Superare la logica dell’individualismo per riscoprirsi e “accogliere l’altro come persona”, il compito della scuola oggi, la riflessione su un tempo post-pandemico tra ferite e desiderio di futuro. Questi alcuni dei messaggi che il vescovo monsignor Serafino Parisi ha consegnato questa mattina agli studenti del liceo classico-artistico “Francesco Fiorentino” di Lamezia Terme.
“Qual è la missione della scuola? La scuola serve ad approcciarsi con spirito critico alla realtà e favorire relazioni vere, capaci di costruire futuro – ha detto il pastore della chiesa lametina a docenti e studenti – La grande scommessa della scuola è quella di sviluppare in voi ragazzi quello spirito critico che vi porta non ad assorbire in maniera passiva tutto ciò che vi viene presentato e rappresentato, ma ad accostarvi alla realtà con la vostra intelligenza. É a scuola che si acquisisce lo spirito critico, è nella scuola che si impara a costruire relazioni, a stare insieme all’altro, a valorizzare le diversità, le potenzialità e le ricchezze dell’altro dentro di te. Certo, possono esserci diversità di vedute, ma queste sono una ricchezza se ne facciamo il terreno comune per costruire umanità. Del resto, se pensiamo al periodo della pandemia e alla didattica a distanza, ciò che ci è mancato di più è stato il rapporto umano vero, la relazione con l’altro”.
Sulle fragilità e le sfide del tempo post-pandemico, si è soffermato il presule evidenziando come “questo tempo abbia suscitato in noi un meccanismo di sospetto, per cui l’altro, persino le persone più care, possono essere viste come un pericolo, un veicolo di malattia. Solo uscendo da questa prigione, potremo tornare a vivere e a fare le cose che facevamo prima con una nuova consapevolezza. Stringere una mano, accarezzare, fare compagnia agli altri per non farli sentire soli: tutte queste cose non sono state possibili in questi due anni e la nostra affettività porta con sé una ferita che siamo chiamati a rielaborare”.
Agli studenti, il vescovo di Lamezia indica alcune parole chiave in questo tempo che, lentamente, ci sta portando fuori dalla pandemia: “rimettere al centro ciò che è prioritario ed essenziale, superare la logica dell’individualismo che porta a vedere tutto il mondo che ruota attorno a me e a considerare l’altro nella misura in cui è funzionale a me e ai miei interessi, riconoscersi e riconoscere l’altro come persona, capace di donarsi e di accogliere l’altro. Occorre prendere consapevolezza che la vita da individui è una vita impossibile, si è da soli anche quando si immagina di manovrare la vita degli altri ma alla fine non sono che una sorta di monade, incapace di creare rapporti costruttivi. La persona, invece, è contraddistinta da uno slancio verso l’altro, si dona e accoglie l’altro”.
C’è una scelta netta da compiere, per monsignor Parisi, tra “essere spettatori o comparse ed essere invece attori protagonisti del dramma della vita. Spesso rischiamo anche noi di ingannarci, di sentirci parte in gioco solo perché facciamo la nostra comparsa, abbiamo il nostro momento di visibilità, senza però partecipare veramente alla storia. Noi, invece, siamo chiamati ad essere protagonisti, a costruire il futuro, a smetterla con una certa mentalità segnata dalla deresponsabilizzazione. In particolare in una realtà come quella della Calabria, serve mettersi in rete, occorre che tutti ci mettiamo in gioco insieme come protagonisti”. E, infine, un augurio agli studenti: “sono convinto che voi sarete, per la nostra storia e per il nostro territorio, architetti di una storia pacificata e di un territorio che possa vivere nella giustizia, nella pace e nell’amore”.
La mattinata, coordinata dal docente don Giuseppe D’Apa, si è aperta con il saluto del dirigente Nicolantonio Cutuli che ha ringraziato il vescovo per la sua presenza “in un momento che è di grande arricchimento per i nostri ragazzi, chiamati a interrogarsi su questo tempo complesso che l’umanità sta vivendo”. Gli studenti hanno accolto il vescovo con momenti musicali, lettura di poesie e la rappresentazione dal vivo, con il coinvolgimento di studenti e docenti, dell’ “Adorazione dei pastori” del Caravaggio.
Salvatore D’Elia