Nel pomeriggio di lunedì 5 giugno, nell’Auditorium Diocesano “Famiglia di Nazareth in Rizziconi la prosecuzione del 3° Congresso Eucaristico Diocesano con la seconda relazione tenuta in presenza da S.E. Rev.ma Mons. Serafino Parisi, Vescovo di Lamezia Terme dal titolo “Voi stessi date loro da mangiare”.

Dopo la preghiera iniziale il Vescovo Mons. Francesco Milito ha introdotto i lavori invitando a tener presente che la vita ordinaria del cristiano è una vita trinitaria perché assistiti e diretti dalla SS. Trinità che tutto ispira e regola e riaffermando che il Sinodo diocesano sarà realizzato solo se l’Eucaristia sarà vissuta in pienezza.

Subito dopo don Elvio Nocera, moderatore del Congresso, ha richiamato qualche cenno biografico del relatore.

Particolarmente approfondita e seguita con grande attenzione da tutti i presenti la relazione e non poteva non essere così per un profondo conoscitore e studioso delle Sacre Scritture e del mondo ebraico.

Mons. Parisi, nel presentare il brano oggetto della relazione, Mc 6,30-44, e il titolo proprio “Voi stessi date loro da mangiare”, ha subito sottolineato come sia importante trasformare una frase fatta in ciò che il cristiano è chiamato a portare nel mondo, rilevando come il testo in esame sia un’occasione per riprendere alcuni grandi testi, temi e immagini del Vecchio Testamento e per presentare Gesù la cui prima grande preoccupazione è descritta da Mc 3,13.14 “…chiamò a se quelli che egli volle…Ne costituì dodici che stessero con lui e li mandò a predicare…” da dove risalta che l’idea della chiamata è collegata con l’idea della missione: la chiamata di Gesù è sempre per la missione. Puntuale il riferimento ai testi della chiamata di Geremia e di Isaia in cui la vocazione e la missione sono collegate. Da qui la prima conclusione del relatore: Gesù fonda i dodici con questa grande volontà: 1) che stessero con lui, in un legame di profonda familiarità, vicinanza e intimità, 2) per mandarli a predicare. E specificamente ha richiamato il v. 6,30 in cui quando gli apostoli ritornano diremmo con un report delle loro attività, Gesù si preoccupa di riunirli intorno a lui e di condurli in un posto in disparte perché si riposino. Per comprendere il senso del riposo Mons. Parisi ha richiamato lo spirito del riposo sabbatico, lo shabbat ebraico, spiegandone la logica che era quella di assicurare il riposo all’unica categoria che non aveva diritto al riposo, gli schiavi, con il riposo che diventa quindi espressione della condizione di libertà recuperata, che si realizza con manifestazioni culturali e cultuali, in definitiva con una riconciliazione con te stesso,  con la cura degli affetti e per ristabilire le proprie relazioni con il Signore, aspetti recepiti poi dalla tradizione cristiana. Il relatore ha evidenziato come questo costituisca il centro del nostro andare e celebrare l’Eucaristia domenicale, per ricevere il conforto dell’incontro diretto con il Signore, per riposarci andando incontro a Gesù, intorno a lui, e questo luogo è il deserto, nell’immaginario collettivo luogo della solitudine, dove pensi all’essenzialità, ma anche il luogo del recupero di se stessi, della rivisitazione delle storie passate. Molto forte e diretto è stato il collegamento con il profeta Osea, profeta dell’amore, del rapporto tra Dio e la creatura in termini di amore umano, con l’evangelista Marco che ha presente questo richiamo biblico che ci riporta alla dimensione eucaristica della vita, vale a dire all’incontro diretto con il Signore che ama e continua ad amare sempre, anche colui che tradisce, facendoci riacquistare la libertà e la gestione del tempo e della vita, facendoci recuperare la dimensione di figli.

Il relatore ha poi spiegato il v. 34 del brano, importantissimo perché ci presenta una massa di gente, un’accozzaglia di persone che il Signore trasforma in un popolo, con il riferimento al salmo 23, il Signore é il mio pastore e al testo dell’Esodo dell’uscita dell’Egitto, a partire dal quale Israele si riconosce come popolo, e qui nel Vangelo di Marco con Gesù pastore e che, in quanto pastore, organizza questo popolo, avendo compassione per loro, non pietismo o carità pelosa, ma con il verbo greco che richiama le viscere della madre, il seno materno, all’interno del quale viene accolta una vita, con un amore viscerale, materno, che ti tocca dentro. Per questo un altro riferimento al testo di Osea che presenta l’intimo del Signore che freme di compassione per il suo popolo, con il moto di Dio che si apre per recuperare l’altro, fondamento questo della misericordia e del suo dinamismo. Mons. Parisi ha evidenziato che questa è la struttura dell’Eucaristia, luogo dove si sperimenta l’amore e la misericordia di Dio, circuito di grazia che ci mette in relazione con questa viscerale passione di Dio.

Nella prosecuzione dell’esame del brano si è poi soffermato sul v. 6,35 con gli apostoli che, per l’ora ormai tarda, chiedono a Gesù di congedare la folla ma con Gesù che risponde, v. 37: “Voi stessi date loro da mangiare”. Agli apostoli che ragionano in termini di mercato, Gesù risponde con un verbo all’imperativo: “Date” per far comprendere agli apostoli e a noi che il cristiano non può ragionare con la logica del mondo ma con la logica del dono ed è a partire da questo che lì accade il fatto eccezionale del miracolo con Gesù che ci fa ancora comprendere che bisogna partire da quello che abbiamo, dal valorizzare quello che uno ha, anche se poca cosa, perché se si è capaci di metterlo a disposizione dell’altro, si realizza il criterio della matematica divina che ci dice che tutto ciò che si divide si moltiplica, come nella descrizione della prima comunità cristiana di Atti 2.

La conseguenza di questo farsi dono è descritta nel v. 39 con l’invito di Gesù a sedersi sull’erba verde, con la trasformazione del deserto in giardino, che rievoca il passo di Isaia della strada nel deserto, preludio dell’era messianica realizzata da Gesù. A questo punto il bellissimo collegamento tra la benedizione dei cinque pani e dei pesci e le parole dell’istituzione dell’Eucaristia, banchetto messianico che muove al legame tra i presenti, all’amicizia e alla comunione. Il banchetto eucaristico, che prende corpo in questo miracolo, rivela il volto eucaristico della missione che si realizza quando l’incontro con Gesù ci permette di fare esperienza di condivisione, nella gioia che siamo chiamati ad annunciare a un mondo angosciato, che ha bisogno di incontrare persone con la gioia del Signore e per questo l’ultimo riferimento significativamente al cap. 8 di Neemia con Esdra che nel giorno della nascita del giudaismo, mentre legge e spiega la legge, invita tutti alla gioia, a non fare lutto e a non piangere, perché “la gioia del Signore è la vostra forza”. Questa gioia contagiosa ha augurato alla fine Mons. Parisi a tutti i presenti.

Don Elvio nell’invitare a intervenire con domande da fare al relatore, lo ha ringraziato per gli approfonditi spunti che riprendono i temi fondamentali del nostro Sinodo, alla cui base c’è la conversione personale e comunitaria e per questo ha chiesto di chiedere al Signore la prima conversione indispensabile per la nostra Chiesa, quella di essere costituiti da massa informe a popolo ed essere uomini della gioia a partire da quello che si ha, anche se è poco, perché se si pone nelle mani di Dio diventa grande: questa conversione, perché la nostra missione sia autentica o lo sarà, stando con Gesù, lui che è Maestro e Pastore.

Dopo le domande e le risposte approfondite del relatore, il nostro Vescovo nella conclusione ha fatto un collegamento tra il brano di Marco e il brano dei discepoli di Emmaus di Luca che nella differenza logica che li caratterizza ci fa comprendere che nell’Eucaristia, senza l’incontro con Gesù risorto, non c’è vita cristiana né missione e questo deve aiutarci a non mangiare invano il Corpo del Signore.

Nella preghiera finale si è chiesto al Signore di dare alla nostra Diocesi la grazia di rinnovarsi per svolgere la missione nella fedeltà a lui e al mondo, con la richiesta della benedizione a Maria perché tutte le parrocchie del mondo siano sorgenti di comunione e di speranza.

 

Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi Oppido Palmi

 

Il link dell’intervista a monsignor Parisi