“Maschio e femmina li creò. Antropologia e questione gender”. Questo il titolo del saggio (Marcianum Press, editore) da oggi in libreria scritto da don Emanuele Gigliotti, presbitero della Diocesi di Lamezia Terme, attualmente parroco in Amato e Direttore amministrativo della Casa di spiritualità diocesana Betel Tabor. Don Emanuele, ha intrapreso gli studi di teologia dopo essersi laureato in Economia delle pubbliche amministrazioni e istituzioni internazionali all’Università degli Studi di Siena nel 2003. Recentemente ha conseguito la Licenza in Teologia Morale Sociale con indirizzo bioetico presso l’Istituto Teologico Calabro, aggregato alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale.
Nella presentazione al documento della Pontificia Commissione Biblica, “Che cosa è l’uomo” (Sal 8,5). Un itinerario di antropologia biblica, il cardinale Luis Ladaria, richiamando i profondi mutamenti scientifici, tecnologici e relazionali che portano a una vera trasformazione sociale e culturale, segnalava il delinearsi nel mondo di oggi di un «diverso rapporto tra uomo e donna, con una visione della sessualità contrastante con tradizioni ritenute doverose e consolidate», e l’emergere di «interrogativi e comportamenti di natura antropologica che esigono di essere sottoposti a un serio discernimento». Al centro di tale contesto si trova la questione della identità sessuale o di genere, non di rado affrontata senza tener conto dei principi e dei valori fondamentali della rivelazione ebraico-cristiana.
Il saggio di don Emanuele, da oggi vuole offrire delle chiavi di lettura per operare un “discernimento” al riguardo. Nelle prime pagine vengono presentate le linee essenziali della prospettiva gender, esemplificate soprattutto da Judith Butler nell’opera Gender Trouble. Feminism and the Subversion of Identity. Per la studiosa, icona del movimento estremo, la differenza binaria dei sessi è solo un prodotto culturale e sociale operato da un discorso filosofico (metafisico) e politico egemonico (maschilista) che deve essere rimpiazzato da un discorso aperto alla molteplicità dei generi. In senso critico, non si può sorvolare sulle ricadute sociali ed ecclesiali che questa visione radicale comporta, in particolare su matrimonio, generazione, famiglia, paternità, maternità e sulla stessa verità centrale della fede cristiana, l’Incarnazione, ovvero l’assunzione della natura umana del Figlio eterno di Dio nella forma maschile, la quale, nell’indifferenza e molteplicità dei generi proposta, diverrebbe «priva di importanza e ininfluente» (Congregazione per la dottrina della fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella chiesa e nel mondo).
Il punto di partenza della riflessione è costituito dall’analisi di alcuni testi biblici dai quali si ricava la visione dell’uomo secondo il progetto di Dio. Essa è preceduta da una presentazione sintetica dei criteri ermeneutici necessaria prima di affrontare argomenti come questo, ed è seguita da una riflessione sul confronto tra il messaggio biblico e la prospettiva gender.
A conclusione del percorso fatto, al lettore viene proposta una sintesi sistematica dell’antropologia biblica dell’identità sessuale; essa può declinarsi in quattro caratteristiche fondamentali: alterità binaria creata, conoscibile, “sponsale” e protetta. Nel confronto delle due prospettive – prospettiva antropologica biblica e proposta gender – risultano evidenziate le rispettive specificità. Nella comparazione, acquista un peso rilevante il pensiero di Papa Francesco e di Benedetto XVI. La visione antropologica biblica dell’alterità sessuale mostra come l’antropologia del gender, negando la differenza binaria dei sessi, si ponga su un piano differente e contrapposto a quello della rivelazione biblica.
Negare o relativizzare l’alterità binaria dei sessi equivale a negare o alterare la verità e la carità con le quali Dio ha creato e redento l’uomo maschio e femmina.