“L’Eucarestia è il memoriale dell’amore di Dio ed è il ricordo nostalgico del nostro futuro che sarà in Dio e sarà un mistero di comunione che dobbiamo impegnarci a vivere con la forza della parola e del pane di vita giorno per giorno”. Con queste parole il Vescovo, monsignor Serafino Parisi, ha concluso ieri sera in Cattedrale l’omelia della Santa Messa celebrata per la solennità del Corpus Domini, durante la quale è stato dato il mandato ai nuovi ministri straordinari dell’Eucarestia.
“Noi credenti – ha affermato il Vescovo – con la forza dell’Eucarestia costruiamo storia rinnovata perchè andiamo dentro il mondo per dire che noi siamo portatori di questo pane che sazia, di questo vino che disseta la sete profonda della nostra umanità e tra poco lo diremo nelle nostre strade portando l’Ostia consacrata e dicendo a tutti che guardando a Gesù Eucarestia – cioè comprendendo che dentro quel mistero dell’Eucarestia c’è una vita donata – anche noi possiamo dare la nostra vita per il bene nostro e per il bene dell’altro. Noi credenti con l’Eucarestia non facciamo un semplice richiamo al passato. Per noi cristiani cattolici dentro la celebrazione dell’Eucarestia, quando la parola di Dio viene proclamata si trova nel momento stesso in cui Dio l’ha pronunciata per la prima volta. L’Eucarestia è la vita in diretta di Dio con la comunità dei credenti: noi non stiamo facendo il ricordo del passato, ma il nostro ricordo è un coinvolgimento dentro la stessa eternità di Dio. Ecco perché per noi l’Eucarestia è un frammento del mistero di Dio che scende dentro la nostra vita ed è una parte del tempo eterno di Dio che viviamo dentro la storia di ogni giorno. Noi qui, adesso, stiamo facendo esperienza dell’eternità di Dio. Questa è l’Eucarestia ed è il memoriale. Sì, la cosa realmente accade, presenzialmente accade”.
“Come la parola viene pronunciata per la prima volta – ha aggiunto monsignor Parisi – , così le parole della consacrazione Eucaristica, che fanno di un po’ di farina impastata con acqua il corpo di Cristo e di un po’ di vino che ne fanno il sangue del Signore, accadono qui perché è oggi che Gesù si sta consegnando, ancora una volta, alla nostra esistenza. E qui noi abbiamo la possibilità di ricercare dentro questo mistero. Perché che cosa è il mistero di Dio? Noi spesso ce la caviamo dicendo che il mistero è un po’ tutto ciò che è incomprensibile del Signore per noi e quindi è come se restassimo alla soglia del mistero. Invece, quando il Mistero viene comunicato a noi e noi entriamo dentro il mistero, quel mistero ci dice che la bellezza di Dio, che non puoi esaurirla dentro un unico abbraccio ma sei invitato, appunto perché mistero, a scoprirlo giorno per giorno, è davvero la grande sfida alla ragione per dire alla ragione: non fermarti, vai oltre, cerca di entrare dentro questo mistero per capirne la bellezza e la forza che riesce a dare alla vita”.
“Il mistero – ha proseguito il Vescovo – spinge, allora, ognuno di noi ad entrare sempre di più dentro questo circuito, dentro questo dinamismo dell’amore di Dio che ci coinvolge dentro il mistero della sua eternità e la sua eternità è il presente, l’eterno presente di Dio all’interno del quale ci siamo noi come ci sono stati i nostri fratelli cinquecento, mille, duemila anni fa e come si saranno quelli di duemila, tremila, quattromila anni da noi a venire. Questo è il mistero”. Ma, “che cosa fa cambiare la sostanza a quell’ostia consacrata ed a quel vino consacrato – ha chiesto monsignor Parisi – ? Qual è l’associazione che rende quel pane e quel vino forza della nostra esistenza? Lo abbiamo sentito all’interno della prima lettura di oggi: tutto ciò che le opere di Dio hanno fatto fino al punto più alto. Ciò che cambia la sostanza è che un uomo, figlio di Dio, Gesù Cristo e Signore, ha dato la sua vita per me. E lì, allora, dentro quell’ostia c’è il sacrificio, il dono della vita del Figlio. Allora, se il cambiamento della sostanza non lo comprendo, però posso comprendere bene il sacrificio della Croce, il dono della vita del Figlio come testimonianza dell’amore del Padre perché ognuno di noi potesse vivere in forza di un innocente che muore. Questo è ciò che cambia la sostanza ed ecco perché mi piace dire con il Vangelo di Giovanni ‘chi mangia di questo pane, chi beve di questo sangue, parteciperà della stessa vita di Dio perché ‘come io – dice Gesù – sono nel Padre ed il Padre è in me’, così tutti quanti siamo dentro lo stesso mistero del Padre. E Paolo che ha teorizzato tutto questo lo ha detto nella seconda lettura di questa sera tratta dalla prima lettera ai Corinzi: se questo pane che noi mangiamo è il corpo di Cristo, se il vino che noi beviamo è il sangue di Cristo, allora, pur essendo molti, noi siamo – perché il corpo è uno – un corpo solo. Questo è il grande miracolo perché questo pane è la celebrazione della comunione di Dio con noi ed anche l’impegno della comunione che noi abbiamo l’uno verso l’altro. Ed è anche la celebrazione del memoriale perché questa comunione tra di noi è molto difficile da realizzare, ma riusciamo a viverla se ci poniamo direttamente dentro la stessa struttura di Dio che è un mistero di comunione e di amore. Ed allora, noi siamo lì a costruire storia rinnovata”.
Dopo la Santa Messa si è svolta la processione diocesana del Corpus Domini che si è conclusa nel Santuario di Sant’Antonio dove in questi giorni si sta svolgendo la tredicina di preparazione alla festa del Santo di Padova.
Saveria Maria Gigliotti