Un forte monito ad essere testimoni della gioia della Resurrezione e a guardare al modello delle prime comunità cristiane, a quelle “case piccole ma piene” che “venivano messe a disposizione di coloro che si convertivano alla fede nel Signore Gesù, nel segno della comunione e della condivisione”. Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi, che ha presieduto la celebrazione eucaristica nel Santuario San Giovanni Paolo II guidato dal rettore don Antonio Fiozzo, in località Cardolo, nella seconda domenica di Pasqua, festa della Divina Misericordia.
Soffermandosi sulla descrizione delle prime comunità cristiane negli Atti degli Apostoli, il vescovo di Lamezia ha sottolineato come “la Chiesa sia nata così, in una dimensione familiare, quotidiana, con queste case che venivano messe a disposizione per accogliere i credenti che non avevano altri luoghi d’incontro. Qui si ascoltava la fede annunciata dagli Apostoli, si spezzava il pane, si mettevano in comunione i beni. La comunione e la condivisione come espressione di quell’unanimità per cui i credenti erano tutti “un cuor solo e un’anima sola”. Questo è il frutto della Pasqua, questo è ciò che noi credenti siamo chiamati a testimoniare agli altri. A testimoniarlo con la parola e con la vita. Ogni qualvolta nella celebrazione eucaristica viene proclamata la Parola del Signore, non è il ricordo di fatti passati, ma l’attualizzazione nel presente, nell’oggi della storia, del progetto di salvezza e di misericordia del Padre che si concretizza per noi, giorno per giorno”.
“Nella Resurrezione di Cristo, siamo rigenerati a vita nuova nella speranza – ha proseguito ancora il presule – Noi cristiani siamo chiamati a gioire perché conosciamo la motivazione vera della nostra gioia: la certezza che il Signore ci vuole bene, ci ama, è misericordioso e tenero nei nostri confronti. Noi gioiamo perché sappiamo che il Signore è dalla nostra parte”. Da qui l’invito a “smetterla di angosciarci e piangerci addosso” e a vivere “l’incontro con il Signore Risorto, nella gioia della Pasqua. Come Tommaso, siamo chiamati a fare l’esperienza dell’incontro con il Signore. Come abbiamo letto nel brano del Vangelo, Tommaso prima voleva restare distante dall’incontro con il Signore. Poi, però, è lo stesso Tommaso che proclama: “mio Signore e mio Dio”. Ho trovato la motivazione profonda del suo vivere. La trovo in Te che, con me, hai voluto stabilire una relazione per sempre, una relazione che supera il tempo, supera la morte e ci introduce nella vita che non ha fine. Se il Signore è la motivazione della nostra esistenza, allora incontrarlo per noi è motivo di realizzazione piena e così saremo capaci di gioire e di contagiare gli altri con la parola profetica della Resurrezione”.
“Auguro a me e a ciascuno di voi – ha concluso il vescovo Parisi – in questa festa della Divina Misericordia, di fare l’esperienza di una gioia vera, autentica, profonda, che non viene dall’esterno, dalle illusioni che il mondo ci vende con grande propaganda, ma dall’incontro con il Signore Risorto e di portare anche gli altri nella comunione di questa stessa gioia”.