Bandire la violenza sulle donne e lo stalking: La sezione lametina della Fidapa ne ha discusso in un apprezzato convegno pubblico, che ha visto anche la saggia riflessione di don Pietro Folino Gallo. Nel giorno in cui in tutto il mondo s’è celebrata la giornata per mettere al centro della giusta attenzione l’indicibile violenza subita dalle donne, specialmente di quelle in età che va dai 15 ai 60 anni, la sezione lametina della Fidapa ha organizzato un partecipato ed interessato convegno sul tema, appunto, della “Violenza sulle donne e stalking”.
Dopo aver premesso che tale iniziativa – così come in ogni parte del mondo – è collaterale anche alla memoria delle eroine sorelle Miraball con la loro triste storia che è finita per diventare simbolo della violenza dei diritti umani, la Presidente della Fidapa di Lamezia ha sostenuto nei suoi passaggi introduttivi come angherie, soprusi e sottomissione passiva devono essere decisamente bandite, iniziando proprio da quei luoghi dove la sofferenza diventa un’abitudine e, assieme, uno stile di vita.
A sua volta, la vice presidente del Distretto Sud Ovest della Fidapa, Angiola Infantino, s’è rapportata alla recente indagine Istat per sottolineare l’incremento dei dati relativi alla violenza femminile che assume diversi volti e, nonostante ciò, viene spesso occultata per non intaccare la credibilità e l’onorabilità del nucleo familiare. Evidentemente, ha rimarcato, a nulla sono valsi i decenni di lotta al femminile per dare concretezza e visibilità alla conclamata uguaglianza tra uomo e donna.
Pareri e valutazioni nel settore prettamente giuridico sono stati illustrati da Gabriella Reillo, presidente Ufficio GIP al Tribunale di Catanzaro, nonché componente del Comitato Pari Opportunità presso il Consiglio Superiore della Magistratura. Dopo un excursus sulla legislazione in materia che, partendo dal contesto giuridico del periodo fascista, è arrivata a quello attuale con la introduzione del reato per stalking, il Magistrato ha approfondito questioni che invocano una forte presa di coscienza, eliminando rischiose zone d’ombra, tra le quali i maltrattamenti in famiglia che ancora fanno resistenza nell’essere denunciati, proprio secondo quella assurda e perversa logica secondo la quale la violenza domestica debba essere regolata in famiglia.
Le Istituzioni devono svolgere la loro parte, come già si sta iniziando ad operare con successo; ed è su questa tendenza positiva e prepositiva che ha brillantemente relazionato Elena Morano Cinque, presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Catanzaro. Dopo aver richiamato la necessità di inculcare tra le donne il valore dell’autostima, la Morano Cinque è poi passata alla illustrazione di due ambiziosi progetti che l’Ente provinciale catanzarese ha predisposto: il “Progetto Ofelia” (dal nome greco “feleja”, ovvero colei che aiuta), ed il Progetto “Stalking catene invisibili”; progetti che nella pratica devono incidere nella formazione di persone incaricate ad aiutare le vittime della violenza, alzando la testa e porgendo il cuore e la mente ad essere aiutate ad uscire dal buio tunnel.
Più o meno su queste linee espositive ed operative si sono basati i successivi ed apprezzati interventi di Teresa Bambara, Responsabile Servizi Sociali del Comune di Lamezia Terme; e di Renata Tropea, in servizio al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme.
Molto brillante, pastorale e teologico, l’intervento di don Pietro Folino Gallo, parroco della Comunità Santa Maria Goretti di Sambiase, chiamato in causa proprio per ricordare una giovane vittima di gravissimo reato – Adele Bruno-; don Pietro ha chiamato in causa i mali che affliggono la società e sui quali si parla e ci si impegna poco e questo perché si sta perdendo ogni valore riposto nella Trascendenza, nell’unico Amore che salva, quello di Gesù morto e risorto.
Giovanni Maria Cataldi