“Una firma che fa bene anche al nostro territorio”
“Chiese di indiscusso valore storico artistico, anche non parrocchiali, si sono salvate e continuano ad essere testimoni di un sapere locale ed espressione della devozione delle passate generazioni proprio grazie ai fondi dell’8Xmille”.
L’architetto Grazia Pascuzzi, tecnico collaboratore della Diocesi, progettista e direttore dei lavori in diversi cantieri, non ha dubbi circa l’importanza dell’8xmille per la Chiesa Cattolica.
Professionista apprezzata nel suo settore e da anni al servizio della Diocesi di Lamezia Terme dove è componente dell’Ufficio per i beni culturali e l’edilizia di culto, Pascuzzi, come sottolinea lei stessa, ha potuto constatare “la mole di interventi realizzati con il contributo dell’8xmille nella nostra Diocesi. Specialmente in questi ultimi anni, durante i quali la possibilità di richiedere i fondi si è ampliata alle chiese con più di venti anni ma non ancora vincolate dalla Soprintendenza, dando la possibilità a edifici oramai datati di essere risanati, adeguati ed efficientati con importantissimi benefici per le parrocchie interessate”.
Quali sono stati, ad esempio, gli interventi messi in atto per il restauro della chiesa dell’Addolorata e di San Michele Arcangelo a Feroleto Antico?
“Il fine dell’intervento è stato quello di salvaguardare la struttura da un inesorabile e rapido deterioramento e disfacimento dei caratteri architettonici ed artistici nel suo complesso, arginando un imminente ed irreparabile degrado che minaccia l’integrità dell’edificio. Tra le criticità individuate, l’esposizione ad un alto grado di umidità e ad infiltrazioni di acqua, in un contesto di poca aerazione, con il rischio di compromettere in maniera irreversibile l’edificio di culto. Da qui le soluzioni messe in atto, nel rispetto della storia e delle esigenze della comunità parrocchiale, apportando quegli interventi strutturali necessari per garantire una migliore vivibilità della chiesa, una maggiore funzionalità e per poter svolgere al meglio la funzione di centro della comunità e di uno dei siti più significativi del patrimonio storico-culturale del comune di Feroleto Antico. Tra i punti caratterizzanti l’intervento: l’impermeabilizzazione del canalone del piazzare per evitare l’infiltrazione nell’edificio e limitare l’umidità di risalita; la sostituzione delle tegole di copertura con coppi e canali in laterizio per realizzare una camera di ventilazione; il rifacimento dell’intonaco esterno con un intonaco a base di calce che, funzionando come un disinfettante naturale, grazie alla sua capacità di assorbire l’acqua superficiale dalle pareti, eviterà la prolificazione di spore, batteri e muffe; la sostituzione delle finestre in ferro con finestre in legno/alluminio con apertura a vasistas nella parte superiore; la posa in opera di nuove soglie in graniglia di marmo con idonea pendenza”.
In quanto consiste, generalmente, il contributo della Cei per questo tipo di interventi?
“Si tratta, appunto, di un contributo che, però, è sostanziale. La Cei, infatti, interviene con il 70% dell’importo del progetto e questo ha reso possibile il recupero di edifici storici specialmente in quelle realtà, come, ad esempio, i piccoli paesi spesso in spopolamento, dove reperire l’intera somma per la comunità sarebbe stato impossibile”.
Saveria Maria Gigliotti
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