Le letture, che la Liturgia di questa domenica sedicesima durante l’anno propone alla nostra meditazione, contengono certamente il nucleo più profondo e illuminante di tutto il messaggio cristiano. Infatti ciò che tormenta di più l’intelligenza dell’uomo è la presenza del male nella storia, la sua origine e la sua finalità; solo dalla risposta a questi interrogativi l’uomo può trarre luce per la soluzione del problema della sua esistenza. Intanto, nella prima lettura, viene presentata la via dell’amore, quale risposta alle ingiustizie che imperversano nel mondo e che sono fonte di ogni male e sofferenza. Questa via è Dio che la indica ad ogni uomo con il suo comportamento. Così, ogni uomo che si reputa giusto, non deve disprezzare il peccatore che con il suo agire compie il male, o, peggio, a domandare la sua morte; deve condurre invece a desiderare la sua vita, attraverso la manifestazione di una carità vera, reale, quotidiana, sofferta. è questo il vero modo di costruire le relazioni tra gli uomini. Non ci può essere vera fratellanza sulla terra, finché colui che è giusto non pensa realmente come spendere la propria vita per amare i peccatori, perché anch'essi possano fare ritorno all'amore di Dio nella conversione alla verità, nella pratica della giustizia. La forza del cristiano è la sua partecipazione alla conversione del cuore e della mente di quanti sono lontani da Dio. Se il giusto, e il cristiano lo deve essere in ragione della sua fede, non spende la sua vita per illuminare i fratelli, mostrando loro come concretamente si ama, egli ha fallito la sua vita di giusto. L'ha fallita perché nulla ha fatto per imitare il Signore. Anche la parabola del buon grano e della zizzania contiene in se stessa questo principio di vita e Gesù stesso ne offre sia l’interpretazione che la spiegazione. Con questa parabola, Gesù prima di tutto afferma chiaramente che il male c’è, è presente ed è dinamico nella storia degli uomini. Esso però non può venire da Dio, il Creatore, che per essenza è Bene infinito ed eterno. Dio è il seminatore del buon grano; innanzitutto con la creazione stessa, che è radicalmente e metafisicamente positiva, e poi con la Redenzione, perché “Colui che semina il buon seme è Figlio dell’uomo. Il seme buono sono i figli del regno”. Il male viene dal “nemico” e da coloro che lo seguono: “La zizzania sono i figli del maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo”. Ci troviamo qui di fronte alla libertà, che Dio ha dato alle creature razionali: questa e la realtà più sublime e più tragica perché, usata male, è la causa della germinazione della zizzania nella vita del singolo e nella storia dell’umanità. Dunque, è dall’uso negativo della libertà che nasce la zizzania, che non può essere estirpata dal campo, perché non può essere eliminata la libertà. Qui sta veramente il dramma. Qui sta anche il mistero della storia umana! Dio ha creato l’uomo libero per renderlo degno della sua natura e della sua felicità eterna. Nel campo della storia, come la parabola stessa e le altre letture proposte dalla liturgia di oggi ci dicono, il bene e il male, il buon grano e la zizzania, convivono e crescono insieme, fino al suo termine. Certamente la storia avrà la sua conclusione e allora avverrà la definitiva separazione tra coloro che hanno voluto essere buon grano e coloro che hanno scelto invece di essere e di seminare zizzania. Intanto, durante lo svolgersi della storia, il cristiano non può pensare di vivere come in un paradiso, protetto, libero, lontano dal male e dal suo regno. Egli è posto nel mondo, quindi deve vivere in mezzo al male una vita santa, di contrasto, nella misericordia, nella giustizia, nella verità, in quell'amore che diventa perdono, che si fa preghiera per i persecutori, per i nemici, per coloro che non conoscono la via di Dio. Bisogna perseverare nel bene, restare nel mondo, vincere il mondo; e tuttavia il grano deve restare sempre grano, non può pretendere di sradicare la zizzania e gettarla lontano da sè. Praticamente durante il tempo della nostra esistenza terrena, dobbiamo sforzarci sempre di essere il buon grano! Perciò, la storia è il tempo della prova ed ogni fede va provata non per un giorno e neanche per un attimo. Si è anche tentati in altro modo: la semina della zizzania può essere fatta anche nel nostro cuore affinché non facciamo il bene secondo Dio. Ed è nella tentazione che viene esaminata la nostra volontà; il nemico dell'uomo semina la zizzania nel nostro cuore e noi la scacciamo decidendo di restare buon grano per la gloria di Dio e la salvezza della nostra anima. Comunque, per quanto possa essere vasta e violenta l’opera della zizzania, non dobbiamo mai perderci d’animo, perché il Regno dei cieli è fra di noi, è nelle nostre anime mediante la grazia santificante, mediante la grazia sacramentale, anche mediante il magistero della Chiesa autentico e perenne, magistero che ci guida e ci illumina mediante l’esempio dei santi e le buone ispirazioni che il Signore stesso ci elargisce mediante lo Spirito Santo. Nelle difficoltà e nelle complicazioni della vita, scrive san Paolo ai Romani: “Lo spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26-27).
Il Vangelo della domenica
Commento sulla liturgia domenicale
Paolo Emanuele · 10 anni fa