Anche un piccolo gesto può cambiare il mondo, illuminando la giornata di qualcuno che non se lo aspetta. Fatelo anche voi, un gesto piccolo ma significativo, verso qualcuno, verso voi stessi!

Partendo da questo invito rivolto dai Frati Minimi, nostri Parroci, durante il periodo del santo Natale e del nuovo anno, come gruppo giovani della Parrocchia San Francesco di Paola ci siamo cimentati, con impegno ed entusiasmo, nella consegna della “Luce della Pace di Betlemme” nelle case di molti anziani e anziane che vivono nel territorio sambiasino sin dalla loro infanzia.

La Luce di Betlemme è una fiamma accesa alla lampada alimentata da olio donato, a turno, da tutte le Nazioni cristiane della Terra. Il fatto che venga accesa e divulgata in varie nazioni, è simbolo di pace, di fratellanza e di amore e, a noi giovani, ha dato la possibilità di offrirci al prossimo e lasciargli, di conseguenza, un bel ricordo.

Le visite alle case degli anziani di Sambiase si sono tenute durante le mattine. L’incontro con ciascun anziano è durato almeno trenta minuti, ciò per dare a noi giovani la possibilità di poterne visitare il più possibile in un solo giorno.

Tutti noi abbiamo avuto lo stesso pensiero riguardo al fatto che nonostante le nostre visite durassero poco, gli anziani siano rimasti molto contenti di poter parlare con persone nuove, accoglienti, pronte a donare loro la luce di Gesù…sono persone cui abbiamo dato l’occasione di uscire dalla loro quotidianità nella quale, a malincuore, sono costretti ad affrontare e a convivere con le loro difficoltà. Vedere il sorriso sui loro volti è stata una bella sensazione, è vero che la felicità degli altri è anche la propria e che ci si sente bene quando si è portatori di essa.

“Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6, 21).

La vera ricchezza non deriva dalla grande quantità di denaro che possiamo racimolare o dalla fama, dalla popolarità. Gesù ci insegna che per avere il cuore pieno di gioia bastano gesti semplici, umili, ma carichi di amore. Questo è proprio ciò che abbiamo fatto noi ragazzi del gruppo giovanile assieme ai ministri straordinari dell’Eucarestia della nostra parrocchia. Siamo tutti consapevoli di non aver compiuto un qualcosa di rivoluzionario, stratosferico o appariscente, abbiamo semplicemente dedicato una piccolissima parte del nostro tempo per portare agli anziani della nostra comunità la nostra luce, la nostra gioia, la nostra speranza! Vedere quei volti rallegrarsi per la nostra presenza, quegli occhi brillare come la fiamma proveniente da Betlemme, vedere quelle mani stringersi alle nostre in segno di ringraziamento, è stato per noi il più grande tesoro che il Signore potesse donarci. Questo è ciò che Giuseppe ha apprezzato dell’esperienza vissuta.

Maria Carmela ha pure riflettuto sul fatto che portare la luce di Betlemme agli anziani sia stato un gesto semplice ma, allo stesso tempo, ricco di calore e significato. Lei, insieme a molti altri giovani, si è sentita illuminata dai sorrisi degli anziani e dalla loro gratitudine ma si è anche sentita speciale nell’aver avuto l’occasione di poter donare un po’ di luce alle vite degli altri.

Alessia ricorda che l’unica paura che avevamo era che la fiamma si spegnesse e che dovessimo tornare in parrocchia per poter riaccenderla con una candela (ovviamente è successo ma di certo non ci siamo arresi e abbiamo continuato le nostre visite con entusiasmo e gioia). Le sue parti preferite dell’esperienza sono state la preghiera e il dialogo con l’anziano/a che, con gioia, ci raccontava alcuni avvenimenti della propria vita. Un gesto che l’ha colpita molto è stato quello dell’ultima signora anziana che è andata a trovare; la signora non aveva la forza di parlare, non sentiva facilmente, non stava in piedi e non ha capito subito che cosa dei perfetti sconosciuti stessero facendo nella propria casa, ma, quando stavamo andando via, ci ha mandato dei baci con la mano. Alessia spiega che ciò può sembrare un gesto abbastanza banale, ma per lei non è stato così, l’ha emozionata molto. In fondo questi anziani hanno solo bisogno di compagnia e come già detto, anche solo per trenta minuti, uscire dalla loro routine quotidiana che va avanti da tempo.

Anche Pia ha riflettuto molto sul gesto compiuto, che, secondo lei, ha spinto gli anziani ad aprire il loro cuore a noi giovani e che li ha spinti a sorridere anche con gli occhi. La luce portata l’ha aiutata a capire che è bello mettersi a disposizione degli altri e principalmente a disposizione di coloro che sono costretti a convivere con delle difficoltà. E, inoltre, tutto ciò è stata una vera e propria esperienza di vita, una delle tante che ancora ci attendono nel nostro futuro.

Questa esperienza per Antonio, veterano di mille esperienze, è sempre bellissima da fare soprattutto nel periodo di Natale, perché si capisce appieno che ci sono molto anziani che sono soli oppure i loro cari li considerano solo durante le feste. Ad Antonio questa esperienza ha toccato molto perché , soprattutto nelle persone anziane ed ammalate, si può vedere qualcosa, si può vedere Cristo che in qualche modo fa loro compagnia. Gli ha fatto rallegrare il cuore vedere che gli anziani ci cercavano e ci volevano bene e ci invitavano a passarli a trovare per un caffé, per una chiacchierata, per una parlata…in sostanza per farli sentire in compagnia e mai soli.

Per Graziella portare la Luce di Betlemme agli ammalati è stata un’esperienza che certamente ha avuto un impatto profondo, sia a livello emotivo che spirituale. La Luce di Betlemme rappresenta un messaggio di pace, di vicinanza e di conforto, e portarla a chi sta soffrendo può aver evocato un profondo senso di compassione. Nel vedere la reazione degli anziani ammalati, ha sentito un forte senso di gratitudine, riconoscendo l’importanza di portare speranza in un contesto così difficile.

È bello per gli anziani, secondo Sara, sapere che la comunità parrocchiale si adoperi per l’organizzazione di queste attività che sarebbe bello svolgere più volte alla settimana, tutti i mesi dell’anno e non soltanto durante il periodo natalizio. Ma, ancora più bello, è sapere che l’attività non resta solo una proposta detta a voce, ma diventa concreta e viene condivisa. Sembra che noi giovani siamo gli ultimi a poter provare interesse per queste proposte, ma non perché non ci interessi. In realtà, a volte pensiamo di non essere in grado di poter svolgere l’attività al meglio, di poter mandare tutto a rotoli, di non far comprendere il vero senso dell’attività, di non avere l’approccio giusto, di essere timidi, di aver paura di non saper che dire o cosa fare con persone più grandi di noi.

Una cosa è certa, se ci venisse posta la domanda “rifareste l’attività?”, noi tutti risponderemmo “si, ovviamente”.

A volte, per stringere legami e fare del bene, occorrono una candela, una piccola fiamma e dei cuori pronti ad accogliere l’amore infinito di Cristo!

Maria Flora Calabretta