“Voi laici siete chiamati a pronunciare la parola profetica che il mondo di oggi attende. E la forza attrattiva della profezia è la capacità di costruire relazioni fraterne. Laici credenti che siano davvero figli e fratelli tra di loro e, in Cristo, sappiano provocare gli altri a uno stile di vita capace di costruire storia nuova a partire da rapporti realmente rinnovati dalla forza del Vangelo”. É il monito rivolto dal vescovo di Lamezia Terme monsignor Serafino Parisi in occasione dell’inaugurazione della mostra dedicata alla beata Armida Barelli, cofondatrice dell’Università Cattolica, organizzata dall’Azione Cattolica della diocesi lametina in collaborazione con l’Istituto “Toniolo” e la biblioteca diocesana “Mons. Pietro Bonacci”.
Delineando il ruolo dei laici credenti nella Chiesa e nel mondo, partendo dal magistero dei pontefici e dai documenti del Concilio Vaticano II, il vescovo di Lamezia, parlando a tanti membri delle numerose sezioni dell’Azione Cattolica della diocesi lametina, ha ribadito con forza che “oggi è finalmente il tempo delle scelte per ognuno di noi. Una scelta di fede che sia libera, ragionata, responsabile. Siamo chiamati a vivere il Vangelo nella realtà di oggi, una realtà da leggere, interpretare e servire. Il contesto in cui viviamo non è quello di cinquanta e sessant’anni fa, una realtà sociale fortemente permeata dal pensiero cristiano-cattolico. Il contesto di oggi certamente non ci aiuta, spesso ci guarda con uno sguardo che non è neppure di opposizione ma di indifferenza. Ma siamo sicuri che non sia proprio questo per noi il momento favorevole per compiere scelte di fede, ragionate e libere, per rendere ragione della speranza che è in noi?”.
Il vescovo di Lamezia richiama all’esigenza di un laicato “che non si lasci impressionare da un concetto di laicità che è deformazione di un certo clericalismo che non ha mai fatto storia e mai potrà costruire futuro. I laici sono espressione e componente essenziale di un popolo”. Non un laicato, quindi, “chiuso in gruppo autoreferenziale e autoconsolatorio” ma “un laicato che, come ha fatto Armida Barelli, guardi al costato di Cristo, all’Amore che fa innamorare. Il banco di prova dei laici è contagiare gli altri con quello stesso Amore con cui per primi sono stati contagiati”. L’invito di Monsignor Parisi ad essere “presenti nel mondo non come singoli o come individui, ma come comunità. Un laicato formato, inserito in questo momento storico che richiede professionalità, competenza e coerenza. Tutto è questo è possibile solo richiamando la nostra partecipazione a Cristo, Sacerdote, Re e Profeta”.
A delineare la figura della Barelli, beatificata nel Duomo di Milano lo scorso 30 aprile, Ernesto Preziosi, professore all’Università degli Studi di Urbino e vicepostulatore della causa di beatificazione, che ha parlato della cofondatrice dell’Università Cattolica come “una tra le figure femminili più influenti del novecento, il cui influsso ha determinato un cambiamento sociale e culturale in migliaia di donne. Diversi decenni prima del Concilio Vaticano II, Armida capisce che la sua vocazione è consacrarsi a Dio restando nel mondo. Il suo carisma evangelizzatore e missionario nasce dalla consapevolezza del ruolo dei laici nell’evangelizzazione. Significativo quanto le scrisse in una delle lettere padre Agostino Gemelli, uno degli incontri fondamentali del suo percorso di vita e di santità: il Signore faccia di lei una santa laica come erano le prime vergini martiri cristiane”. Nel tratteggiare i momenti fondamentali del cammino della Beata, Preziosi ha ricordato le sue battaglie per l’emancipazione delle donne e per il voto “un femminismo che non è ideologico, ma ha la sua radice nel Battesimo”. Da Milano, dove su richiesta dell’arcivescovo cardinale Andrea Ferrari fonda la Gioventù Femminile di Azione Cattolica, su richiesta di Papa Benedetto XV poi estenderà l’organizzazione in tutta Italia dando a tante donne, anche al Sud, la spinta per organizzarsi, formarsi e impegnarsi.
Di “una donna che ha percorso il cammino della santità partendo dalle piccole cose della vita di ogni giorno” ha parlato in apertura dell’incontro il presidente dell’Azione Cattolica Diocesana Luca Torcasio mentre il delegato regionale per l’Istituto “Toniolo” Giovanni Lanzillotta ha sottolineato la felice coincidenza tra il centenario della fondazione dell’Università Cattolica e la beatificazione di Armida Barelli “la cui testimonianza sarà conosciuta anche attraverso questa mostra itinerante che qui in Calabria sta attraversando diverse città, come momento di cammino sinodale tra le diocesi”.
Il direttore dell’Area Mab della diocesi Paolo Emanuele ha espresso soddisfazione “per un’iniziativa che trova il suo luogo naturale in una biblioteca, che è per sua definizione una piazza del sapere. Armida Barelli è una donna di grande fede ma una donna di cultura, un’educatrice, che ha operato in un periodo in cui per le donne tutto era in salita. Anche nelle grandi difficoltà, i santi ci danno un esempio di vita”.
Salvatore D’Elia