“Chi è malvagio ha bisogno di una lezione alternativa perché rispondere con la violenza significherebbe diventare come lui. Nell’offerta della mia guancia alla tua ferocia vi è uno stile diverso e la cura che possiamo offrire è quella di dire che c’è un modo diverso di contrastare il malvagio. Oggi, infatti, siamo qui a ricordare Falcone e Borsellino, il loro esempio, non quello del malvagio. Su questo dobbiamo impegnarci come Chiesa lametina sentendoci corresponsabili”. Così il vescovo di Lamezia Terme, monsignor Serafino Parisi, partendo dal brano del Vangelo riguardante il “porgere l’altra guancia” dietro cui vi è un atteggiamento “positivo”, ha concluso la manifestazione che stamani si è svolta nel Palazzo di giustizia in memoria dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino alla presenza, tra gli altri, dei ragazzi che hanno partecipato all’estate della parrocchia di San Giuseppe Artigiano, accompagnati dal parroco, don Fabio Stanizzo, e dal viceparroco, don Francesco Benvenuto.
Nel suo intervento, monsignor Parisi ha sollecitato a “rifertilizzare il territorio come fa il contadino che, dopo aver lavorato la terra, utilizza terra buona che è capace di rendere fertile anche il deserto”. Non meno importante, poi, l’umanizzazione nei gesti che compiamo: “Siamo chiamati – ha aggiunto il Vescovo – a riumanizzare la storia, i rapporti, le relazioni”. Ed in questo contesto la parrocchia può svolgere un ruolo importante facendo comprendere che “c’è una logica che va al di là del profitto” ponendo al centro delle relazioni l’amore. “Al di là della morte che è il punto più alto – ha concluso monsignor Parisi – Falcone e Borsellino hanno messo semplicemente umanità nella loro professione, nella loro azione e la giustizia divina altro non è che la umanizzazione della giustizia”.
Ad apertura dell’incontro, alcuni ragazzi hanno srotolato uno striscione in ricordo dei due magistrati uccisi 30 anni fa dalla mafia e che da oggi, accanto alla rappresentazione della giustizia realizzata qualche anno dall’artista lametino Maurizio Carnevali, accoglierà chi entra nel Palazzo di Giustizia di Lamezia Terme. Una posizione non casuale, quella scelta, come spiegato dal presidente del tribunale, Giovanni Garofalo, “perchè chi entrerà in questo Palazzo sappia che chiunque al suo interno esercita fino alla fine il suo ruolo. Falcone e Borsellino – ha aggiunto – non sono stati gli unici colleghi morti per mano della mafia. Anche il nostro territorio, purtroppo, ha avuto i suoi morti come il giudice Ferlaino, ma anche come l’avvocato Francesco Pagliuso”. Quindi, ha ricordato i morti su lavoro dei quali, spesso, si dimenticano anche i nomi.
Per il procuratore della Repubblica, Salvatore Curcio, “tanti, troppi, sono stati i magistrati assassinati in questi anni. Tra questi il giudice Francesco Ferlaino ed il giudice Antonino Scopelliti” con questo correggendo una “informazione farlocca che qualcuno ha dato durante una manifestazione che si è tenuta qui a Lamezia dicendo che la Calabria non ha avuto magistrati uccisi e facendo passare il messaggio che qui in Calabria c’è una magistratura di secondo ordine. Questo – ha aggiunto – non è vero. I caduti nell’adempimento del proprio dovere non hanno bandiere ed etichette e non possono essere catalogati anche secondo la latitudine geografica”. Per il procuratore, inoltre, “non c’è giustizia senza verità e la verità, quella con la a maiuscola, è una sola. Sono morti per noi, per i giusti e per gli ingiusti, ed anche per i loro carnefici. Bisogna onorarli facendo ogni giorno il nostro dovere”. Quindi, rivolgendosi “ai ragazzi di don Fabio, che ho incontrato qualche giorno fa in oratorio, dico che la vostra presenza numerosa e fragorosa rappresenta la giusta motivazione per tutti noi, qualunque cosa accada”.
Dal canto suo il sindaco, Paolo Mascaro, ha evidenziato che “oggi qui c’è il presente ed il futuro che parte dal ricordo del passato”. Quindi, nel ringraziare don Fabio “per quello che fate come parrocchia con i ragazzi” si è rivolto a questi ultimi dicendo che “in questo Palazzo bisognerebbe entrare il meno possibile. Oggi – ha aggiunto – è giusto ricordare chi ha dato la vita per ideali altissimi sapendo di rischiare la vita”, ma è “altrettanto giusto ricordare anche i due netturbini uccisi che dopo oltre trenta anni chiedono ancora giustizia”.
A portare i saluti dell’ordine degli avvocati, è stata il presidente Dina Marasco, che, nel ricordare quei tragici momenti di trenta anni fa, ha detto che “la mafia è altro da noi. La incontriamo ogni giorno – ha aggiunto – ed è lì che ognuno di noi deve scegliere da che parte stare”. Infine, ha rivolto un pensiero agli avvocati Francesco Pagliuso e Torquato Ciriaco, anch’essi vittime della criminalità.
Presente, tra gli altri, il presidente del Consiglio comunale di Lamezia Terme, Giancarlo Nicotera ed il giudice Alessia Iavazzo.
Saveria Maria Gigliotti