicità! Crocifiggere nella propria carne il mondo, per noi uomini e donne del XXI secolo è ancora possibile, è auspicabile? Si carissimi! Non occorrono penitenze strane, cilici medievali, né visioni straordinarie. Crocifiggiamo la carne quando non cediamo ad una certa mentalità senza Dio, quando rifiutiamo il malcostume, il compromesso, quando accogliamo la vita in qualunque forma e modo si presenti, quando accogliamo la debolezza come luogo di rinascita e non come spazio di scarto per gli altri, quando non includiamo il debole, il povero e chi è veramente senza voce. Il mondo cerca il successo, i numeri, i soldi. Anche nella vita religiosa talvolta si rischia di essere inficiati da una simile mentalità. Francesco è andato controcorrente, ha voluto con tutte le forze seguire Gesù, Gesù solo. Non si è preoccupato né di apparire, né di essere approvato, ma ha cercato solo Gesù. Sull’altare delle stimmate a La Verna c’è scritto Deus meus et omnia: Dio mio e mio tutto! Questa è stata la scoperta di Francesco: Dio è tutto per lui. Chiediamoci: in che misura Dio è tutto per noi? Lo è davvero? Siamo pronti ad amare Dio con tutto il nostro cuore, la nostra mente e le nostre forze? Questa è la vera conversione, la vera circoncisione del cuore. Convertirsi significa cambiare direzione nella vita. Guardando la sua vita, Francesco è un vero “convertito” come Chiara, che lui stesso chiamava la Cristiana! Essi non hanno nulla a che fare con i personaggi romantici e sentimentali dei film, ma sono persone robuste e ancorate veramente in Cristo. Infatti lo stesso Francesco dice: “Il Signore mi chiamò a convertirmi, a lasciare la terra del peccato e intraprendere le vie di Dio”. In quest’anno, dedicato alla vita consacrata, auspico che tutti i religiosi, le religiose e le comunità presenti in diocesi, si rinnovino, ritrovino gusto, forza e ristoro nel vangelo, nell’incontro col Signore Gesù. Auguro a tutti voi di sperimentare la dolcezza e la soavità del giogo del Signore. C’è un peso da portare nella vita, ma è leggero perché lo porta Lui, Gesù, il Signore. Chiediamo dunque al Signore, per intercessione di San Francesco, di aiutarci a diventare discepoli di Gesù, conformi all’immagine del Figlio di Dio, obbediente al Padre, partecipi dei suoi stessi sentimenti di amore, di compassione, di misericordia per il mondo!

Amen