·

Chiesa

La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune

Paolo Emanuele · 10 anni fa

"La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no e quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati". Parole semplici e ferme quelle che papa Francesco, il papa delle periferie, il papa che spinge i giovani a credere nel loro futuro, dice ai fedeli che lo acclamano a Sibari in occasione della sua visita per “chiedere scusa” alla diocesi di Cassano all’Jonio. Papa Francesco, questo papa argentino, entrato subito nel cuore di tanti, ci ha abituati, ormai, ad esternazioni semplici e dirette. I suoi, sono sempre discorsi improntati sulla semplicità, senza giri di parole o frasi ricercate ed ampollose. è un papa che va dritto nel cuore delle cose che non cerca altre strade e quando c’è da sfidare lo fa, anche a muso duro, dicendo chiaramente che chi imbraccia un’arma, chi uccide, non solo fisicamente, è fuori dalla Chiesa. Ed è dalla diocesi di Cassano, quella diocesi che in questo ultimo anno ha vissuto momenti tristi e di disperazione, che papa Francesco lancia la sua sfida contro una delle più potenti criminalità organizzate che sta espandendo il suo potere anche fuori dalla Calabria. Una sfida non certo facile lanciata in un momento particolare, lanciata in un momento in cui la ‘ndrangheta sembra non avere più freni uccidendo anche bambini sol perché familiari di qualcuno. Papa Francesco non si intimorisce e quella scomunica, lanciata come un anatema, dal pulpito di Sibari, è ferma, decisa, senza fraintendimenti: chi è ‘ndranghetista è fuori dalla Chiesa è altro, è Satana. Frasi che non lasciano dubbi e che dimostrano quanto questo Papa, venuto dall’altra parte del mondo, abbia le idee chiare su ciò che sia realmente l’evangelizzazione e su cosa debba ruotare l’opera di chi, quotidianamente, testimonia il Vangelo. Questo specie se si considera che, come detto dallo stesso Bergoglio “la Chiesa, che so tanto impegnata nell'educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza, Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare". I giovani ed il loro futuro. è questo un altro tema cui papa Francesco ci ha abituati a riflettere, sollecitando spesso la società ad avere maggiore attenzione nei loro confronti e spronando loro a non farsi “rubare la speranza”. Una fiducia, quella del Papa nei giovani, che il Pontefice ribadisce anche a Cassano convinto che proprio loro sapranno dire di no "al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello". Gesti, frasi, esortazioni, che hanno segnato questa visita in Calabria in modo indelebile. Infatti, quella di papa Francesco è stata una visita che ha lasciato traccia del suo passaggio, non solo per le parole dette durante l’omelia ma anche per ciò che ha fatto prima della celebrazione quando è andato a far visita ai detenuti di Castrovillari dove, tra l’altro, oltre a Nicola Campolongo, il padre del piccolo Cocò, è detenuto anche Dudu Nelus, il romeno di 27 anni accusato di essere il responsabile dell'omicidio di don Lazzaro, il sacerdote ucciso sempre a Cassano nei mesi scorsi. Ed è proprio ai detenuti che chiama “amici” e mai detenuti, stringendo mani, dispensando sorrisi ed abbracci, che papa Francesco parla dei diritti ritenendoli essenziali, invitando a mantenere alta l’attenzione e sollecitando le Istituzioni tutte ad impegnarsi concretamente per il loro reinserimento nella società. Ma non solo. In un incontro fuori programma, rivolge anche parole di conforto e di speranza ai familiari del piccolo Cocò Campolongo svelando che prega ogni giorno per questa vittima innocente di tre anni, quel bimbo ucciso e poi bruciato sol perché era in compagnia del nonno al momento sbagliato: "Mai più succeda – dice - che un bambino debba avere queste sofferenze". Ed è per un’altra bambina, la piccola Roberta, che il Papa effettua un altro fuori programma. Lei, sul suo lettino, lo attende per strada insieme alla sua famiglia e papa Francesco, dall’auto ancora in corsa scende per accarezzarla ed abbracciarla. Tanti e innumerevoli i gesti di questo Pontefice che ha come obiettivo quello di ritrovare quello spirito “militante” della Chiesa che era stato un po’perso. Tanti ed innumerevoli le sue parole che indicano la strada da seguire. Grazie papa Francesco. Grazie perché ci dimostri come il Vangelo debba essere vissuto, non solo annunciato.