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“Se muore il Sud”…muore l’Italia: Gian Antonio Stella ospite della rassegna “Il Sabato del Villaggio”

Cesare Natale Cesareo · 10 anni fa

Si dice sempre che, se si vuole veramente bene a qualcuno, non deve mai mancare il coraggio di dire a quel qualcuno se, e dove, sta sbagliando. Un atto di critica che è prima di tutto un atto d’amore nei confronti di chi ci sta veramente a cuore, per spronarlo a migliorare, a crescere, a maturare. E questa dimostrazione d’affetto può valere per tutti: un padre verso un figlio, una moglie verso un marito, una sorella verso un fratello. E perché no, anche da un figlio verso la propria terra. In questo caso però il “figlio”è, per così dire, “acquisito”: Gian Antonio Stella, noto editorialista del Corriere della Sera, è stato ospite, giovedì 5 giugno a Lamezia Terme presso il chiostro di San Domenico, della rassegna “Il Sabato del Villaggio” per presentare il suo libro intitolato “Se muore il Sud” e, con l’occasione, per discutere a largo respiro della condizione a dir poco difficile in cui versa la Calabria e, in generale, il Meridione. Veneto di origini Gian Antonio Stella, ma incredibilmente addentro alle questioni del Sud e della Calabria, verso la quale si sente affettivamente legato e, di conseguenza, addolorato e arrabbiato non tanto per l’azione danneggiante di chi ha prodotto la deriva meridionale, quanto piuttosto per la mancanza di reazione da parte dei calabresi verso questo status quo: “Se fossi calabrese sarei arrabbiato” – dice senza tanti mezzi termini – una frase che ha lo stesso peso di uno schiaffo violento, ma uno schiaffo equiparabile a quello dato da un genitore ad un figlio per svegliarlo dal torpore e incoraggiarlo a rialzarsi dopo la presa di coscienza di una sconfitta. Perché poi la sconfitta del Meridione non può essere spiegata in maniera circoscritta facendo riferimento esclusivamente ai problemi, alla criminalità, al malaffare, alla cattiva politica del Sud: tutta l’Italia è piena di problemi, il Mezzogiorno non è altro che una lente di ingrandimento di questi problemi; ciò che nel resto del nostro Paese non funziona, al Sud funziona ancora meno. Non sarà certo, infatti, solo colpa di una parte dell’Italia se anche la Bulgaria, negli ultimi dieci anni, ha scavalcato il nostro Paese nel ranking europeo: come in tutte le cose, belle o brutte che siano, si sale e si scende insieme, come un unico corpo organico. Per questo, per stessa ammissione di Gian Antonio Stella, la continuazione ideale del titolo del suo libro è: “Se muore il Sud”…muore l’Italia. Siamo una nazione sola, o si salva tutta o non si salva niente. Non è meridionale, non è calabrese, ma il giornalista del Corriere della Sera, attraverso una disamina lucida, spietata, oggettiva, ha parlato e ragionato come se egli stesso fosse nato dalle nostre parti. Anzi, proprio il fatto di non essere nativo del Sud, gli ha permesso, tra le righe del suo libro cosi come tra le pieghe del suo discorso ai lametini, di esaminare la questione meridionale con affetto, sicuramente, ma anche con il giusto distacco analitico per ragionare partendo dal particolare per poi passare alla questione generale di tutta l’Italia, che nella storia, nonostante mille problemi ha sempre trovato il modo per rialzarsi. E proprio perché lo ha fatto l’Italia, lo farà, deve farlo, anche il Mezzogiorno.