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Vita diocesana

Mons. Cantafora nella Solennità di S. Francesco di Paola a Sambiase: "Lamezia deve riscoprire la vicinanza agli ultimi come impegno primario. E tra questi, ci sono i nostri stessi giovani, primi nei sogni e negli ideali, ma spesso ultimi nelle possibilità

Paolo Emanuele · 10 anni fa

“San Francesco è considerato un grande taumaturgo: desiderava il bene, solo il bene per ogni persona. La sua capacità veniva da Dio. Si consumava nelle orazioni, nei digiuni, nelle privazioni, solo per amore di Dio e del prossimo”. Così S.E. Mons. Luigi Antonio Cantafora, vescovo di Lamezia Terme, all’omelia da lui pronunciata nel corso della Solenne Concelebrazione Eucaristica delle 10:30 del 2 giugno, solennità di San Francesco di Paola in Lamezia ovest; concelebrazione svoltasi nella tensostruttura adiacente il convento dei Padri Minimi, allestita appositamente dopo il via ai lavori di restauro che stanno interessando la chiesa Matrice e per la limitata disponibilità della chiesa di S. Francesco ad accogliere le centinaia di persone che hanno seguito anche tutto il novenario preparatorio alla festa stessa. Sempre nella mattinata del 2 giugno, alla presenza delle autorità civili e di una rappresentanza di tutte le forze militari della città, si è ripetuto il gesto dell’accensione del cero votivo, preceduto dalla preghiera e dalla consegna della chiave d’oro al Santo da parte del Sindaco della Città, Gianni Speranza.Mons. Cantafora, nel prosieguo dell’omelia, ha sottolineato come in San Francesco di Paola “questo amore, questa carità, diventata il suo motto, lo ha spinto a compiere imprese inaudite. Ha fatto cose apparentemente semplici, come restituire la vita agli animali e allo stesso tempo ha compiuto atti di grande diplomazia, per esempio con il re di Francia. Consigliava i dubbiosi e confortava coloro che erano afflitti. In tutto esercitava la carità. Nulla era inutile o superfluo per lui”. Il presule ha ancora rimarcato che “i santi non sono superuomini; sono uomini che hanno dato la loro vita al Signore, sono i semplici di cui ci ha parlato il Vangelo e per i quali il Signore gioisce. I santi sono uomini e donne che hanno lasciato fare al Signore, hanno permesso al Signore di agire. I miracoli, i segni, infatti vengono solo da Dio. è Lui che ci da la possibilità di operare nel suo nome perché venga il Regno di Dio e perché si realizzi il progetto di Dio per gli uomini: conoscere il Padre e la sua bontà”. Monsignor Cantafora ha ancora accostato la figura del santo Taumaturgo a quella di “uno straordinario Maestro di carità. Anche perché ci insegna, in maniera unica, l’attenzione e la vicinanza agli ultimi. Gli ultimi, carissimi fratelli miei, si sentono oggi più che mai abbandonati, sono senza voce, senza sostegno: non sanno a chi rivolgersi, dove bussare, come implorare, in che maniera vivere. La comunità cristiana è chiamata ad essere luogo di carità a dilatare gli spazi delle opere di carità, altrimenti il dramma degli ultimi assumerebbe proporzioni gigantesche”. In ultimo, il Pastore della Chiesa di Dio che è in Lamezia, ha voluto lanciare un forte messaggio alla Città: “Lamezia deve riscoprire – a livello pubblico, politico e delle dinamiche sociali –la vicinanza agli ultimi come impegno primario. Se si vuole la crescita dell’intera città, il luogo dai cui partire è obbligatoriamente il bisogno degli ultimi. E tra gli ultimi, ci sono i nostri stessi giovani, primi nei sogni e negli ideali, ma spesso ultimi nelle possibilità concrete”. E ancora una richiesta a San Francesco affinché “possano sorgere uomini e donne che si mettano a servizio del bene comune, del bene della città. La grande lezione che San Francesco dà a tutti è quella di impegnarsi per un protagonismo che impegna l’uomo a rispondere ai problemi, sempre e dovunque, per quello che può, senza aspettare i grandi consensi; senza aspettarsi plausi ed onorificenze. Anche per questo è maestro di carità benigna e silenziosa”. Da qui un impegno per tutti “nella ricerca del bene comune, abbandonando divisioni e interessi particolari, per far trionfare la carità sul bisogno, per vincere la violenza con la pace, per creare così una città a misura d’uomo”. Il vescovo ha voluto ringraziare il Signore anche per la presenza dei frati minimi qui a Sambiase, per la loro fedeltà al carisma e per il dono che offrono alla nostra chiesa diocesana”, chiedendo di sostenerli “con la nostra preghiera e con gratitudine perché possano continuare a servire il Signore nella nostra chiesa”. E a nome dei padri Minimi, il Correttore della locale comunità religiosa ha porto all’inizio della Messa il suo saluto e prima della benedizione i ringraziamenti a quanti hanno contribuito, a vario modo, allo svolgimento della festa. Dopo la Messa tutte le autorità presenti e i cittadini, per la coincidenza dei festeggiamenti di San Francesco con la Festa della Repubblica (2 giugno), hanno raggiunto piazza 5 Dicembre per la deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti. Alle 18, dalla chiesa di San Francesco l’uscita della statua e della Reliquia per l’inizio della processione, conclusa poi in piazza 5 Dicembre dalla riflessione tenuta da padre Ernesto della Corte (che è stato anche il predicatore del triduo), dell’Arcidiocesi di Salerno – Campagna – Acerno e dalla benedizione impartita dal vescovo Luigi Cantafora. A seguire, i fuochi pirotecnici e uno spettacolo musicale. Antonio Cataudo